Papa Francesco: profeta di un mondo nuovo?

Papa Francesco: profeta di un mondo nuovo?

L’opinione di Don Chino
2014-03-12 09:58:19

Mi trovavo in Sardegna nella Comunità “Madre dei Poveri” quando la fumata bianca annunciava l’elezione del nuovo papa.
Mi trovavo in Sardegna nella
Comunità “Madre dei Poveri” quando la fumata bianca annunciava l’elezione del
nuovo papa. Quel 13 marzo di un anno fa sentii quel nome e cognome del
cardinale argentino. Sapevo che faceva parte del collegio cardinalizio,
qualcosa su di lui avevo letto. Mai pensavo che quel prelato entrato in
vaticano con la borsa in mano fosse eletto papa. La sua età di 75 anni
canonicamente prevedeva il collocamento in panchina. Per Giorgio Bergoglio no,
egli entrava nel campo della Chiesa, un po’ zoppicante, come titolare per fare
la partita più difficile della sua vita. Scelse come nome quello di Francesco un santo amatissimo dai credenti.
Un programma? Ora voglio pensare che la scelta di quel nome significasse non
solo la povertà del santo d’Assisi e l’umiltà che il santo portava tra le vie
dell’Umbria. Papa Francesco, in questo primo anno di pontificato, ha
testimoniato a tutti la sua grande
sensibilità,
una qualità umana di cui l’uomo del nostro tempo ha bisogno.
Devo subito rilevare che tale virtù è stata contagiosa tra i credenti e non,
poco tra i vescovi, preti, religiosi e religiose. Ogni lettore si chieda il
perché. Le virtù dell’animo che oggi vengono maggiormente apprezzate e lodate sono
l’intelligenza pratica (anche se disgiunta da una valutazione complessiva dei
problemi), la determinazione nel perseguire i propri obiettivi (senza farsi
troppi scrupoli), la sicurezza di sé (indipendentemente dall’esatta valutazione
del proprio valore), la flessibilità mentale (spinta fino ad accettare i
peggiori compromessi), la disinvoltura in qualsiasi circostanza (fino alle
forme più discutibili di esibizionismo e narcisismo). La sensibilità è fra le
doti ritenute di poco conto nella nostra società. Che cosa se ne può fare della
sensibilità il cittadino del terzo millennio, tutto proteso a conquistarsi il
proprio spazio sociale, a ritagliarsi la propria fettina di visibilità, di
successo (soprattutto economico), di gratificazione esteriore? E ai religiosi e
religiose spesso chiusi nel loro bozzolo di falsa perfezione intimistica a che
cosa serve questo messaggio del cuore?  Papa Francesco invece
non dimentica che la sensibilità è
alla base sia della creazione artistica, sia dell’intuizione dei grandi
problemi scientifici; e, soprattutto, che la sensibilità costituisce un fattore
indispensabile per l’armoniosa convivenza degli individui all’interno della
società: perché, una volta spogliato di essa, qualunque gruppo umano finisce
per generare continuamente attriti e tensioni che, una volta instaurati, è
difficilissimo controllare e disinnescare. La
sensibilità
è quella dote che spinge l’amico a farsi avanti non appena
intuisce l’esistenza di una difficoltà, prima che la persona bisognosa trovi il
coraggio di chiamarlo; che risolve amichevolmente i malintesi, prima che
degenerino in astiosi e prolungati rancori; che mette gli altri a proprio agio,
nelle situazioni in cui si sentono esposti e indifesi; che scioglie in un
sorriso tensioni vecchie e nuove, portando una nota gentile di freschezza e
leggerezza; che apre gli occhi avanti allo spettacolo incantevole del mondo e
sa renderne partecipi anche i cuori più distratti. Papa Francesco sensibile
e attento ai disagi e sofferenze umane, riserva ai contatti umani tanta
passione. Per quanto esposto papa
Francesco ad essere ferito da talune circostanze della vita, possiede una
visione del reale così profonda e radicata, così matura e consapevole, da poter
elaborare anche gli strumenti per riflettere sulla propria condizione e per
dare nuove risposte alle sfide che le vengono incontro, spostandole, al tempo
stesso, su un livello sempre più alto e spirituale. La sensibilità, dono umano
e divino, gli offre la possibilità di essere immerso di una immensa folla di
gente in attesa di un gesto, di un sorriso, anche solo di una presenza che
infonde coraggio. Un profeta di un mondo nuovo che propone agli uomini di
essere “una cosa sola” come Cristo ha chiesto nell’Ultima Cena? Credo di sì.

Don Chino Pezzoli

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