VALE LA QUALITA’ DELLA VITA?

VALE LA QUALITA’ DELLA VITA?

Pensaci Su…
2014-07-04 19:06:30

Leggo attentamente i giornali, ascolto le notizie dei telegiornali e spesso mi chiedo come stanno le persone. Mi sono fatto una mia opinione.
Leggo attentamente i giornali, ascolto le notizie dei
telegiornali e spesso mi chiedo come stanno le persone. Mi sono fatto una mia
opinione. Nella società occidentale le persone sentono che l’avere, il
possedere soldi, l’arraffare beni sia lo scopo principale. In molti, moltissimi
vogliono essere benestanti o almeno con le sicurezze economiche certe. Mi sia
lecita, tuttavia, una valutazione: non siamo però né più sani né più felici di
quanto non fossero i nostri nonni, carenti persino del necessario. Siamo spesso
insoddisfatti, depressi, perennemente stressati e spesso soli in compagnia di
un cagnolino o cagnolone.

  

Non voglio tornare indietro, il mondo di ieri resta lontano
con i suoi tocchi umani non proponibili. Il mio desiderio è di andare avanti, cercando
di capire il perché l’avere non basta a nessuno per essere sereno, felice.  L’avere è un valore materiale che ci appaga
istantaneamente, mentre noi desideriamo altro: sentirci vivi, in relazione con
gli altri, attendere e poi ancora attendere un domani più bello. I beni
materiali ci hanno distolti dai rapporti umani, dalla comunicazione autentica,
dalla realizzazione dei sogni e ideali. Manca in noi la contemplazione della
bellezza interiore che è motivo di soddisfazione, d’entusiasmo, di capacità di
scoprire la festa della vita.
Siamo sempre troppo impegnati, di corsa, senza il tempo di
stare in compagnia delle proprie esperienze, sentimenti, di dare importanza ai
momenti di meditazione, di riposo dei sensi e di attività della mente, del
cuore. Il sistema politico e consumistico favorisce molto la deformazione del
pensiero, a tal punto che non ci preoccupiamo degli effetti collaterali. Quali?
La noia, la depressione, la perdita dell’equilibrio, la tristezza. Sì, perché
una visione ristretta della vita, incollata unicamente all’avere, lascia morire
quella parte profonda di noi più vicina al cuore che suggerisce alla mente le
cose più importanti.

  

A fermare le nostre corse verso il niente, c’è la
sofferenza, l’età che avanza, la perdita di una persona cara. E’ la sofferenza
la maestra della vita che ci porta al senso delle nostre scelte, in noi stessi.
Dipendenti dai beni materiali che il “tarlo e la ruggine consumano”, non ci
siamo accorti di diventare servitori di ciò che doveva servirci per stare
meglio. Ora è arrivato il momento di correggere la direzione, analizzare tutti quei
“mostri” creati per favorire l’immagine, l’avere, i beni. Ci stiamo accorgendo
che per stare bene abbiamo bisogno di rispetto per nostro corpo, di capacità di
sentire gli affetti, di recuperare il senso dell’appartenenza alla famiglia,
agli amici, di credere che la vita va oltre la vita.

  

A fermare la spinta verso l’essere intervengono ritmi,
aspirazioni produttive, competitività e quel pensiero politico ormai a servizio
solo dell’avere, del possedere. La mentalità evangelica di contemplare i gigli
del campo che crescono e gli uccelli dell’aria chi si nutrono perché Qualcuno
pensa a loro, dovremmo farla nostra. Essere convinti che la solidarietà è una
virtù fondamentale in una società in cui il ricco epulone ha tutto e il povero
Lazzaro manca del necessario. Quando vado al cimitero monumentale di Milano mi
fermo ad osservare le vistose tombe con qualche scritta a ricordo dell’estinto
e mi chiedo: “Fu un ricco, un potente, un personaggio? E ora chi è?”.

 

 

 

 

 

 

 

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