Le scelte che contano

Le scelte che contano

Un conflitto con il partner, una malattia, nuovo lavoro, una separazione. Di fronte a questi
avvenimenti ci poniamo domande logiche: “Cosa devo fare? Cosa sarebbe più opportuno?
Che cosa accadrà se scelgo questo o quello?”. Ma invece di cercare la soluzione più
adatta a noi, siamo colti dall’ansia di commettere un errore, peggiorando la situazione di
partenza o deludendo le aspettative.


In queste situazioni spesso cerchiamo conforto nelle opinioni di chi abbiamo accanto,
perdendo facilmente il contatto con noi stessi a causa dell’ansia. Si tratta di un errore
duplice: oltre ad aumentare la confusione, corriamo il rischio di usare standard esterni,
basandoci su giudizi e convenzioni che ben difficilmente soddisferanno le nostre esigenze.
Più ci lasciamo guidare dal pensiero comune, più aumenta l’inquietudine. In questi
momenti d’insicurezza è bene attendere, ponderare le difficoltà e raccogliere le nostre
forze interiori per scegliere il meglio.


Consiglia Martin Buber, grande studioso di ebraismo: “Non farti dettare le scelte dal
mondo esterno, è meglio che ti fermi, provi a far silenzio dentro di te e porti lo sguardo sul
mistero che ti abita”. Il che significa, per prima cosa, smettere di giudicarci deboli, insicuri
e pronti a farci guidare dagli altri. Se siamo persone prudenti basterebbe fermarci a
riflettere per trovare dentro di noi le soluzioni per affrontare le difficoltà. Per Buber, se la
nostra mente sarà lasciata libera di agire ci condurrà. Se pertanto ci affidiamo alla nostra
coscienza e prudenza, l’insicurezza scompare.


Impariamo, inoltre, ad avere pazienza. Pensiamo al dilemma che ci assilla, visualizziamolo
come se fosse una grossa pietra che teniamo in mano. Immaginiamo di lasciarla lì dov’è e
iniziamo a camminare passo dopo passo: la nostra attenzione è tutta lì. Proviamo a
camminare, percorrere un sentiero nel bosco, fermiamoci a guardare l’acqua che scorre in
un torrente, dimentichiamo l’ansia. Se poi ci sdraiamo in un prato e fissiamo il cielo e
seguiamo il gioco delle nubi, la nostra mente si placa. Anche se non è ancora pronta
avremo fatto un passo verso la soluzione dei problemi. Spesso ci manca la pazienza di
saper attendere.


Stare soli con la nostra mente è la sola cosa che conta. Osservandola impariamo ad
ascoltarla, ad affidarci al suo fluire naturale, fuori dal tempo, senza interruzione.

Lentamente, sentiamo che stiamo riappacificandoci con essa. L’insicurezza di prima se ne
sta andando, come l’acqua del torrente che scorre. Qualche istante ancora immersi nel
silenzio e poi lasciamo andare le emozioni. La mente si apre lentamente e torna alle
attività più serena.


Solo dopo che l’insicurezza e l’ansia sono andate via la mente può usare i pensieri per
affrontare le difficoltà ed è il momento delle scelte prudenti, consapevoli, pensate. Mi
scrive Lella, una mamma di trentadue anni: “Ogni mattina mi regalo quindici minuti di
tempo per poi iniziare la giornata con nuove energie. Sai cosa faccio? Vado ai giardini
pubblici, cammino tra gli alberi e mi racconto la giornata che sto per iniziare. Dipingo
questo quadro dentro di me con tante immagini. E mi chiedo tanta energia interiore per
vivere. Funziona, le mie giornate non conoscono più incertezza, ma solo momenti di
conflitto da gestire prudentemente.

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