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Pensaci Su…
2016-10-19 11:28:01

Non mi ricordo che un referendum abbia avuto tanta pubblicità e per tanto tempo. Si grida, si minaccia,

Non mi ricordo che un
referendum abbia avuto tanta pubblicità e per tanto tempo. Si grida, si
minaccia, si accusa con toni arroganti e prepotenti. Ne seguono le chiusure all’ascolto,
al dialogo. Nella recente campagna elettorale referendaria, si verificano toni
troppo forti ed accesivi, scontri verbali. Il cittadino si chiede che cosa deve
fare, poco ci capisce, anche se trova sempre il solone di turno che gli
suggerisce dove porre la sua crocetta.

Le beghe tra politici non
aiutano i cittadini a scegliere il loro bene e quello della Paese. Per alcuni,
risulterebbe una forma di sincerità nei rapporti politici, Se l’altro è un
avversario, tanto vale trattarlo apertamente come tale senza censurare nelle
affermazioni. Non mi sento di convalidare questa tesi. Sfugge a questa
interpretazione il fatto che in una società complessa, di fronte a difficili e
molteplici problemi che la vita politica e sociale pone, è indispensabile trattare,
agire, spiegare e anche operare con gruppi o persone che hanno interessi e
opinioni diverse.

Se vogliamo fare fronte
alle questioni che la vita sociale pone, tutti siamo chiamati, nonostante le divergenze
e conflitti esistenti, a dialogare, confrontarci e addirittura collaborare per
il bene della società. La collaborazione non può limitarsi a coloro che
condividono le nostre idee e progetti, ma deve estendersi anche a chi la pensa
diversamente, specie quando le mete e gli interessi da conseguire sono
necessarie per il bene comune. 

Nelle difficoltà sociali
(penso in questo periodo alla disoccupazione, alla crisi economica), il centro
dell’attenzione deve essere focalizzato sul problema da risolvere e non sulla
persona dell’avversario. Non serve, di fronte ai problemi reali, “costruire” il
nemico, lo schieramento politico contro, ma necessita focalizzarsi sulla realtà
e sulle difficoltà reali dei cittadini.  Se si costruisce il nemico e lo s’insulta, l’attenzione
si polarizza unicamente sull’avversario e si perdono di vista i problemi da
affrontare insieme e risolvere.

 Anche in occasione del prossimo confronto
referendario si è costruita progressivamente l’immagine di due schieramenti
politici irrimediabilmente lontano dall’altro, rinunciando a confronti sereni.
Quasi tutte le diatribe sono improntate sulle polemiche, cercando negli avversari
errori, visioni politiche di parte. Credo che occorra ricordare ai politici di
qualsiasi schieramento che attraverso le diatribe verbali si annulla qualsiasi
rapporto costruttivo.

Fare politica
costruendosi il “nemico” o uno schieramento avverso non porta a nessun
vantaggio: non facilita la soluzione dei problemi sociali, ma anzi rende faticose
le relazioni sociali, aggrava le tensioni, disabitua le persone a ragionare, le
allontana dalla politica e può scatenare reazioni emotive incontrollate
attraverso un crescendo d’ostilità e atti violenti. Il richiamo ad abbassare i
toni e a riscoprire un linguaggio intelligente, sta alla base di una politica
saggia che non affida all’esito del referendum costituzionale  (qualunque sia il risultato), un esito
“toccasana” dei nostri gravi problemi della povertà, disoccupazione, profughi.

In questi giorni la sfida
referendaria del Sì o del No riceve una portata, a mio parere, inverosimile,
forzata, di parte. Si parla persino che dell’esito dipenderà la governabilità o
ingovernabilità del Paese.  Un modo
questo per confondere gli elettori che voteranno, danno alla crocetta posta sul
Sì o sul No il valore della stessa che mettono sulla schedina del totocalcio o
su il foglio che ci viene sottoposto prima di un accertamento clinico. Noi cittadini
purtroppo siamo intontiti di parole prima di darci in mano la matita per tratteggiare
la crocetta il 4 novembre sul Sì o sul No. A qualcuno serve anche la nostra
ignoranza? Pare di si.

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