QUEL PICCOLO MONDO DI IERI : Donne e madri

QUEL PICCOLO MONDO DI IERI : Donne e madri

L’opinione di Don Chino
2018-08-30 18:04:48

“I ricordi che ci riportano nel passato hanno qualcosa
da suggerirci, da insegnarci. Conservano esperienze, desideri raggiunti, ideali
che solo il futuro ha potuto accertare. Nel mio piccolo mondo di ieri, povero
di cose e ricco d’umano, ho conosciuto persone, vissuto fatti che hanno
lasciato in me il desiderio di correre verso il futuro con in mano la fiaccola
accesa.”
Don Chino
Pezzoli

Donne e
madri

In passato,
le donne erano avviate fin da bambine dalle loro madri ad assolvere determinati
compiti, che andavano dalla cura della casa alla confezione del corredo, in
vista del matrimonio. Il valore essenziale di ogni donna a quel tempo, era
quello di imparare a cucinare, cucire, ordinare la casa e così prepararsi a
diventare madre.

Nelle famiglie di ieri, l’arrivo di un figlio
era considerato una benedizione mentre la nascita di una figlia era salutata
con una sorta di rassegnazione, o con un entusiasmo molto minore rispetto al
maschio. Nelle famiglie più povere, l’arrivo di una figlia femmina era
addirittura considerata una punizione divina.

Il motivo va
cercato nel tipo di società soprattutto agricola dove l’uomo garantiva la
produzione e il necessario alla vita. L’apporto di forza-lavoro fornito dalla
donna era inferiore rispetto a quello dell’uomo. In quel tipo di società
contava l’uomo che garantiva alla famiglia il necessario per vivere.

Un’altra
causa che contribuiva ad accogliere con una certa rassegnazione la nascita di
una figlia femmina. Ne abbiamo già parlato.  Le rigide leggi tradizionali prevedevano che
la ragazza portasse nel matrimonio la dote. Tutto ciò era interpretato come una
vera e propria perdita economica per la famiglia di origine.

La
gravidanza era un momento molto difficile per la donna. Era una maternità  presente, sentita, ma non doveva essere
visualizzata. In passato, non esistevano ecografie, analisi, test di gravidanza,
era tutto affidato al senso femminile. In una situazione di precarietà
quotidiana, in certi casi l’unica certezza rimaneva una costante ricerca di
contatto col divino, con il sacro

Nel momento
del travaglio e durante il parto, la madre, oltre che da altre donne di
famiglia, veniva assistita da una levatrice o da una “mammana”, la quale aveva
accumulato attraverso l’esperienza una certa conoscenza di come agire in questo
delicato momento.

La scarsità
o la mancanza totale di latte nella mamma poteva esporre il bambino a gravi
rischi, dunque rappresentava una costante preoccupazione di tutte le madri. In
questi casi, scattava una rete di solidarietà tutta al femminile. Una donna che
aveva molto latte offriva il proprio seno a figli di madri prive di esso.

Nei primi
mesi di vita, i bambini venivano fasciati con delle apposite strisce di stoffa
dal petto in giù, lasciando libere soltanto le braccia. Ovunque, si credeva
fermamente che la fasciatura impedisse di crescere con le gambe storte.

Era diffusa
la credenza che, prima del battesimo, il neonato non potesse uscire di casa ed
essere mostrato in pubblico. In molti casi, probabilmente, il motivo era il
malocchio, nei confronti del bambino, esposto allo sguardo altrui senza aver
ricevuto il sacramento del battesimo, condizione irrinunciabile che permetteva
al piccolo le grazie divine che lo proteggevano dal male.

Alcune
testimonianze ci fanno sapere che la donna era costretta a rimanere in casa per
quaranta giorni per il suo temporaneo stato d’impurità. Esisteva una cerimonia
di “benedizione” a cui le donne partecipavano, in ricordo e memoria di Maria,
che si era recata al Tempio quaranta giorni dopo aver partorito Gesù per
compiere un sacrificio di purificazione.

Le mamme
erano spesso sole, piegate dalla fatica nei campi e nelle filande. A rompere la
solitudine di queste donne c’era una  forte
solidarietà umana nei paesi soprattutto, un reciproco scambio tra le donne che riscaldava
l’anima, incoraggiava e dava la possibilità di credere in un futuro diverso.

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