Saper dire Grazie

Saper dire Grazie

Una finestra sul mondo
2014-03-02 10:43:30

La persona matura, consapevole di ricevere dagli altri un gesto, una parola, un aiuto, sempre ringrazia.

La persona matura, consapevole di ricevere dagli altri un
gesto, una parola, un aiuto, sempre ringrazia. La stessa nostra vita è stata
una scelta dei nostri genitori. Ognuno vive, pensa e ama, perché un padre e una
madre hanno accolto questa sua vita, fatta crescere con attenzioni, cure,
sacrifici e tanta affettività.  La
risposta a tanto bene ricevuto spesso riscontra indifferenza, ingratitudine.
Quasi mai riserviamo ai nostri genitori un grazie, un riconoscimento palese,
una ricompensa per il bene ricevuto. Certo, quando si fa tacere con  la voce della vita, è quasi impossibile
ringraziare i genitori. Purtroppo, quest’atteggiamento d’ingratitudine verso i
genitori, è pure presente in quei figli che conducono una vita regolare e hanno
conseguito discreti risultati culturali, professionali, sociali. Sono parecchi
i figli che non hanno mai detto grazie ai loro genitori; figli che pretendono
tutto e non danno niente in cambio. L’ingratitudine spesso germoglia
soprattutto tra le mura domestiche, anche se la mamma (fatte pochissime
eccezioni) nella famiglia è un canto d’amore, di bontà. Ho tra le mani una
testimonianza della scrittrice Natalia Ginzburg che tratteggia il ritratto di
una mamma tutta protesa a curare la figlia malata: “Vive sola con la figlia
Susanna, gravemente inferma dai primi mesi di vita. L’infermità della figlia le
impedisce di pensare alla propria morte tranquillamente. Tuttavia ha fiducia
nella provvidenza, nell’affetto degli altri figli, negli angeli custodi. Benché
in modo caotico, tormentato e discontinuo, crede in Dio”. Sappiamo che questa
mamma è la stessa scrittrice che dona il suo tempo, la sua fatica, il suo amore
alla figlia malata, trascurando la sua salute. Una mamma quando è impegnata per
i suoi figli, dimentica se stessa, le proprie paure e preoccupazioni. Quante
volte dovremmo ripetere la parola “grazie” alle nostre mamme! Senza però
dimenticare le fatiche e rinunce dei papà che spesso silenziosamente assicurano
ai figli il necessario. Poveri papà, rischiano di ricevere solo critiche,
incomprensioni e sgarbi dai figli. Riserviamo, per favore, anche ai papà una
sporta di ringraziamenti. Ne hanno tanto bisogno specialmente da quei figli
mammoni che ritengono il padre un buono a nulla. Un altro “grazie” va detto
anche ai fratelli e alle sorelle che condividono o hanno condiviso con noi i
momenti importanti della nostra crescita. E’ bello valorizzare gli anni che si
trascorrono o si sono trascorsi insieme in famiglia e ammettere che la presenza
dei fratelli ha segnato la nostra mente, umanizzato il nostro cuore. Le storie
personali poi ci hanno divisi, ognuno ha scelto la sua strada. E’ rimasta però
in noi una traccia indelebile d’appartenenza o, come dice lo scrittore De
Saint-Exupery nel “Piccolo Principe”, ci siamo “addomesticati”.  Nel romanzo, infatti, la volpe chiese al
Principe di addomesticarla, creare dei legami, avere bisogno l’uno dell’altro.
La stessa cosa avviene in famiglia tra fratelli e sorelle: si cresce insieme e
inconsciamente nascono legami, sentimenti. Qualcosa resta sempre in noi se ci
siamo addomesticati: i ricordi, i vissuti, il rapporto con i genitori, le gioie
e le sofferenze. I fratelli e le sorelle sono un dono profondo, un bene che non
si perde mai. E’ necessario ringraziarli con un incontro in più, un interesse,
una sollecitudine maggiore. Un “grazie” sincero va assicurato, ogni giorno, al
coniuge con il quale si vive insieme. Mi rattrista rilevare che questa
delicatezza è presente solo nei primi anni di matrimonio o in poche coppie. La
presenza nella vita del coniuge è un fatto che rischia di essere qualcosa di
scontato, di abitudinario. Se nella coppia entra l’egoismo, ogni parola e gesto
di gratitudine muore. Si tratta di un atteggiamento antitetico rispetto al vero
amore che è: reciprocità, gioia per la pienezza dell’altra persona, donazione
comune senza riserve. Erik Fromm, chiamava l’egoismo a due: “La fusione senza
reciprocità”.  Diciamo ancora un grazie a
tutti gli amici che abbiamo incontrato e incontriamo in diverse occasioni. Un
grazie, infine, ai nonni, sempre pronti a dare, senza ricevere in cambio un
sorriso, un riconoscimento. Ringraziare non ci costa niente, ma molto
s’ottiene… Basta pensare come si diventa simpatici se ringraziano le persone
dopo una conversazione, un lavoro svolto insieme, una serata trascorsa al
ristorante, una scampagnata in gruppo. La vita è un continuo scambio e
contraccambio di doni spirituali, oltre che materiali. E la piccola parola
“grazie”, vale.

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