QUEL PICCOLO MONDO DI IERI : Latrine o cessi

QUEL PICCOLO MONDO DI IERI : Latrine o cessi

L’opinione di Don Chino
2019-04-25 08:37:14

“I ricordi che ci riportano nel passato hanno qualcosa
da suggerirci, da insegnarci. Conservano esperienze, desideri raggiunti, ideali
che solo il futuro ha potuto accertare. Nel mio piccolo mondo di ieri, povero
di cose e ricco d’umano, ho conosciuto persone, vissuto fatti che hanno
lasciato in me il desiderio di correre verso il futuro con in mano la fiaccola
accesa.”
Don Chino
Pezzoli

Latrine o cessi


La
latrina, di solito per chi abitava in paese era nel cortile, mentre per quelli
che vivevano in campagna o in case isolate tra i boschi, la latrina era situata
dietro ad alcune frasche in un angolo appartato.
  In campagna la latrina era  composta da  una tavola di legno lungo circa cm. 80/90  e largo cm. 50 inchiodato su due paletti  verticali 
ficcati nel terreno. Il tutto coperto da frasche, assi. I piedi
dell’utente venivano posti sulla tavola e accovacciato attendeva ai propri
bisogni.

La  latrina 
nelle case del paese  era molto
semplice: una costruzione di mattoni addossata al muro di cinta con una fessura
nella parte sopra la porta  e sul
pavimento un buco a cerchio davanti al quale era segnato il posto per mettere i
piedi. Il buco di scarico era collegato al pozzo nero, una buca adiacente al
cesso.

In
mancanza della latrina si ricorreva a recipienti mobili posti spesso sotto le  sedie fisse o mobili con un foro nel centro. Le
latrine private potevano anche essere assai eleganti, come quelle dei palazzi
dei ricchi  di cui si conservano però
soltanto  disegni e descrizioni.  Si trattava 
di  un ambiente a forma
semicircolare, con tre nicchie, dove c’erano tre sedili di marmo forati, divisi
da braccioli marmorei: davanti c’era una vaschetta di acqua corrente.

Per
i bisogni notturni i vasi da notte o pitali più comunemente adottati erano di
terraglia, di porcellana o anche di ghisa porcellanata. Erano posti sotto il
letto pronti per l’uso a tutte le ore notturne. Se gli utenti erano molti, si
riempivano in fretta e bisognava scendere le scale e svuotare il contenuto
nella latrina. A chi toccava, toccava. Spesso i bambini e i ragazzi pisciavano
nel letto in mancanza del pitale o perché era pieno fino all’orlo. I genitori
al mattino oltre che svuotare i vasi colmi di pipì, dovevano attendere anche a
far asciugare le lenzuola e non solo.

Il
problema abbastanza serio si presentava per le evacuazioni solide, specie
quando per l’influenza e altro il bisogno del cesso era impellente. Chi aveva
in dotazione una candela si avviava verso la latrina evitando di trovarsi a
rotoloni in fondo alle scale, gli altri a tentoni raggiungevano il  desiderato “deposito”. Per sicurezza o meglio
per non calpestare  qualche mucchietto di
chi li aveva preceduti, si fermavano sulla porta della latrina. Al mattino vi
lascio immaginare lo spettacoli dei diversi mucchietti che raggiungevano persino
 l’aia.

Le
latrina nei cortili erano attrezzati del pozzo nero: una buca apposita per
riceve urina, feci e acqua che spesso veniva usata per mandare nel pozzo nero
ciò che era rimasto in superficie. Gli adulti con il secchio in mano e una
scopa di vimini attendevano a questo imbarazzante rito. Il pozzo nero,
mensilmente si svuotava. L’operatore ecologico era qualche povero uomo che per
poche lire eseguiva un così ingrato servizio. Lo chiamato  “ingrato servizio” perché la gente
disprezzava questo mestiere e spesso colpevolizzava l’operatore per la puzza
che diffondeva per la strade. 

Il
liquame messo in due secchi  portati  in spalla con il bilanciere veniva  versato nel torrente più vicino o nelle
campagne. Durante il viaggio, quel povero uomo, per il vento e il dondolio dei
secchi veniva spruzzato di liquame. Per pulire 
le mani i piedi  e il capo, al
termine del servizio, si recava alla fontanella del paese a notte fonda, si lavava
o meglio si toglieva di dosso una parte del fetore.

Nessun
riconoscimento a questo operatore ecologico di ieri, solo poche lire da
spendere all’osteria del paese. Se poi in alcune occasioni si ubriacava, la
gente soleva anche dire: “Guarda come s’è conciato con i  nostri soldi” Certamente voleva, per una sera,
annusare  il profumo del vino, dopo aver
annusato tanta puzza.

La
storia delle latrine o cessi e dell’operatore ecologico d’allora, forse, non è
scritta da nessuna parte. Vale la pena conoscerla, specialmente nel nostro
tempo in cui le case sono attrezzate di doppi, tripli servizi.  Un mondo quello di ieri rimasto solo nella
memoria di noi anziani. Lo ricordiamo non per fare confronti, sarebbero fuori
posto, ma per dire ai giovani: siate contenti, non lamentatevi!

https://your-app.it/promozioneumana/wp-content/uploads/2019/07/LATRINA.jpg

No Comments

Post A Comment