QUEL PICCOLO MONDO DI IERI : La legna da rdere

QUEL PICCOLO MONDO DI IERI : La legna da rdere

L’opinione di Don Chino
2018-09-27 08:22:01

“I ricordi che ci riportano nel passato hanno qualcosa
da suggerirci, da insegnarci. Conservano esperienze, desideri raggiunti, ideali
che solo il futuro ha potuto accertare. Nel mio piccolo mondo di ieri, povero
di cose e ricco d’umano, ho conosciuto persone, vissuto fatti che hanno
lasciato in me il desiderio di correre verso il futuro con in mano la fiaccola
accesa.”
Don Chino
Pezzoli

La legna da
ardere

Fin da piccolo ho apprezzato la legna da ardere, dono prezioso della
natura. Mio nonno Lilo mi portava in montagna nel bosco per “fare la legna”.
Percorrevamo insieme la mulattiera di buon mattino fino a raggiungere un
casolare (La Costa) sperduto tra i boschi.
Arrivati, il nonno
prendeva la scure e la roncola e s’incamminava nel bosco percorrendo il
sentiero. Io lo seguivo. Giunto nella sua proprietà segnava gli alberi
d’abbattere. Con competenza ficcava la scure nel tronco e ad ogni colpo si
staccava una scaglia dall’albero fino al taglio completo. L’albero cadeva tra
le fronde degli altri alberi con fragore.
Mio nonno
conosceva l’arte del taglio,
il periodo, ma soprattutto l’albero d’abbattere e la
qualità dello stesso. Tagliava la legna dura: la quercia, il frassino, il
faggio, l’acero che bruciavano lentamente e sprigionavano tanto calore, ma
anche la legna dolce, il castagno, la betulla, il pioppo, il salice che davano
molto meno calore. Abbattuti gli alberi scelti il nonno liberava il tronco dai
rami e divideva i tronchi in alcuni pezzi idonei al trasporto.
Il bosco allora era una ricchezza
indiscussa perché assicurava ogni anno la legna necessaria per la casa. La
competenza e la passione di questo anziano consistevano nel dosare anno dopo anno
il fabbisogno per la casa, niente sciupava, anche le fronde e i rami degli
alberi unite in fascine servivano per accendere il fuoco. Pure le scaglie del
taglio venivano recuperate.
I tronchi tagliati nel bosco erano trasportati
nella baita, dove venivano segati e spaccati con la scure in pezzi compatibili
con la stufa o il camino. I pezzi di legna erano poi accatastati, disposti e
ordinati in modo che fosse garantita l’essicazione.
 Mio nonno conosceva l’arte del sistemare i pezzi
di legna sulla catasta per consentire l’areazione. Il tempo per l’essicazione
variava dalla qualità della legna, dal tempo meteorologico e dal luogo.
Ricordo un particolare dell’accatastamento. La corteccia
è un elemento naturale di protezione, quindi i ceppi preparati per la stufa o
camino accatastati all’aperto andavano disposti con la corteccia verso l’alto
per favorire una stagionatura più rapida, i ceppi accatastati sotto una tettoia
o solaio andavano posizionati con la corteccia verso il basso La buona
essicazione, assicurava una buona combustione e le calorie.
La legna secca, pronta da ardere veniva
poi portata presso le abitazioni su un mulo, un asino o sulle spalle di uomini
e donne. Mio nonno percorreva la mulattiera con il gerlo pieno di ceppi, faceva
alcune soste per riposare, e scaricava il fardello nel cortile della sua casa. Osservavo
con ammirazione questo anziano sudato, stanco, ma contento. Quanta fatica!
Con orgoglio ogni sera questo
indimenticabile anziano depositava nella cassapanca vicino alla stufa, i ceppi da
ardere il giorno dopo, li contava. Al mattino liberata la stufa dalle ceneri,
l’accendeva. Ripeteva sovente che la stufa faceva il suo servizio, cioè mandava
il necessario calore se la legna era pronta e disposta nella cavità della stufa
in modo da facilitare il tiraggio. Più volte ero tentato di aprire lo sportello
della stufa e mettere un pezzo di legno in più. Sapevo però che lo sguardo
severo del nonno mi avrebbe dissuaso. Altri tempi!

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