La paura del futuro…

La paura del futuro…

Scartabellando tra i miei scritti di qualche anno fa, mi trovai fra le mani un mio articolo pubblicato da un quotidiano a tiratura nazionale con il titolo, non farina del mio sacco, ma certamente del capo redazione: La paura, un’ombra presente e futura. L’ho letto e riletto, trovandomi d’accordo con alcune idee di ieri. Così mi sono detto: vale la pena pubblicarle.

La paura sta innescando stati di malessere in diverse persone. Si teme che gli eventi catastrofici del presente del coronavirus riaccadano quanto prima. C’è chi è così appassionato della sfortuna che corre in strada per incontrarla. Vive il presente con apprensione, panico e immagina il futuro catastrofico. La paura del futuro è una delle emozioni più diffuse. Ciò è dovuto a diverse cause: l’educazione apprensiva, l’accumulo di dubbi, la solitudine, la precarietà economica, le notizie catastrofiche di cronaca. Questo mix di cause è deleterio poiché non ci permette di essere un po’ sereni di fronte al proprio futuro. 

Per questo, le scelte future, anche le più banali della vita quotidiana, diventano difficili e a volte impossibili. Di fronte alle scelte che non richiedono eccessiva valutazione, abbondano i ‘se’ e i ‘ma’ che creano tentennamenti, incertezze, dubbi e paure. Le paure sono ‘emozioni primarie di difesa’, causate da situazioni di possibili rischi, pericoli reali o immaginari, da evocazioni di ricordi. La paura, tuttavia, è un sentimento che penalizza la speranza perché ostacola qualunque scelta e proietta nel futuro più ombre che luci.

Il futuro è motivo di novità, di risorse, di sogni da realizzare. Noi, pur vivendo intensamente il presente, riserviamo al futuro attese, qualcosa in più che ci renda maggiormente felici. Tralasciamo facilmente che uno dei sostantivi che più spesso accompagnano la parola futuro è la parola paura. L’uomo da sempre ha avuto paura del futuro. Basta ricordare il valore riservato, in passato e anche nel presente, a indovini, chiromanti e cartomanti.

La paura del futuro e per l’ignoto che ci attende è sempre una sfida che ci riserva brividi che bloccano e compromettono la nostra speranza. Ma perché abbiamo così tanta paura del futuro? Ogni essere umano fantastica molto, immagina in anticipo gli eventi, investe persino l’immenso potenziale intellettivo che possiede per anticipare mentalmente avvenimenti, storie foriere di emozioni negative. Sono queste immagini spesso negative che innescano le paure seduttive

Quando prospettiamo il nostro futuro, entra in gioco spesso anche il fascino del passato, fatto di ricordi d’ogni tipo, positivi o negativi. Questi interferiscono sia sul presente sia sul futuro. Se si tratta di ricordi positivi ben vengano, in quanto rallegrano il presente e potenziano positivamente le nostre speranze future. Se però i ricordi sono negativi, cioè riportano alla nostra mente lutti, sofferenze, tradimenti, abbandoni, disordini, non solo inquinano di tristezza il presente, ma buttano anche sul futuro incertezze e previsioni fobiche. 

Al futuro, il grande sconosciuto (salvo che si sappia leggere la sfera di cristallo che serviva ai nostri avi per prevederlo), l’unico modo per connettersi è solo attraverso la nostra immaginazione che colloca in esso eventi positivi o negativi. Rifiutarsi d’immaginare o sognare il futuro può determinare nel presente apatia, demotivazione, ansia e stress. Per molti, tuttavia, è più facile immaginare un futuro negativo in cui tutto va storto che un futuro ricco di speranze. Questi veggenti del futuro si chiamano, nel gergo comune, “uccelli del malaugurio”. Vivono male e sono soliti esternare il loro malessere anticipando le catastrofi che si abbatteranno sull’umanità. 

Nessuno sa prevedere il futuro. Le persone mature concentrano la loro mente sul presente, qualificano ogni scelta e azione e prospettano un futuro sempre migliore. Il presente è, in un certo modo, l’anticipo del futuro. In altre parole, se la nostra vita scorre nel presente con pochi o tanti problemi da affrontare, anche quella che verrà non può che essere la stessa, con qualche perdita fisica e mentale che il tempo porta con sé. Il futuro comunque appartiene solo alla nostra immaginazione. Tutto ciò che temiamo o speriamo nel futuro non corrisponde alla realtà, anche se alcuni segnali possono essere premonitori. 

Una malattia grave può farci prevedere il peggio, una relazione violenta in un certo senso anticipa la fine del rapporto. Anche in queste situazioni in cui la causa precede l’effetto, non sempre accade ciò che è temuto. Quindi la nostra mente sul futuro non sa dire niente. Ci resta solo di avere quella marcia in più e sperare il bene nostro e altrui.

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