La giustizia vera

La giustizia vera

Riporto un’affermazione di Albert Einstein: “Il mondo è quel disastro che vedete, non
tanto per i guai combinati dai delinquenti, ma per l’inerzia dei giusti che se ne
accorgono e stanno lì a guardare”. Sono molti quelli che stanno a guardare e non
muovono un dito. Mi sono chiesto quindi se conosciamo il significato della giustizia o
qualità umana e quali sono i benefici che comporta? La giustizia affonda infatti le sue
radici nel riconoscimento della dignità di ogni persona; da essa scaturisce l’esigenza di
tutelarne e promuoverne i diritti, tanto sul piano sociale che personale, favorendo lo
sviluppo di una convivenza ordinata e pacifica. Paolo mi fece alcune domande.

“La giustizia è una virtù cardinale e s’interessa del rapporto con gli altri?”

Aristotele usa una formula sintetica, ma efficace: “La giustizia riguarda gli altri”. La
conferma viene del resto dalla stessa tradizione ebraica. La seconda tavola del
Decalogo di Mosè porta inciso il comando divino: “Non fare all’altro ciò che non desideri
sia fatto a te”. La giustizia è dunque la virtù che regola le relazioni tra le persone,
assegnando a ciascuno ciò che gli è dovuto, nel pieno rispetto dei suoi diritti e nel
riconoscimento della sua dignità. Questa qualità umana consiste nella capacità di
riconoscere l’altro come persona che gode di una dignità assoluta e di diritti inalienabili.
Ciò può avvenire soltanto quando si abbandona una concezione dell’altro, come
estraneo, per fare invece proprio un concetto umanistico e biblico: l’altro è noi stessi, ci
appartiene, va accolto e amato.

La concezione dell’altro come relazione, incontro, è forse stata sconfitta
dall’individualismo?

Una forma di egocentrismo in cui l’altro appare come qualcosa di esterno, di lontano e
ingombrante da cui occorre difendersi, si afferma sempre più. L’altro non è più lo spazio
naturale entro il quale possiamo dispiegare tutte le nostre potenzialità, ma è come un
recinto blindato, inaccessibile, un bunker chiuso. L’altro che nella tradizione cristiana e
umanistica coniuga in sé due significati, l’individualità e la socialità, cerca, in tutti i modi,
di affermarsi solo come io. Ne consegue che la relazione è penalizzata, a vantaggio
della propria immagine. Se viene meno la relazione sociale e interpersonale, ogni
principio di uguaglianza e giustizia viene meno. Le scienze umane, in particolare quelle
psicologiche e sociali, confermano questa verità. Basta pensare a tutte le forme
d’esibizionismo, bullismo ed emarginazione dei più deboli.

“Vivere e crescere con gli altri ci assicura la maturità umana, l’evoluzione delle proprie
potenzialità?”

Vivere insieme agli altri garantisce l’acquisizione concreta del bene comune, soprattutto
attraverso il rispetto e la promozione reciproca. Promuove la speranza o attesa di una
qualità di vita migliore. Nessuno si realizza nella sua vita se si isola, se ritiene l’altro
inutile o solo una presenza da ignorare o usare. L’altro è indispensabile per crescere,
completarci e allo stesso tempo completare l’altro. Si cresce insieme per essere garanti
della reciproca giustizia che consiste nel rispetto dell’altro. Rispetto deriva dal termine
latino respicere, ossia saper vedere l’altro. Solo chi vede sé nell’altro lo stima e

ottempera la giustizia. La giustizia vera esige quindi, l’impegno a sviluppare contatti
umani autentici, universalistici, che superino la tentazione della semplice convivenza.

“Le modalità qui richiamate sono per il credente (e anche per chi non crede) la via
obbligata da percorrere per vivere questa virtù per eccellenza, la carità?”


Non vi è carità senza giustizia, nel senso che la giustizia costituisce la prima e più
immediata modalità d’esercizio della carità; ma, inversamente, non vi è giustizia vera e
piena senza la carità, poiché essa è in grado di far uscire la giustizia dalla logica del
mero scambio dei beni per farla diventare relazione tra persone, che si attua soltanto
dove si fa spazio alla logica reciproca del dono e della gratuità. Vivere la vera giustizia
significa pertanto conoscere l’arte d’amare. L’amore poi si apre alla speranza, che
sogna un mondo sempre più giusto e fraterno. Utopia? Per qualcuno senz’altro, quelli
che credono nel Vangelo si ripetono ogni giorno la beatitudine: “Beati quelli che hanno
fame e sete di giustizia, perché saranno saziati”.

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