Il senso ci fa rinascere

Il senso ci fa rinascere

Non siamo mai completi, ma in perenne divenire attraverso le tappe dell’esistenza, in
dialogo o in aperto scontro con la realtà e con il destino, sempre obbligati e invitati a
rimetterci al mondo, cambiando noi stessi e qualcosa intorno a noi: le abitudini,
le relazioni, lavori o altro ancora. Gioiamo e soffriamo di questa incompletezza per tutta la
vita, facendone fonte di vitalità o radice di agitazione e malcelata inquietudine.

Scegliere il tempo giusto
L’essere umano è chiamato a ricominciare più e più volte nella vita, a causa di un dolore o
per via del desiderio che si fa tensione verso altro e verso l’oltre: in una danza sempre in
atto tra nascita, morte e rinascita. L’uomo cade e si rialza, magari inizialmente stanco o
deluso, ma non privo della possibilità e della voglia di ritrovare la gioia di vivere, di stare
meglio al mondo, di dare un senso alla sua esistenza e di non smarrirlo nella disperazione,
nel tedio, nel soffocamento dato dalla mancanza di piacere di esistere.

Il presente
Esistere significa acciuffare al volo il tempo, accorgendosi del suo arrivo prima che
scompaia. Esso va agguantato, come la felicità: bisogna pertanto essere svegli e
consapevoli per poter vivere l’occasione del tempo che ci è dato, che non è
necessariamente e sempre un tempo straordinario, in cui accade qualcosa di così
sorprendente che stravolge la nostra vita, ma è un tempo in cui conta la nostra capacità di
vedere lo straordinario ovunque, perché nulla della nostra vita è banale, perché essere al
mondo vivi e magari anche in salute non è ovvio, e nulla può essere dato superficialmente
per scontato.

Il saper sempre ricominciare
L’alternativa ad una vita consapevole di sé è bloccarsi nell’apatia priva di speranza, nella
mera sopravvivenza, nell’insoddisfazione lamentosa e vittimistica che chiede soluzioni ad
altri, disinvestendo sulla propria realtà e sulla propria responsabilità e libertà di creazione
del nuovo e del desiderato, e restare spettatori inermi e paralizzati, o pieni di rimpianti
verso il passato o deliranti ideatori di futuri troppo lontani e improbabili che, dimostrando la
loro impossibile realizzazione lasciano ancor più delusi e scontenti. La virtù del saper
cominciare, permette che la rinascita si dia sempre, virtù intesa come quella particolare
qualità dell’anima che l’uomo può coltivare affinché diventi stabile modo di vivere.

Il coraggio di rischiare
Rimettersi al mondo più e più volte è difficile e spesso doloroso e necessita di voler
rischiare, di avere coraggio, di sentirsi così vivi e vitali da percepire anche la possibilità e
la paura di non esserlo più, di giocarsi molte cose e di ritrovarsi, magari, tra le macerie. E
lì, di nuovo, di ricominciare, come la Fenice che risorge dalle ceneri, perché ne vale la
pena, sempre. Certo bisogna imparare a tollerare rabbia, dolore, sconforto senza però
fermarsi lì, ma praticando l’arte della rinascita, cha ha a che fare con la possibilità di
rimaneggiare ogni volta la materia che abbiamo tra le mani, che in questo caso è
l’esistenza intera.

Saper vedere confini e orizzonti
Per farlo è necessario guardarci dall’alto, da un punto di vista diverso dal solito, ascoltarci,
praticare e accettare il silenzio e la sosta perché la virtù del cominciamento è frutto di
quella potenza e di quella passione che viene dal difficile ascolto di sé e del mondo, è
frutto di pazienza, di valutazioni ponderate che aiutino a distinguere ciò che possiamo
cambiare da ciò che non possiamo modificare e quindi possiamo solo accettare. La felicità
ha a che fare anche con l’accettazione del limite, infatti, perché spendere energia e tempo
per cambiare ciò che non possiamo mutare è estenuante e inutile e ci impedisce di
dedicare la nostra capacità a ciò che conta davvero.

Stare fra paura e passione
Il qui e ora è quello in cui rimettersi al mondo, risorgere, dischiudersi all’esistenza,
esercitandosi a stare tanto nella paura dell’ignoto, quanto nella vertigine dell’occasione.
Quando sentiamo l’anima affranta, soffocata o stropicciata e abbiamo l’impressione che
ciò che potrebbe essere generativo o creativo non riesce ad esprimersi o ad emergere o,
ancora, abbiamo la sensazione di apnea, andiamo a cercare la rigenerazione, chiediamo
sollievo per poter ripartire, garantiamoci quei tempi, quei luoghi, quelle occasioni, quelle
esperienze, quei rapporti dove ci sentiamo vivi, creativi, leggeri, felici.

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