Per cambiare, basta un po’ di coraggio

Per cambiare, basta un po’ di coraggio

Per cambiare, basta un po’ di coraggio

In un mondo come il nostro, in continuo mutamento, è facile sognare i cambiamenti di lavoro, nel corpo, nella vita sentimentale. C’è chi sogna di cambiare la propria vita da cima a fondo, lasciare tutto, trasferirsi in una città o Paese lontano. Altri vorrebbero cambiare una cosa soltanto (smettere di fumare, mettersi a dieta, separarsi dal coniuge, laurearsi, trovare un nuovo lavoro), eppure non ci riescono. Gli ostacoli non sono insormontabili, ma una specie di inerzia li blocca e li rallenta. Dietro all’apparente “mancanza di volontà” ci sono dei blocchi interiori. Qualcuno teme il fallimento, altri non riescono ad andare oltre le buone intenzioni. Il perfezionista si pone obiettivi irraggiungibili.  Insomma, per riuscire a cambiare, bisogna ingaggiare una lotta.

Mi sono accorto che il problema, quando ho voluto cambiare un’abitudine o uno stile di vita (impegnarmi in un nuovo lavoro, intraprendere una ricerca scientifica, scrivere un nuovo libro, smette di mangiare fuori pasto o di andare a letto dopo la mezzanotte) consisteva nel non perdere di vista l’obbiettivo. Che cosa significasse sul piano pratico l’ho compreso trovandomi spesso tra due spinte opposte: la sollecitazione dell’ambiente in cui vivevo e il bisogno immediato di impegnarmi a fare cose diverse. Entrambe le spinte mi attiravano.

Quando trascorrevo periodi di tran tran o meglio abitudinari credevo di star bene e di essere soddisfatto di uno stile di vita, tutto sommato “impacchettato” tra alcune occupazioni ripetitive, sempre meno impegnative che però mi garantivano un quieto vivere. Interveniva però una specie di tedio interiore che con il passare dei giorni dava origine a sintomi di pesantezza, di non voglia di intraprendere quella specie di canovaccio acquisito, strutturato nella zona profonda del mio essere. Dovevo pensare, progettare momenti diversi della giornata, magari mettere in programma una camminata in montagna, la lettura di un libro che avevo appena letto la recensione, stare per mezz’ora, un’ora in silenzio per capire i miei desideri.

Non mi era facile, in questi tentativi di cambiamento, rapportare i benefici e i costi. Per riuscire dovevo essere pronto a fare un lavoro su me stesso. Cioè valutare la realizzabilità del cambiamento desiderato. Il progetto poteva essere ambizioso, ma non del tutto realizzabile. Inoltre, dovevo sempre tenere presente la realtà, darsi una disciplina. Senza disciplina ogni programma si arena. Disciplina e obiettivi da raggiungere erano necessari per non illudermi e poi deludermi. E’ facile immaginare di aver cambiato qualcosa della propria vita e poi accorgersi che niente, proprio niente è avvenuto. Mi ero solo convinto che staccare dal quotidiano con qualche hobby fosse sofficiente per dare inizio alla mia metamorfosi. Niente affatto, tutto continuava come prima, m’illudevo cambiare.

Sono queste alcune strategie che mi sono servite per uno propormi un vero rinnovamento. Vittorio Alfieri, ad esempio si faceva legare alla sedia da un suo servitore per non cedere alla tentazione di alzarsi mentre studiava e scriveva. Persino Ulisse dovette farsi legare all’albero della sua nave per resistere al canto delle sirene. Riuscire a saper rinunciare a un piacere immediato per ottenere un risultato superiore è frutto di apprendimenti che si acquisiscono giorno dopo giorno, grazie anche alle persone con le quali si vive e all’esercizio meditativo che ci libera dalle abitudini negative e ci presenta un nuovo modo di vivere più sensibile e motivato.

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