Risveglio della vita

Risveglio della vita

La prudenza è un risveglio della mente, del cuore, dell’anima. San Paolo scrive agli
Efesini: “Svegliati, tu che dormi, risorgi dai morti e Cristo ti illuminerà”, aggiungendo: “Fate
dunque molta attenzione al vostro modo di vivere, comportandovi non da stolti ma da
saggi, facendo buon uso del tempo, perché i giorni sono cattivi. Non siate perciò
sconsiderati, ma sappiate comprendere qual è la volontà del Signore”. La volontà di Dio
ormai si è confusa con la nostra e non c’importa di ascoltare la sua parola, bastano le
nostre chiacchiere. Il rischio concreto è di piegare la volontà di Dio alla nostra, adattandola
alle situazioni che ci troviamo a vivere.


Il libro dell’Imitazione di Cristo ci ammonisce: “Rivolgi i tuoi occhi su te stesso e guardati
bene dal giudicare i fatti altrui; col giudicare gli altri si fa una fatica vana; molto spesso ci si
inganna, facilmente si pecca; invece giudicando e criticando sé stessi si lavora sempre
con gran frutto. Nel nostro giudizio siamo spesso fuorviati dal nostro proprio interesse,
poiché facilmente perdiamo l’imparzialità nel giudicare quando ci fa velo l’amor proprio,
l’egoismo (…). Spesso c’è qualche passione dentro di noi e insieme qualche interesse
fuori di noi, che si uniscono per allettarci, così che cerchiamo solo il nostro vantaggio”.

Tutto ciò richiede attenzione e una grande umiltà, per agire con prudenza, per dire la
verità circa fatti e persone e cose, per impegnarci a fondo e con senso di responsabilità ed
eliminare ogni elemento disordinato che venga ad annebbiare lo sguardo del cuore e della
mente.

San Tommaso d’Aquino dà queste indicazioni: “Né il timore né alcun’altra passione fanno
l’uomo capace di vero spirito di consiglio: quando infatti l’uomo è dominato da qualche
passione, qualsiasi cosa gli pare maggiore o minore di quello che non sia in realtà, come
capita a chi ama: le cose che gli piacciono gli paiono migliori, mentre quelle verso le quali
sente ripugnanza gli riescono più antipatiche. Di qui consegue che per mancanza di
giudizio spassionato, qualsiasi affetto disordinato impedisce alla coscienza di consigliare
sé e gli altri rettamente”.

Tutto questo ci spinge a un costante e coraggioso lavoro di vigilanza e di cura su noi
stessi, un lavoro che non possiamo mai considerare concluso e per il quale non possiamo
contentarci degli strumenti che possediamo. Ripensando alle vergini stolte del Vangelo
che rimasero senza l’olio di scorta, dobbiamo sentirci spronati a combattere in noi e
intorno a noi la superficialità e la leggerezza che non di rado impediscono un vero
progresso nel bene, ricordando che la semplicità della colomba deve stare insieme con la
prudenza del serpente. In altre parole, la prudenza ci suggerisce quel tocco di semplicità
presente nei bambini e quella avvedutezza che si manifesta nella persona matura.

Ma non basta. Serve un costante esercizio interiore di valutazione e di richiesta della
Grazia a Dio. Chiedere aiuto a Dio è riconoscere sia la nostra forza sia la nostra
debolezza. La coscienza della nostra debolezza ci apre a Dio e, sorretti dalla sua grazia, ci
fa veramente saggi, prudenti. Un senso di vuoto interiore domina la nostra cultura:
abbiamo perduto le ragioni di vita e non abbiamo più sogni, consumiamo in fretta emozioni,
cose, piacere. Eppure, in molte persone, questo vuoto esistenziale torna a suscitare un
intenso desiderio di nuova sapienza spirituale che nell’inquietudine del cuore cerca
Dio. È questa la meta che dà un senso alle tappe e al cammino della nostra
vita, altrimenti rischiamo di brancolare nel buio di una realtà incompiuta.

L’uomo, dunque, non si accontenta di un atteggiamento di supina rassegnazione, ma vive
una continua ricerca. E questo lavorio interiore si pone nella prospettiva faticosa e
desiderabile della speranza di dare senso a questo fluire di giorni, d’incontri, di scelte. Di
fronte a tutto ciò, diventa quanto mai necessario uscire da sé e, nella prospettiva di
fede, rincorrere il Cristo che ci cerca e afferra. Sta in questa corsa verso di lui il risveglio
della vita. La sorpresa tuttavia di questa corsa verso il Signore, sta nello scorgere che ci
sta sempre vicino. Sono toccanti le parole di sant’Agostino:


“Mi hai chiamato,
e il tuo grido ha squarciato la mia sordità.
Hai mandato un baleno,
e il tuo splendore
ha dissipato la mia cecità.
Hai effuso il tuo profumo;
l’ho aspirato e ora anelo a te.
Ti ho gustato,
e ora ho fame e sete di te”

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