QUEL PICCOLO MONDO DI IERI : El Cadregatt

QUEL PICCOLO MONDO DI IERI : El Cadregatt

L’opinione di Don Chino
2019-01-23 21:06:56

El Cadregatt   

 

Nel dialetto
milanese l’impagliatore di sedie si chiamava il Cadregatt, in riferimento alla
sedia chiamata “cadrega”; i bergamaschi valligiani lo chiamavano “sgagnì”,
sempre in riferimento alla sedia chiamata “scagna”. Negli altri dialetti lascio
al lettore la ricerca.

L’Impagliatore di sedie o “cadregatt” è un simpatico
artigiano rimasto nei ricordi. Questo mestiere era molto diffuso, in quanto
molti oggetti erano confezionati con paglia intrecciata, infatti si sfruttava
la materia prima (giunchi, foglie di mais, paglia di segale, midollino, paglia
di riso) che cresceva lungo i corsi d’acqua. Le sedie nelle nostre famiglie
erano impagliate. L’arte dell’intreccio del giunco acquisita dall’impagliatore,
riscuoteva riconoscimento e apprezzamento.  

Le donne del paese lo attendevano ogni mese per far
riparare le sedie di casa consumate dall’uso. Prima di affidare il lavoro
pattuivano il prezzo.  Ricordo Antonio lo
“scagnì” che dopo una sbuffata e una scrollata di spalle assicurava le donne
del lavoro ben fatto e del costo. Non mancava mai qualche sconto specialmente alle
clienti abitudinarie che gli portavano tre, quattro sedie per volta.

Il lavoro dell’impagliatore di sedie iniziava molto
prima a casa sua con la lavorazione della paglia da intrecciare poi sulle
sedie. Dopo essere stati raccolti i filamenti vegetali i più idonei alla
impagliatura, venivano levigati ed ammorbiditi con prolungati bagni d’acqua.  La cosiddetta paglia che l’artigiano portava
con sé, era sempre la migliore, ma soprattutto resistente, duratura. Aveva
sempre con sé un modello di sedia impagliata da esporre al cliente.

L’impagliatura poi avveniva come fosse un ricamo e ne
ripeteva i punti: a croce, a stella, a tessuto, a rete.
Era tutto un gioco di simmetria e di equilibrio; la
stella del fondo richiamava quella del coperchio, la treccia quella del bordo,
a volte, era di un colore diverso. Le sedie decorate appartenevano a qualche
salotto dei ricchi che l’impagliatore riparava a domicilio.

L’impagliatore
di strada impagliava le sedie con materiali comuni, resistenti e soprattutto
economici per far risparmiare a quelle donne che lo contattavano spesso
attorniate da una nidiata di figli. Se poi il telaio della sedia richiedeva
qualche riparazione, il buon uomo con chiodi, colla e lacci la rimetteva in
sesto, borbottando: “E’ l’ultima volta che le metto mano, ormai è fuori uso”.
Le donne le davano ragione, ma per cambiare le sedie sgangherate ci volevano i
soldi e a quei tempi spesso si rimediava in casa con le panche e sgabelli di
legno.



L’impagliatore
di strada è ormai scomparso, rimangono aperte alcune botteghe artigianali che
impagliano solo alcune sedie d’epoca. Questo artigiano è rimasto nei ricordi di
alcuni anziani che allora bambini si fermavano ad osservare con quanta rapidità
intrecciava i filamenti di vimini, di paglia tenendo spesso tra i denti alcuni
rametti di salice che di volta in volta intreccia con la paglia per fissarla al
telaio della sedia.

Finito il
lavoro della impagliatura si alzava e, dopo alcuni stiramenti delle braccia e
sgranchite le gambe, si sedeva con un pizzico d’orgoglio per dimostrare a se
stesso e ai clienti che il lavoro finito reggeva il suo peso…  Poi lentamente si risedeva sullo sgabello e
impagliava un’altra sedia, fino a quando la luce del giorno glielo permetteva.
Terminato il lavoro, caricava sul carrello agganciato alla bicicletta, attrezzi
e quanto le era avanzato di paglia, di vimini e altro e ritornava al suo paese
con in tasca qualche lira, quanto gli serviva per vivere lui e i suoi numerosi
famigliari.

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