L’ ATTESA

L’ ATTESA

La prudenza è l’arte è di saper attendere per discernere ciò che vero È chiaro che ogni
situazione è a sé, ovvero ci sono circostanze in cui il disagio è comprensibile poiché
l’attesa è legata ad eventi drammatici e dolorosi, come la malattia o l’esito di un esame
diagnostico, ma spesso si vivono con insofferenza anche momenti di routine quotidiana
(es. una fila d’attesa che si protrae, l’esito di un colloquio lavorativo che tarda ad arrivare o
il traffico per andare a lavoro) in cui piuttosto che lasciarsi dominare dall’ansia e dal
nervosismo, potrebbe essere utile approcciarsi a quella “pausa” in maniera diversa,
cogliendola come un’opportunità per osservarsi, ascoltarsi e scoprire, delle volte, aspetti di
sé che non saremmo riusciti a vedere in preda all’impazienza e all’agitazione.

In questi casi, appunto, il segreto sta proprio in questo: nella capacità di resistere alla
tentazione di riempire a tutti i costi il “vuoto” che quell’attesa comporta; parliamo della
dimensione del “non fare”, del “non intervenire”, della capacità di osservare ed osservarsi
senza aspettative e idee preconcette. Solo in questo modo potremmo trasformare un
momento di stasi, in un atto di attenzione verso noi stessi. Fermarsi non vuol dire “non
muoversi”, ma muoversi meglio, poiché anche un’attesa apparentemente fastidiosa può
favorire una riflessione utile ad un nostro miglioramento.

Si è portati a credere che il tempo meriti di essere vissuto solo se adrenalinico: il rischio, in
amore così come nella professione, è che tale velocità ci porti a compiere errori di
valutazione enormi, spingendoci magari a chiudere una relazione che avremmo potuto
salvare o a compiere azioni impulsive che fondamentalmente non corrispondono al nostro
modo di essere. I mass media spesso non sono di aiuto in questo senso, poiché non di
rado propongono prototipi di successo immediato che fungono da modello per molti
giovani, facendo passare il messaggio per ottenere subito ciò che si desidera senza
alcuno sforzo.

Occorre pertanto saper valutare la portata delle nostre azioni. Non si possono prendere
decisioni valide se il cuore, la mente, i sentimenti, la volontà non sono in equilibrio, cioè se
la persona non ha serenità interiore. Viviamo purtroppo in una società che vuole tutto e
subito, non abbiamo tempo di ponderare le parole, le scelte e nemmeno i rischi. La fretta
mette in pericolo l’operato della coscienza o intelligenza valutativa.

Quante volte ci siamo rammaricati di aver preso delle decisioni sotto l’impulso della stizza,
del risentimento, dei movimenti scomposti del cuore o solo per reazione a qualcosa che ci
aveva dato fastidio? Quante volte abbiamo consigliato a chi ci chiedeva aiuto di aspettare
prima di prendere delle decisioni che sarebbero potute risultare avventate? Quante volte i
sentimenti hanno annebbiato la lucidità delle nostre scelte sia nella direzione del male sia
del bene?

Infatti, molto spesso, decisioni così prese, per reazione, sono improvvide e durano poco.
Bisogna sedersi prima di agire e meditare, rimettersi alla propria coscienza per vagliare ciò
che stiamo per fare. Occorre cogliere il senso delle cose, cioè la meta verso la quale
desideriamo andare, consapevoli anche delle situazioni che possiamo creare. La virtù
della prudenza ci aiuta nelle situazioni difficili se è esercitata attraverso il silenzio, l’ascolto
della propria mente. Il silenzio acuisce sempre la capacità di ascolto, perché il pensiero
vero può risuonare libero senza interferenze.

È significativo il racconto del sogno di Salomone nel Primo Libro dei Re. Quando gli
appare il Signore che gli dice: “Chiedimi ciò che vuoi che io ti conceda” Salomone
risponde: “Io sono solo un ragazzo; non so come regolarmi (…) Concedi al tuo servo un
cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal
male”. Il Signore gli risponde: “Poiché hai domandato questa cosa e non hai domandato
per te molti giorni, né hai domandato per te ricchezza, né hai domandato la vita dei tuoi
nemici, ma hai domandato per te il discernimento nel giudicare, ecco, faccio secondo le
tue parole. Ti concedo un cuore saggio e intelligente”.

Il libro della Sapienza mette sulla bocca di Salomone queste espressioni: “Pregai e mi fu
elargita la prudenza, implorai e venne in me lo spirito di sapienza. La preferii a scettri e a
troni, stimai un nulla la ricchezza al suo confronto, non la paragonai neppure a una
gemma inestimabile, perché tutto l’oro al suo confronto è come un po’ di sabbia e come
fango sarà valutato di fronte alla saggezza. L’ho amata più della salute e della bellezza, ho
preferito avere essa piuttosto che la luce, perché lo splendore che viene dalla saggezza
non tramonta mai. Insieme alla saggezza mi sono venuti tutti i beni; nelle sue mani è una
ricchezza incalcolabile”.

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