QUEL PICCOLO MONDO DI IERI : Il vignaiolo

QUEL PICCOLO MONDO DI IERI : Il vignaiolo

L’opinione di Don Chino
2019-02-13 18:33:57

“I ricordi che ci riportano nel passato hanno qualcosa
da suggerirci, da insegnarci. Conservano esperienze, desideri raggiunti, ideali
che solo il futuro ha potuto accertare. Nel mio piccolo mondo di ieri, povero
di cose e ricco d’umano, ho conosciuto persone, vissuto fatti che hanno
lasciato in me il desiderio di correre verso il futuro con in mano la fiaccola
accesa.”
Don Chino
Pezzoli

 

 

Il vignaiolo e la vita

 

In
passato la
scuola ricominciava ad ottobre. I bambini dai sette anni
in poi  erano una forza lavoro non
indifferente per l’agricoltura, la pastorizia, la raccolta della legna nei
boschi.  Il vigneto nella famiglia
contadina ha occupato sempre un posto di rilievo. Esso veniva seguito nell’arco
di tutte le stagioni con i lavori di potatura, legatura e piegatura dei tralci,
zappatura del terreno, della cimatura, vendemmia.

Giuseppe ormai ottantenne
ricorda: “I vigneti delle nostre pianure e valli collinose bergamasche, erano
situati in zone sperdute che confinavano con i boschi di  ginepri, frassini, castani, carpini.  I contadini vigilavano sui loro vigneti e gridavano
a squarcia gola appena vedevano un uccello avvicinarsi ai preziosi chicchi”.

“Era un mestiere che mi piaceva
tantissimo” continua Giuseppe. “Mi dava totale libertà e mi faceva sentire
utile perché aiutavo mio papà nel momento della potatura a togliere dal vigneto
i ramoscelli caduti per terra. Quando ero stanco mi avvicinavo alla e sorgente
d’acqua che era di una limpidezza invidiabile e lì lasciavo galoppare la fantasia
sul mio futuro, m’immedesimavo le mie mani che sarebbero state callose come le
sue e i suoi occhi vigili sulla sua vigna”. 

Prosegue Giuseppe: “Prima
della vendemmia era importante la cura con cui i contadini dovevano lavare ed aggiustare
i contenitori del vino dell’anno prima come tini, botti, damigiane e fiaschi:
operazione che veniva fatta nei giorni precedenti la raccolta dell’uva.  Quando i contenitori erano pronti si poteva
procedere alla vendemmia. In casa c’era un’atmosfera gioiosa, forse perché da
quella vigna dipendeva la sussistenza della nostra famiglia patriarcale”.

“In una bella giornata di
sole, che non mancava quasi mai, tutta la famiglia arrivava sul carro dei buoi
con le scale, i cesti e le cesoie.  E via a raccogliere i preziosi chicchi
scartando quelli che si erano imputriditi. La vigna veniva ripulita di tutta
l’uva: non ne rimaneva nemmeno un piccolo grappolo”.

“Questo lavoro era fatto e
rallegrato con canti e risate. La sosta del pranzo poi la gioia dei cesti riempiti
era incontenibile. Mio padre si metteva a capo tavola e dopo il segno di croce,
ringraziava il Signore per la vendemmia. 
Il cibo era squisitissimo, lo mangiavamo seduti nel prato con due bei
fiaschi di vino dell’anno prima mentre, per la frutta, avevamo alberi di fichi,
di mele, di pere a portata di mano. Da bere, per i piccoli, c’era l’acqua
sorgiva. Erano giornate intense e faticose, ma nessuno di noi avvertiva la
stanchezza.”

“La cosa strabiliante per
noi piccoli era la pigiatura. Eravamo noi bambini che dovevano entrare in questo
contenitore e, con i nostri piedini, pigiare i chicchi. Che gioco bellissimo la
pigiatura! Sotto i nostri piedi sentivamo spaccarsi l’uva che schizzava contro
le pareti e sguazzavamo all’infinito in un liquido odoroso, senza mai
fermarci. Al termine quando gli acini aveva mollato il prezioso succo, il
battimani  dei partecipanti coronava
l’impresa”.  

“Dopo questa pigiatura,
delle vinacce rimaste c’era una successiva torchiatura il cui composto che
fuoriusciva poteva essere trasformato in “grappa”. Dopo la prima
fermentazione il contadino raccoglieva il vino “vinello”, pronto per San
Martino (11 novembre).  Non mancava il dolce fatto con il mosto a cui si
aggiungeva la farina, il “sugo d’uva”,  che assumeva un bel colore
violetto e che si poteva mangiare solo nel periodo della vendemmia”. Giuseppe
mentre ricordava la vigna, l’uva e la pigiatura era commosso quasi fosse ancora
lì, con i piedi nel mastello mentre mamma e papà tifavano per lui.

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