QUEL PICCOLO MONDO DI IERI La vita nelle campagne

QUEL PICCOLO MONDO DI IERI La vita nelle campagne

“I ricordi che ci riportano nel passato hanno qualcosa da suggerirci, da insegnarci. Conservano esperienze, desideri raggiunti, ideali che solo il futuro ha potuto accertare. Nel mio piccolo mondo di ieri, povero di cose e ricco d’umano, ho conosciuto persone, vissuto fatti che hanno lasciato in me il desiderio di correre verso il futuro con in mano la fiaccola accesa.” Don Chino Pezzoli

È l’alba, nelle case anguste bilocale, sparse tra le campagne, il fuoco comincia a lambire il paiolo dove tra qualche ora sbufferà pigra la polenta. L’ambiente è fumoso, l’aria pressoché irrespirabile. Attorno al camino, uno sparuto gruppo di persone: un’anziana donna, seduta su una panca di legno, un uomo e un paio di bimbi scalzi. La porta è socchiusa per far uscire il fumo soffocante. All’inizio del secolo scorso, è questa la scena che ogni mattino di buon’ora si ripete nelle case dei nostri paesi.
Al termine del consueto rito della cottura. le pentole vengono nuovamente appese al basso soffitto; la posateria (coltelli cucchiai e forchette) appoggiata sul tavolo di legno ripiegabile. La dieta era estremamente povera e monotona. Si mangiava polenta e pane di segale. Per superare l’inverno, c’erano le castagne e le patate. Una volta essiccate, le prime venivano macinate per produrre farina oppure cotte nell’acqua o nel latte.
Conobbi un signore molto anziano e quando gli confessai che adoravo le castagne lui replicò: “Per carità, non me ne parli. Quand’ero giovane, non avevamo nient’altro da mettere sotto i denti all’infuori delle castagne, tutti gli anni la stessa storia per tre mesi di fila. Non le posso proprio più vedere”.

La tipica famiglia  del XIX secolo era composta da cinque-dieci persone: due coniugi, i loro figli, una o due zie nubili, uno zio e a volte un nonno o una nonna che aveva raggiunto la veneranda età di 40 anni.

Ma raramente l’intera famiglia trascorreva tutto l’anno sotto un unico tetto.
A partire dai cinque anni, i bambini, insieme ad altri giovani si spostavano continuamente tra vari edifici raffazzonati alla bell’e meglio, per accudire il bestiame che consisteva in un paio di mucche, qualche pecora e qualche capra, e rientravano all’abitazione principale situata nel villaggio solo poche volte all’anno.

Nonostante le condizioni primitive, la vita quotidiana era regolata da un complesso codice di norme. Ad esempio, vi erano regolamenti che stabilivano a quale uso era adibita la maggior parte dei terreni (di proprietà comune degli abitanti del villaggio), chi poteva farne uso e quando, ossia il giorno esatto di tarda primavera o di inizio estate in cui una famiglia era autorizzata a portare il proprio bestiame in montagna a pascolare.

I castagneti di proprietà privata erano situati nei boschi e praterie. Una sola pianta di castano era in grado di sfamare fino a cinque famiglie. Spesso scoppiavano liti per ogni singola castagna se apparteneva a quella o a quell’altra pianta del bosco del vicino. Anche quando le castagne venivano perticate i proprietari della pianta vigilavano attentamente dove le castagne cadevano.

Anche i boschi lungo i pendii delle montagne appartenevano ai privati, le guardie comunali vigilavano sulla deforestazione, in quanto le famiglie numerose tagliavano tanta legna che veniva utilizzata come combustibile per alimentare le case, fabbriche. La legna veniva anche commercializzata e quindi la deforestazione comprometteva il fabbisogno delle stesse famiglie.

Per raggranellare qualche spicciolo, le famiglie vendevano il formaggio prodotto con il latte del loro bestiame e la carne dei capi macellati. Il latte per i bambini e gli anziani era assicurato da una mucca che rimaneva sempre presso l’abitazione principale.
Con i pochi soldi che guadagnavano, acquistavano il materiale necessario per realizzare vestiti oppure il sale indispensabile per la loro dieta. Quella di allora, era tutt’altro che un’economia monetaria

La mortalità infantile si aggirava attorno al 50 percento e poiché la maggior parte dei bambini che sopravviveva non aveva il privilegio di frequentare la scuola, spesso rimaneva analfabeta. Le poche scuole esistenti erano gestite dal parroco del paese, ma tra questi uomini di Chiesa, pochi erano in grado di insegnare.

I possedimenti privati venivano suddivisi tra tutti i figli. Per evitare un eccessivo frazionamento delle parcelle già esigue appartenenti a una famiglia, esistevano diverse scappatoie.

Ad esempio, si cercava di accasare un figlio con una ragazza di un altro villaggio oppure si chiedeva un prestito per consentire a un altro figlio di emigrare. Intanto, nelle case la giornata volgeva al termine e tutti i membri della famiglia salivano al piano superiore dove trascorreranno la notte nell’unica stanza situata sopra la cucina.

La gente di allora si coricava con indosso i vestiti da giorno, perché non aveva né maglie né camicie da notte. Due o tre bambini condividevano lo stesso letto e in questo modo si tenevano caldo l’un l’altro.

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