Social e falsi profili

Social e falsi profili

Negli ultimi anni le relazioni digitali, per via del coronavirus, hanno preso il sopravvento e dal mare di internet è emersa una nuova insidia per il benessere mentale, soprattutto dei più giovani. Si chiama catfishing, pescare in inglese, cioè costruire una falsa identità online per apparire migliori, ottenere vantaggi, sedurre. È un fenomeno molto diffuso che può rivelarsi traumatico per chi ne è vittima e scopre che la persona che stava conoscendo, in realtà, è totalmente diversa da ciò che credeva. Questo mina nel tempo la fiducia in se stessi e negli altri, ma i rischi sono anche per il carnefice che, fingendo di essere chi non è, si allontana inganno dopo inganno dal suo destino. 

Il catfishing (pescdare) è una tecnica manipolatoria che prevede l’uso di immagini e informazioni false, talvolta prese da profili social di altre persone, per creare una nuova e artefatta identità sul web. Chi lo fa mente sapendo di mentire, fingendo di essere qualcosa che non è e illudendo la persona con cui si interfaccia. Tutto ciò con il fine di ricevere la stima dell’altro e iniziare una relazione, che però non andrà mai oltre lo schermo dello smartphone. 

Da dove arriva il termine catfishing? Questa parola è diventata d’uso comune in Italia da un decenni grazie a popolari programmi tv dove emergono relazioni nate principalmente in rete in cui uno dei due partner simula di essere un’altra persona, non mostra mai il suo vero aspetto e in alcuni casi arriva a mentire anche sul sesso. Questi bugiardi seriali, aiutati dalla distanza fisica, riescono gradualmente a conquistare la fiducia dell’altro, creando così un rapporto di dipendenza da cui è difficile scappare. Non solo. I protagonisti sono ragazzi che, chiusi nella loro stanza  possono inventarsi sempre nuove identità per  

Perché il catfishing fa così male? Come tutte le tattiche manipolatorie, anche questa ha degli effetti dolorosi sulla salute mentale e sulla propria sicurezza personale. Chi subisce questo tipo di aggressione, una volta scoperta la truffa, si ritrova a dover fare i conti con se stesso e a chiedersi come abbia fatto a cascare nella rete del bugiardo compulsivo. Quando capisce di essere stato raggirato, la testa va in tilt per la confusione e lo stress che si è generato.  

Ma non è tutto: la sua autostima crolla a picco e la persona manipolata arriva a sentirsi inutile, a essere incapace di intessere relazioni sane o di riconoscere il bene dal male. Riuscire nuovamente a fidarsi degli altri diventa un’impresa, a causa di un blocco emotivo che non consente di vivere la propria vita. Tutto ciò che può rendere felici appare precluso. 

Come si fa a prendere le distanze da questi truffatori? È comprensibilmente difficile prevenire questo tipo di violenze digitali, anche perché complice la lontananza, si fa fatica a percepire le reazioni e le mosse dell’impostore. Però una cosa possiamo farla: imparare ad ascoltare i segnali dell’anima, gli unici che conoscono la via verso casa. A volte sono le piccole cose a cambiare la partita, basta andare dove l’istinto vuole portarci e prestare attenzione a quella voce interna che ci dice che stiamo sbagliando qualcosa.  

Trattandosi di una relazione online non è possibile guardare il partner negli occhi o sentirne l’odore per capire quali emozioni ci suscita, ma talvolta l’indizio è celato proprio nel nostro profondo: sono sensazioni corporee, come un forte dolore alla pancia, la nausea, un mal di testa o nei casi più gravi un attacco di panico che ci sveglia nel cuore della notte o durante il giorno, a metterci in guardia e a suggerirci di considerare ciò che sta accadendo. Avendo in sé questa consapevolezza, sarà più facile individuare ciò che non va bene per noi e se stiamo perseguendo un sentiero che delle rose ha solo le spine. 

Quando ci sforziamo di vivere una vita che non è la nostra, è un attimo perdersi e smarrire il proprio centro, il cuore pulsante che ci regala armonia tanto nel corpo quanto nella mente. Essere chi si è veramente è la condizione base per avere coscienza delle nostre capacità, quelle che ci rendono unici di fronte a tutto l’universo.  

A volte ci obblighiamo a tutti i costi a emulare qualcuno che nell’immagine e nel comportamento è tanto diverso dai noi, e piuttosto che essere così e conquistare l’amore dell’altro, finiamo per “vendere” la nostra anima. Non sappiamo, però, che cercare di risolvere i problemi, ostinarsi per raggiungere la perfezione, è l’anticamera dell’infelicità. Al contrario, esiste qualcosa di così primitivo, antico, puro, come le immagini interiori che possono davvero salvarci. 

Le immagini ci aprono le porte dell’altrove, quel posto lontano dalla mentalità omologata che ingabbia e rende infelici. È raro essere tristi quando la mente fantastica, quando crea scene diverse dal reale. Allora perché, anziché cercare di essere ciò che non si è inventandosi un’identità fittizia, non chiudiamo gli occhi ed entriamo nei territori del sogno, della fiaba, della magia, dove abitano le immagini primordiali. Solo lì le difficoltà svaniscono, innescando le energie che guariscono.  

Lasciandoci alle spalle i pensieri, l’anima torna al suo posto grazie alla forza delle immagini, quelle di una principessa o una strega, un principe o un orco, un agnello o una tigre, che ci trasportano in un mondo nuovo. Qui capiamo che siamo fatti di luce e d’ombra, di bene e male, di pregi e difetti, e possiamo imparare ad accettare ogni sfumatura della nostra personalità e del nostro aspetto, l’unico modo in cui le onde del benessere possono vibrare. 

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