L’arte dell’accogliere

L’arte dell’accogliere

Qualche tempo fa Simona, una mia lettrice, mi ha inviato la traccia di un libro. Quanto ho
letto rispecchia il modo in cui dovremmo rapportarci con gli altri: il partner, gli amici, i
propri colleghi. Il libro in questione è Quell’oscuro intervallo è l’amore di Osho. Ecco
un’affermazione basilare: “Se non hai incontrato l’amore hai mancato il punto”. Il “punto”
consiste nell’arte di vivere e crescere con gli altri. Riporto alcuni principi che Simona mette
in rilievo per rinnovare le nostre relazioni e sperare sempre in una società migliore.


“Rapportarsi con gli altri è una vera e propria sfida. Non possiamo pensare che sia un’arte
che si apprende istantaneamente. S’impara quest’arte vivendo con le persone fin da
piccoli. Un principio fondamentale ci suggerisce di non isolarci, di non chiuderci in noi
stessi. Un secondo principio ci propone di imparare dapprima a star bene con noi stessi.
Un buon percorso di sviluppo personale non può dunque prescindere da una fase, più o
meno prolungata, in cui dovremo investire considerevolmente sulla formazione del nostro
carattere, delle nostre competenze, della nostra autostima. Sappiamo relazionare se
possediamo un’affermata identità da mettere a confronto con gli altri. Non si tratta solo di
stare insieme agli altri, ma di saper rapportarci per pervenire a dinamiche di appartenenza
al gruppo e integrazione, ossia effettuare scambi reciproci di crescita. Noi siamo
individualità e alterità, ossia soprattutto le persone che frequentiamo. Osho propone
quattro principi importanti per costruire l’arte del vivere insieme.


Il primo principio: qui e ora. Il motto è ormai da qualche anno uno dei cavalli di battaglia
degli educatori. Si parla spesso dell’importanza di vivere il momento presente. Essere nel
qui e ora è però un elemento chiave anche per creare relazioni ricche e soddisfacenti.
Osho fa velatamente riferimento alle ferite del passato e alle ansie per il futuro, che
potrebbero rovinare una relazione. Al contrario, questo primo principio ci fa pensare a
quanto distrattamente viviamo le relazioni con gli altri. Forse queste scene ci sono
familiari. Siamo in compagnia di amici e spesso controlliamo il nostro cellulare. Siamo a
cena dai suoceri e continuiamo a controllare le e-mail di lavoro. Siamo a un ritrovo sociale
e invece di approfittarne per ampliare le nostre amicizie e conoscenze, ci rifugiamo nello
smartphone. Il punto è che le relazioni si nutrono della nostra attenzione dell’essere
presenti in quel momento.


Il secondo principio: controllare la rabbia, la gelosia, la possessività. Siamo soliti parlare
senza controllare la rabbia e così otteniamo discorsi di cui poi ci pentiamo. Quante
relazioni sono state rovinate dalla rabbia, dalla gelosia, dalla possessività! Liberarsi da
quelli che Osho definisce dei “veleni” non è semplice. Nessuno di noi è un monaco zen
impassibile: inveiamo, frigniamo, siamo gelosi. Siamo umani. Il punto non è essere perfetti
ogni volta che ci rapportiamo con gli altri. Il punto è prendere consapevolezza di quando
un sano sfogo supera il limite e rischia di rovinare per sempre un rapporto. Sì, questo
significa che a volte dovremo fare un passo indietro, ammettere di aver sbagliato, chiedere
scusa, anche se la responsabilità non è tutta nostra.


Terzo principio: ‘Quando una cosa è negativa tienila per te, quando è positiva condividila’.
Questo suggerimento ci indica una regola d’oro: non criticare, non condannare, non
recriminare. Siamo convinti che dire sempre la nostra, magari in maniera critica, sia un
nostro diritto. Ci raccontiamo la storiella che lo facciamo per aiutare gli altri a
migliorare. Tutte minchiate. Criticare o parlare male degli altri serve solo ad appagare il
nostro ego, a darci una parvenza di superiorità. Ci nascondiamo dietro la correttezza
politica delle critiche costruttive, ma la verità è che ci interessa soltanto far prevalere il

nostro punto di vista. Proviamo invece a metterci nei panni dell’altra persona e chiederci:
perché si sta comportando in questo modo? Quali sono i suoi trascorsi? Quali le sue
ragioni? Che cosa posso fare?
Quarto principio: ‘Sii umile, semplice, modesto’. Non significa certo che dobbiamo
annullare la nostra personalità o diventare degli zerbini nei confronti degli altri. Come ho
scritto nelle mie diverse pubblicazioni, aggressività (palloni gonfiati) e passività (zerbini)
non sono altro che due facce della stessa medaglia. Chi è aggressivo cerca
l’approvazione degli altri attraverso la prevaricazione, chi è passivo ricerca la stessa esatta
cosa, ma lo fa attraverso la sottomissione. Relazioni genuine in amore, in amicizia e
nel lavoro non possono essere fondate sulla ricerca ossessiva dell’approvazione altrui.
Nelle relazioni con gli altri quindi nessun piedestallo ci è permesso.

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