QUEL PICCOLO MONDO DI IERI : La vita contadina nel secolo scorso

QUEL PICCOLO MONDO DI IERI : La vita contadina nel secolo scorso

L’opinione di Don Chino
2018-08-08 14:08:27

“I ricordi che ci riportano nel passato hanno qualcosa
da suggerirci, da insegnarci. Conservano esperienze, desideri raggiunti, ideali
che solo il futuro ha potuto accertare. Nel mio piccolo mondo di ieri, povero
di cose e ricco d’umano, ho conosciuto persone, vissuto fatti che hanno
lasciato in me il desiderio di correre verso il futuro con in mano la fiaccola
accesa.”
Don Chino
Pezzoli

LA VITA CONTADINA

All’alba, prima che
sorgesse il sole, i contadini si recavano in campagna a lavorare la terra. Cercavano
di rendere fertile il terreno, ma questo richiedeva molta fatica, si dovevano
togliere le pietre che impedivano la coltivazione e spianare il più possibile
il suolo per assicurare l’irrigazione e ottenere un buon raccolto.

A quell’epoca i contadini
non avevano nessuna sicurezza sul lavoro e nemmeno informazione, perché
finanziariamente non potevano comprare i giornali. Erano quindi costretti a
seguire gli ordini del padrone della fattoria. La retribuzione era stabilita
dal padrone che ospitava le famiglie dei contadini in case umide e fatiscenti.

I contadini gestivano
pure le stalle con gli animali: alcune mucche, un cavallo, un asino, un maiale.
Il cavallo e l’asino servivano per trasportare il materiale della campagna:
l’erba, il fieno, i rami di gelso e la legna per il camino o la stufa per
riscaldare la casa. Alla sera il capo famiglia e la massaia entravano nella
stalla, davano da mangiare e da bere alle mucche, poi le mungevano e così
ricavavano il prezioso latte che veniva usato per la colazione del mattino ed
anche per la cena.

Le mucche di buona
qualità rendevano molto latte, che la massaia utilizzava per fare il burro con
la zangola. Tutto questo però non bastava per la famiglia, c’erano anche le
galline che si nutrivano con il granoturco e che si lasciavano libere nell’aia,
nella campagna a beccare nel terreno. Quando le galline facevano tante uova, la
massaia le vendeva al commerciante di pollame che girava nei cortili del paese.

I contadini mietevano
il grano, si preoccupavano del clima molto caldo, che poteva generare forti
temporali e tempeste di grandine che potevano distruggere una parte del
raccolto. Le donne non erano in possesso di soldi, quando dovevano fare la
spesa nei negozi alimentari non pagavano il negoziante portavano con sé un
libretto dove il commerciate scriveva l‘importo dovuto.

I contadini, al levar
del sole, tracciavano il solco con la vanga e spesso dopo un duro lavoro così
faticoso si sentivano così stanchi che cercavano di riposare sotto un albero
di gelso e si addormentavano. Quando poi si svegliavano erano rammaricati per
il tempo perso.

A San Martino (11
novembre) si doveva pagare l’affitto al padrone delle case e delle terre, a
volte il contadino non aveva abbastanza soldi, allora il padrone lo costringeva
a pagare altrimenti a rischio di perdere casa e lavoro. Spesso i contadini con
la loro famiglia si trasferivano in altre cascine, caricando sul carro le poche
cosa che avevano.

Al tramontar del sole i
contadini tornavano dalla campagna e si preparavano per la cena che la moglie
aveva cucinato: minestra, patate e fagioli con polenta. Dopo aver cenato gli
spettava il riposo e un dolce sonno, ma prima di dormire la moglie sgranava il
rosario come voleva la tradizione familiare; solo al termine del rosario ci si
faceva l’augurio della buona notte. Spegnevano la lampada a petrolio, dopo aver
controllato se i bambini e le bambine che erano nella stanza accanto dormivano.
Durante l’inverno il freddo e le poche coperte richiedevano spesso di non
svestire, mentre gli adulti supplivano, in parte, con il mantello steso sul
letto.

Un piccolo mondo antico
povero, ma ricco di bontà e di attenzione reciproca.

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