Oltre la bellezza esteriore

Oltre la bellezza esteriore

La bellezza esteriore viene ricercata e osannata da tutti, ma è davvero così importante?
Oppure “l’essenziale è invisibile agli occhi” come dice il Piccolo Principe
nell’opera di Antoine de Saint-Exupéry? La bellezza è un concetto antico, discusso e
ritrattato nel corso dei secoli, ma nella società contemporanea ha assunto una particolare
importanza, tanto da essere continuamente promossa, pubblicizzata e osannata. Peccato
però, che si tratti soltanto di bellezza esteriore e pochi nominino mai un’altra forma di
bellezza, quella interiore. La bellezza dell’anima, dell’essere, della persona nella sua
profondità.


Sono molte le persone che s’innamorano della bellezza esteriore di una donna o di un
uomo: le apparenze affascinano. Solo dopo un po’ di tempo (a volte anni!), si scopre che
lo stato interiore del proprio partner cresce, quello esterno diminuisce. L’eccesiva
importanza che riserviamo all’immagine esterna di una persona può offuscare quella
interiore. Nella nostra società materialista le esteriorità spiccano e ne rimaniamo
affascinati, a scapito dei pensieri, sentimenti, motivazioni, ricordi importanti che portiamo
appresso.

È chiaro a tutti ormai che nel secolo che stiamo vivendo (e anche nella seconda metà di
quello precedente) la bellezza esteriore ha assunto un valore altissimo, paradigmatico,
nella nostra società. Ma tutto ciò non ci è stato trasmesso in maniera esplicita, ma
implicitamente, in maniera subdola, attraverso qualsiasi realtà a cui ci si pone davanti. La
pubblicità, la moda, lo sport, il culto dell’immagine caricano di significato la bellezza
esteriore, che sia maschile o femminile, che sia artistica, letteraria, informatica e la
si sottopone a precisi canoni estetici e da essi non può sfuggirvi.

Cosa rappresenta, quindi, il fatto che la bellezza esteriore ha raggiunto un “posto” elevato
nella scala dei valori di questa società? Significa che noi esseri umani nella nostra realtà
lavorativa e quotidiana, siamo costretti a fare i conti con questi pseudo valori, altrimenti vi
è il rischio di essere esclusi, non accettati o sorpassati da chi questi valori di bellezza
esteriore li ha raggiunti. Perché è innegabile che in una società come questa, essere belli
può portare maggiori vantaggi rispetto all’essere intelligenti, umili e profondi. La saggezza
conta poco rispetto a un seno ben fatto, un fondo schiena attraente e gli addominali visibili.

E sono pochi, in questa società, a chiedersi se effettivamente questi valori hanno senso di
esistere e se c’è realmente un canone estetico di bellezza che si può considerare
assoluto. Così assoluto che possa esserci un senso nell’imporlo. Certo, se si vive immersi
nella società odierna, continuamente bombardati da pubblicità e prime pagine di veline o
calciatori in bella mostra, allora è facile credere e convincersi che quella è la “giusta
bellezza” da raggiungere e cercare di identificarsi con essa, per essere al top. E in tutto ciò
la chirurgia estetica ha senso di esistere, così come il make-up, l’abbronzatura artificiale e
filtri di ogni tipo utilizzati sui vari social, per rafforzare il concetto che bellezza deve
corrispondere a perfezione.

Tutti fanno affari convincendoci che possiamo raggiungere il top, per essere come gli altri,
quelli belli e “vincenti”. Si cade così nella trappola/dipendenza del “voler piacere” a tutti i
costi, dove la ricerca dei complimenti e dei like è assidua e si ha l’ossessione per essere –
o quantomeno apparire, belli. Siamo talmente ossessionati da far subentrare la
frustrazione quando il nostro corpo non ci piace o si trasforma negli anni.

A voi sembra razionale tutto ciò? Del resto basta essere “svegli” per capire che tutto
questo luccichio è falso. Basta essere capaci di viaggiare con la mente nel tempo per
mettere in crisi quelle che sono le certezze di questa società in merito ai canoni di bellezza
esteriore e accorgersi di come ogni età storica ha presentato in passato i suoi canoni fisici
di bellezza. Ad esempio, nel medioevo la donna veniva “elogiata” se aveva un corpo esile.
Nel rinascimento i canoni di bellezza richiedevano forme rotondeggianti e fianchi larghi, e
in quella contemporanea si cerca di raggiungere la minima massa grassa, spesso con
spiacevoli effetti collaterali.

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