L’ ombra invisibile dentro

L’ ombra invisibile dentro

Dentro di noi abbiamo un’ombra invisibile che oscura gli altri, quelli che riteniamo, non
come noi, intelligenti, maturi, affettivi, ma limitati, cattivi, trascurati, trasgressivi. Alcune
affermazioni attestano questa netta distinzione tra noi e gli altri: “Quella è una poco di
buono”; “La mia vicina di casa è pettegola”; “Il signore del terzo piano ruba, tutti lo sanno”.
Gli esempi potrebbero continuare. Il lettore richiami nella sua mente qualcosa di analogo.
Quello che sfugge alla nostra attenzione e che potrebbe sembrare illogico è che ciò che ci
infastidisce negli altri dice poco di loro e tanto di noi.

Gianna, una donna sulla quarantina, dopo essersi soffermata ad analizzare queste
“ombre”, mi fece alcune domande.

I difetti che non accettiamo negli altri non sono forse presenti anche in noi?
Se critichiamo duramente qualcuno, ci troviamo probabilmente di fronte a una
caratteristica della nostra stessa psiche che non vogliamo vedere e che non desideriamo
accettare. Per questo finiamo per ‘proiettarla’ al di fuori di noi. In questo modo
allontaniamo dalla nostra coscienza la mancanza di sentimenti, desideri e qualità della vita
per appiccicare il tutto sulla pelle degli altri. Alcuni infatti meglio si prestano a fare da
schermo ai nostri limiti, perché magari hanno davvero quell’aspetto che gli attribuiamo, ma
possono anche non averlo per nulla. Questa modalità protegge il personaggio o meglio
l’idea positiva di noi stessi. Proteggiamo la nostra immagine, difendiamo un io ideale a
denti stretti. Solo che a volte questa immagine è troppo perfetta, giusta, semplicemente
troppo, e non siamo affatto disposti a metterla in discussione, perché dovremmo mettere
in crisi il sistema di valori che ci attribuiamo.

Esistono cause che giustificano queste difese?
I bambini per gli eccessivi riconoscimenti pensano di dover sempre essere i più bravi e i
più intelligenti degli altri, provano fastidio per qualunque richiamo. Hanno in sé la
presunzione di essere perfetti, primi in tutto. Questo “marchio” lo portano dentro e da adulti
lo difendono. Non s’impegnano nemmeno a coltivare nuovi ideali, si compiacciono di
quello che sono o gli hanno fatto credere di essere. Inconsciamente, camminano sui
trampoli e vogliono attorno a sé un codazzo di sostenitori che gli riconoscono ciò che non
sono. Non è la sola causa. Anche l’adulto che si trova in una posizione sociale eccellente,
che sfoggia il suo potere economico e la carriera conseguita, fa parte degli intoccabili. Lo
stesso sguardo, il gesticolare, le espressioni che usa stanno a dire che è un “pallone
gonfiato”, che basterebbe uno spillo per afflosciarlo.

Le persone sanno fare un’autoverifica?
Le persone che sanno verificarsi sono anche capaci di mettere in discussione la loro
immagine, spesso fatta di esteriorità, di posizioni sociali acquisite, di titoli onorifici fasulli.
Questa autoanalisi le aiuterebbe a comprendere, in maniera obiettiva anche le critiche, i
consigli correttivi che ricevono dall’esterno. I giudizi degli altri ci possono essere utili, se
però ne prendiamo atto, se umilmente ci mettiamo in discussione. Chi sa analizzarsi trova
in sé sia le virtù che i difetti e ringrazia chi collabora nel far conoscere questi ultimi. La
crescita è possibile se umilmente entriamo in noi stessi, accendiamo almeno un lume per
scorgere le “ombre” del nostro io. Questa introspezione apre la mente alla rinascita di unapersona più vera che spera sempre, di contrastare le sue “ombre” con le “luci” che possiede.

Gli altri quindi fungono da specchio?
Gli altri di sicuro fungono da specchio che ci rimanda la nostra immagine, la quale
evidenzia i nostri punti deboli e quelli forti. Allo stesso modo noi siamo lo specchio degli
altri che riflette i loro limiti, difficilmente le qualità. Ne consegue, dunque, che per sentirci
bene con noi stessi, cerchiamo di bandire tutto ciò che non accettiamo degli altri, ma nello
stesso tempo, siamo incapaci di mettere a confronto i loro difetti con i nostri. Un consiglio:
verifichiamo le nostre “ombre” che sono dietro a quella porta che abbiamo cercato
disperatamente di tener chiusa. Si tratta della porta del nostro io, spesso blindata, che non
permette alcun accesso, a tal punto che sfondiamo sempre la porta degli altri per
ispezionare il loro disordine. Fedro in una sua favola racconta che Giove ci impose due
bisacce: ci mise dietro quella piena dei nostri difetti e davanti, sul petto, quella con i difetti
degli altri. Perciò non possiamo scorgere i nostri difetti e, non appena gli altri sbagliano,
siamo pronti a biasimarli. La strategia sta nell’invertire la posizione delle due bisacce per
essere maggiormente accoglienti.

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