LA PRUDENZA

LA PRUDENZA

Con la sapienza si costruisce la casa e con la prudenza la si rende salda

La prudenza è nominata per prima quando si elencano le virtù cardinali, prima di giustizia, temperanza e fortezza, perché conduce le altre tre virtù al loro compimento.  Per essere giusti, è necessario non essere affrettati, per essere moderati bisogna considerare attentamente cosa sia un eccesso. Per essere forti, coraggiosi, bisogna affrontare le paure e le incertezze, agendo malgrado questi timori ma con saggezza.

Spesso si crede che la persona prudente sia quella che segue i consigli della mamma, del papà, delle autorità: va piano in macchina, metti la maglia di lana, non uscire con quegli amici, risparmia. Tutto questo con la prudenza non c’entra niente! La prudenza è l’arte di saper scegliere quello che vale di più e ci fa raggiungere il bene nostro e degli altri.

Il vocabolario Treccani definisce il termine prudenza, che deriva dal latino prudens-entis, come un atteggiamento cauto ed equilibrato di chi, intuendo la presenza di un pericolo o prevedendo le conseguenze dei suoi atti, si comporta in modo da non correre inutili rischi e da evitare a sé e ad altri qualsiasi possibile danno. Concetto caro anche agli antichi greci, con Aristotele che definì la prudenza la qualità personale di agire in modo retto e decente, e all’umanesimo cristiano, che colloca la prudenza tra le quattro virtù cardinali.

Chi agisce con prudenza analizza la situazione e le azioni da compiere, considerando i rischi e le opportunità e scegliendo le modalità di azione più efficaci, per ridurre al minimo la possibilità di rischi e conseguenze negative per sé e gli altri. Non agisce d’impulso ma piuttosto si trattiene se ha il ragionevole sospetto che le conseguenze possano andare in una direzione non desiderata. Per essere prudenti ci vuole coraggio, perché bisogna fare i conti con le proprie emozioni.

Chi è prudente non azzera qualsiasi probabilità di errore, poiché ovviamente nessuno ha il potere di prevedere ogni singola eventualità, ma riduce comunque la portata delle possibili conseguenze negative, tracciando la strada per risolvere eventuali prevedibili difficoltà. Come? Riflettendo sui comportamenti da adottare.

Esistono eccessi di prudenza in cui sembra più che altro di essere paralizzati dalla paura e dalla preoccupazione e si blocca l’azione sul nascere con un atteggiamento tutt’altro che positivo. Ma qui in effetti sono le emozioni che prendono il sopravvento. Si rischia di analizzare la realtà in modo poco lucido e vedere minacce anche dove non esistono. In questo caso non si tratta di essere prudenti, ma di perdere il controllo e la razionalità fino a trovarsi in una situazione di stallo.

All’estremo opposto dell’eccessiva prudenza troviamo l’impulsività. Anche in questo caso l’analisi della realtà è distorta, in quanto non si considerano i rischi e i possibili effetti negativi. Un conto è essere coraggiosi, un conto è dimenticarsi di valutare in modo lucido le circostanze ed essere sordi a qualsiasi campanello d’allarme. Chi sopravvaluta le proprie capacità e sottovaluta i rischi difficilmente riesce nei propri intenti. Ostacoli ed errori lo fanno sprofondare in uno stato di crisi, proprio perché non li aveva calcolati e quindi non aveva previsto le risorse necessarie a cavarsi d’impiccio.

La vera prudenza sta nel mezzo. Trovare il giusto equilibrio tra emotività e razionalità ci permette di prendere in considerazione dall’inizio i potenziali rischi, concedendoci sempre un certo margine di flessibilità per affrontare gli imprevisti. Dobbiamo quindi  essere consapevoli del fatto che qualche aspetto potrà sempre sfuggire di mano; se accade non facciamoci prendere dal panico, ma affrontiamo gli avvenimenti con saggezza.

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