Tanta sofferenza e il mancato senso di colpa

Tanta sofferenza e il mancato senso di colpa

Una finestra sul mondo
2014-06-19 07:08:50

Il presunto assassino di Yara Gambirasio, Massimo Giuseppe Bossetti è in galera. Quanta sofferenza in questo omicidio! La sofferenza dignitosa dei genitori di Yara capaci di racchiudere nella loro anima di madre e di un padre l’uccisione selvaggia della figlia
Il presunto assassino di Yara
Gambirasio,

Massimo Giuseppe Bossetti  è in galera. Quanta sofferenza in questo
omicidio!  La sofferenza  dignitosa dei genitori di Yara capaci di
racchiudere nella loro anima di madre e di un padre l’uccisione selvaggia della
figlia. Anche in questo momento che guardano negli occhi il presunto assassino,
nessuna parola scomposta, nessun gesto d’aggressione, ma solo il desiderio che
Massimo dica la sua colpevolezza. La sofferenza sconvolgente della moglie del
presunto assassino che all’improvviso si è trovata con le  due figlie di fronte a un marito  ammanettato perché ritenuto il carnefice di
una ragazzina di 13 anni. Non posso omettere la sofferenza di Giovanni Bossetti
che per 44 anni ha ritenuto Massimo un figlio legittimo. La moglie Ester, non
solo avrebbe tradito il marito, ma avrebbe pure fatto credere a Giovanni che
era il padre dei due gemelli nati 44 anni fa. In questo tempo d’indagine questa
madre (chiave della verità) sapeva certamente che il ricercato era suo figlio
Massimo. Come si è comportata con lui? Ha avuto sospetti?  Non lo sappiamo. Solo lei potrebbe dirci i
pensieri e le paure che sono stati presenti nella sua mente. Dubito, inoltre,
che in questi anni abbia tenuto solo per sé il segreto di una paternità
illegittima. Qualcuno certamente sapeva e sa la verità che ora la scienza con
il Dna ha evidenziato.

 

Dopo queste considerazioni,
mi sia permesso di rivolgermi al presunto assassino, a Massimo Bossetti.  Se sei tu l’assassino di Yara non avvalerti
della facoltà di non rispondere alle domande del giudice. Durante le ore
d’isolamento, dentro la cella, prova ad accendere almeno un “fiammifero” nella
tua mente e fa riemergere i fatti di quella gelida sera del 27 novembre 2010 e
lascia che il senso di colpa esploda. Se hai tolto la vita ad Yara non
ucciderla la seconda volta con la menzogna. Già io ti scrissi una lettera
pubblicata sul quotidiano L’eco di Bergamo dopo che 26 febbraio 2011, il corpo
della giovane fu trovato tra le sterpaglie di Chignolo D’Isola. Allora ti
consigliavo di entrare in una chiesa, dopo aver brancolato durante la notte per
le strade e confessare a Dio, a un sacerdote, il tuo peccato, il tuo terribile
delitto e poi costituirti alla giustizia. 
Non l’hai fatto.

Ora, se sei colpevole e se
altri quella sera erano con te accecati da una passione erotica violenta che si
è scatenata su un corpo puro di una ragazzina, non coprire ancora la tua
coscienza di una patina di fango, vigliaccheria. Grida la tua colpa. Lo so che quel
coltello che ha lacerato quella sera gelida il corpo di Yara, ora lacera quello
delle tue figlie. E’ sempre lo stesso coltello, non puoi però ora nasconderlo
con altri stratagemmi. Se sei stato tu a uccidere Yara chiedi perdono ai suoi
genitori. E lascia che passi un po’ di tempo prima di averlo: nel loro cuore è
rimasto il taglierino che è penetrato nel corpo della figlia. Non chiedere a me
prete, se Dio ti perdona per aver violentato una innocente e lasciata sola in
un campo di sterpaglie agonizzante per tre ore prima di  morire. 
I pensieri  di Dio non sono i
nostri e il  suo amore non conosce le
nostre debolezze.

 

Don Chino

https://your-app.it/promozioneumana/wp-content/uploads/2019/07/bossetti-6403.jpg|yara-640.jpg

No Comments

Sorry, the comment form is closed at this time.