La bontà, una cenerentola?

La bontà, una cenerentola?

La gente parla poco di bontà, perché in questo clima di potere e denaro vincenti, la bontà
sembra proprio una cenerentola, è intesa come l’atteggiamento dei deboli e perdenti. Se
però fosse così, Gesù ci avrebbe comandato di essere ricchi e potenti, intelligenti,
personaggi che sfilano davanti agli altri per ostentare la propria immagine, saccenti che
con orgoglio mostrano il potere. No, lui ha scelto come suoi seguaci le persone semplici,
quelle che erano disponibili a condividere la sofferenza a fare il bene, a perdonare. Gesù
ha scelto le persone buone e ha assicurato ai suoi discepoli che “anche un solo bicchiere
d’acqua dato a uno dei più piccoli avrebbe trovato ricompensa”.

Tra le qualità umane, la bontà occupa un posto centrale nella nostra vita. Non che siano
irrilevanti la bellezza, l’intelligenza, l’intraprendenza, la capacità di avere successo; ma
nessuna di queste doti è di fondamentale importanza per vivere bene con gli altri. In questi
tanti anni che ho vissuto ho maturato una certezza che per vivere bene insieme agli altri
ogni giorno, bisogna soprattutto essere e diventare sempre di più persone buone. Lo
stesso Gesù ci fa sapere che sono “beati i miti, perché erediteranno la terra”. Si parla di
un ruolo che le persone miti potranno avere nella storia di questo mondo.

La bontà purtroppo non è molto di moda, e forse non lo è mai stata: viene percepita infatti
come una caratteristica dei perdenti e dei deboli, di quelli che si fanno andare tutto bene
pur di non prendere posizione, oppure di chi non è capace di stare dalla propria parte, di
difendere e affermare i propri diritti. La bontà sembra dunque una qualità triste, riservata a
chi non ne possiede nessuna risorsa. Inoltre spesso si confondono tra bontà e il
buonismo: una sorta di indifferentismo superficiale, compiacente e stucchevole, che non
può certo affascinare nessuno. I buoni non sono persone inette che rifugiano se stessi in
qualche gruppo di baciapile. I buoni sono visibili, solari, capaci di contrastare la falsità,
l’egoismo. I buoni sono in prima fila per perorare la giustizia, l’uguaglianza.
I buoni sono davvero quel sale che dà sapore alla massa, quel lievito che la fa fermentare.

Romano Guardini ci sorprende con questa folgorante definizione: “Un uomo buono è uno
che ha buona opinione della vita”. Avere una buona opinione della vita non è una cosa
banale, perché la maggior parte di noi trova molto più naturale parlare male della vita e
averne una cattiva opinione. La vita del resto si presenta contagiata da violenze,
ingiustizie, disordini. Parlare sempre bene della nostra e altrui vita aiuta ad essere
maggiormente sereni.
La cosa più ovvia invece sembra quella di corazzarsi, adottando difese che sono spesso
difese preventive, utili ad evitare di rimanere vittime. Ma spesso questo atteggiamento
difensivo crea in noi stress, tensioni, reazioni incontrollate che danneggiano il rapporto con
gli altri. I risultati di questo atteggiamento difensivo sono nulli. Il male va vinto dal bene, un
insegnamento di saggezza umana che vale sempre.

Se poi si aggiunge che la vita appare a molti come una promessa non mantenuta,
superata l’infanzia, soprattutto oggi così vezzeggiata, e l’adolescenza così de-
responsabilizzata, appare la vita reale con le sue responsabilità e i suoi limiti, una vita
deludente e ingiusta. Ne consegue che molte le persone assumano un atteggiamento
negativo perenne verso la vita che considerano più matrigna che madre. Cresce in queste
persone come una coltre di pessimismo che rende il loro cuore duro e invidioso verso
coloro che ritengono che la vita li abbia più favoriti.

Questo confronto insistente tra la propria vita e quella degli altri entra in gioco e genera
invidia gelosia, un malessere interiore che spegne, annulla la bontà e stende nell’animo
rivalità, divisioni. La persona buona, invece sa mantenere in ogni caso una buona opinione
della propria vita, è in grado di trovare in ogni circostanza il bene che è possibile, sa
leggere i doni magari anche piccoli che ogni giorno porta con sé, gioire del bene degli altri,
apprezzare ogni vita che nasce e la incoraggia a crescere.

La persona buona è fiduciosa della sua vita, sa che possiede risorse che permettono al
bene di moltiplicarsi, espandersi e al male di arrendersi. Questa consapevolezza
dell’essere vincenti con una vita buona sviluppa nelle persone quel necessario ottimismo
che vice ogni battaglia, rafforza la volontà per non cedere ai colpi di sventura. Insomma, i
buoni hanno in sé quel qualcosa di diverso che li muove verso il miglioramento, non
immaginativo, ma possibile, vero. Sanno che non devono mai lasciarci cadere le braccia
nelle difficoltà, ma chiedersi quel necessario coraggio per essere vincenti.

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