Stufi di tutto

Stufi di tutto

Mi scrive Sofia una mamma di due bambini. “Arriva un momento nella vita di ognuno in
cui ci si sente stanchi. Stanchi di darsi, di combattere, di provare, a volte semplicemente di
procedere. Un momento in cui, feriti, delusi, affaticati, non abbiamo né forza né coraggio
per dare una sterzata alla vita. Affannarsi per trovare l’ennesima soluzione per riemergere
sembra impossibile. Trovare la forza di venirne fuori, anche. E allora sembra illuminante la
risposta che tu ha dato in un tuo blog in cui dici che questi momenti possono essere
semplicemente “assecondati”, vissuti, capiti. Il mondo in cui viviamo è un luogo
estenuante. È usurante, ingrato. È una ricerca senza fine e poco gratificante. Sono stanca,
semplicemente perché ci vivo. Sono stanca di amare troppo, di preoccuparmi troppo,
dando troppo ad un mondo che non dà mai nulla in cambio. Sono stanca di investire in
esiti indefiniti, stanca delle incertezze”.


Le rispondo: “Questa stanchezza, cara Sofia non è caratteriale. Perché probabilmente un
tempo sei statia animati dalle più vive intenzioni, carica di speranze e fiducia nel futuro
Eppure la vita ci ferisce e queste ferite, l’una sull’altra, sanguinano e ci impediscono di
ricominciare il cammino. La verità è che siamo tutti stanchi. Ognuno di noi. Da una certa
età in poi, non siamo altro che un esercito di cuori spezzati e di anime dolenti, alla
disperata ricerca di realizzazione. Vogliamo di più, ma siamo troppo stanchi per chiederlo.
Siamo stufi di dove siamo, ma siamo troppo spaventati per ricominciare. Abbiamo bisogno
di rischiare, ma abbiamo paura che crolli tutto ciò che ci circonda. Dopo tutto, non siamo
sicuri di quante volte saremo in grado di ricominciare da capo.


Ma è proprio in questi momenti che non bisogna mollare, ma neanche pretendere di
ottenere subito dei risultati. Perché questo è il fallimento più grande che ci fa perseverare
in questo senso di cronica stanchezza, cioè l’insoddisfazione per la mancata realizzazione
immediata. Tutti noi ci scoraggiamo. Ma dobbiamo lavorare su questi sentimenti. Solo
perché sei logora e insoddisfatta della vita che stai vivendo non significa che non stai
facendo un cambiamento. Ogni persona ha avuto momenti in cui si è sentita sconfitta nel
perseguimento dei suoi sogni. Ma questo non le ha impedito di raggiungerli. Alcune cose
nella vita accadono in silenzio. Accadono lentamente. Accadono a causa delle piccole
scelte attente che facciamo tutti i giorni, che ci trasformano in versioni migliori di noi stessi.
Dobbiamo lasciarci il tempo che questi cambiamenti accadano. Per evolvere”.


Continuai la riflessione per tutti quelli che accusano la stanchezza del vivere. In qualsiasi
cosa siamo impegnati, dopo un po’ molliamo la presa. Può essere una storia d’amore, un
progetto, un’amicizia, un cambiamento, una nuova esperienza, ma anche piccole
situazioni del quotidiano: appena un discorso si fa un po’ più lungo del previsto, appena
un’attesa si protrae anche di poco, appena una difficoltà ci mette alla prova, qualcosa
subentra a farci desistere. Ci stufiamo facilmente.


Di tempo, tuttavia, ne perdiamo tantissimo, proprio perché questa facilità a stufarsi fa sì
che intraprendiamo tante cose, troppe, nessuna in modo serio. Un contributo
fondamentale al problema, inoltre, è dato dal fenomeno dell’assuefazione. Dopo un po’
che ci troviamo in una situazione o in una relazione che va bene, iniziamo a “non sentirla
più”. Ne percepiamo meno la presenza, il senso, il valore, e non riusciamo più a goderne.

Proviamo meno interesse e, soprattutto, ci emozioniamo meno. Viviamo l’adrenalina
“facile” dell’inizio, ma non riusciamo ad approdare alla capacità di emozionarsi nei
momenti successivi. È inevitabile che ci sentiamo frustrati.
“allenare” il sistema nervoso a emozionarsi per ogni esperienza anche dopo l’inizio. 

Chi si stufa sempre, in realtà riesce raramente a essere davvero felice, perché per lui la
felicità dura poco. Chi ha imparato a vivere di adrenalina facile non riesce a cambiare
perché teme, più o meno inconsciamente, che nell’attesa e nell’impegno a superare la
noia vi sia un vuoto insostenibile, che si vuole ad ogni costo evitare. Spesso è necessario
passare da questo vuoto. Che non è un vuoto privo di senso, bensì un vuoto “di
passaggio” che prelude a un pieno inaspettato, che può fornire adrenalina in qualità e
quantità ben superiore a quella iniziale.


Solo così si può conoscere veramente la realtà e, di conseguenza, fare scelte più adatte
alla propria natura. Non bisogna per forza sempre e soltanto fare, agire. Cerchiamo anche
situazioni (rilassamento, trattamenti corporei, meditazioni, momenti e attività riflessive) che
ci facciano percepire emozioni piacevoli. Bisogna abituare il sistema nervoso a godere non
solo di “ondate di adrenalina”, ma anche di quella parte normale che ci appaga.

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