ONESTA’ Non rubare

ONESTA’ Non rubare

Pensaci Su…
2019-03-28 08:52:30

Tratto dal libro di Don Chino ” Tracce di moralita’ ”

Non rubare

Roberto Benigni,
commentando il settimo comandamento “Non
rubare”,
sostiene che è un comandamento per noi italiani.  “È
un comandamento
ad personamafferma
il comico, “pare che Dio l’abbia scritto
direttamente in italiano. Sembra che con questo, Dio ci ha riservato un
trattamento di favore, e a Mosè, che gli chiedeva perché l’ha scritto in
italiano ha risposto: ‘so io Mosè perché, lo capirai tra tanto tempo’”.
Benigni
ha aggiunto un’altra pungente battuta:
“Sembra proprio che Dio si rivolga a noi nella nostra lingua, e così come
ci ha donato le Alpi, il mare, ci ha dato un comandamento tutto per noi”.
A
questo punto il comico toscano ha ricordato alcune vicende del nostro Paese,
poi ha aggiunto: “Quando qui in Italia i
ladri li prendono si vergognano perché si sono fatti beccare e non perché hanno
rubato e poi c’è sempre una giustificazione. Ci sono grandi uomini d’affari,
grandi manager che sono lì a studiare dalla mattina alla sera come rubare”.
Un
commento, quello di Benigni, davvero azzeccato. I ladri eccellenti nel nostro
Paese si dicono sempre “tranquilli” di fronte alla legge. Un motivo c’è:
trovano quasi sempre il modo di cavarsela.

I ladri eccellenti 

Chi sono i ladri eccellenti?
Sono tutti quelli che hanno messo in atto il riciclaggio e la frode fiscale ai
danni dello Stato e, quindi, di noi cittadini. Sono finanzieri infedeli,
manager senza scrupoli, con conti bancari da capogiro in Paesi off-shore, uomini politici sospinti
dalle cosche. Dalle ipotesi accusatorie emerge un quadro davvero inquietante. I
destinatari delle ordinanze di custodia cautelare firmate dai gip sono molti:
manager, uomini politici, avvocati, imprenditori e prestanome, con le accuse di
associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio e al reimpiego di
capitali illecitamente acquisiti attraverso un complesso sistema di frodi.
Qualcuno suggerisce di attendere l’esito delle indagini prima di tacciare di
disonestà gli inquisiti. Sono d’accordo: si fa presto a linciare una persona
con la lama dei pregiudizi, delle illazioni e di cattiverie a buon mercato.
Colpevoli o innocenti, mi chiedo: quale è la mentalità diffusa in un certo
ambito politico, imprenditoriale o manageriale? Senz’altro disonesta!
 

Le frodi intelligenti 

Ormai credo, cari giovani, che
ci sia una specie di distinguo tra un modo di rubare e un altro. Tutti sono
d’accordo che prendere il portafoglio a un passeggero del tram, svuotare la
cassaforte di una banca, scippare la pensione a una vecchietta per strada,
insomma appropriarsi di beni e soldi altrui sia rubare. Ma non è forse rubare,
per esempio, produrre fatture fasulle, infilare nella giacca una bustarella per
vincere un appalto, riciclare denaro sporco, pompare i preventivi e assicurare
la mazzetta a chi fa da tramite nell’affare? Non è rubare non battere lo
scontrino fiscale in un esercizio commerciale, commercializzare o lavorare in
nero? Non è rubare timbrare il cartellino del lavoro e poi recarsi al
supermercato a fare la spesa o fingere una malattia per assentarsi dal lavoro
con l’assenso del medico di base? Non è forse rubare falsificare i bilanci per
avvalersi di uno sgravio fiscale?

La mancata educazione 

Il motivo di questa mentalità
disonesta va cercato nella mancata educazione alla giustizia sociale. Il
cittadino pensa che il suo interesse stia al primo posto: ciò che conta è fare
soldi per sé e quindi il fine giustifica i mezzi. O meglio, tutti i mezzi sono
leciti per raggiungere il fine. Non mi è mai capitato che un credente
confessasse a me prete il peccato di aver derubato il fisco. Quando mi azzardai
a fare qualche velata domanda, la risposta fu lapidaria: “Sa, gli affari sono
affari!” La morale sociale, soprattutto negli affari, per come stanno adesso le
cose, è destinata alla ghigliottina, ne sono certo. Allora andiamo avanti ad
avvisi di garanzia, a carcerazioni preventive, a processi interminabili? Non si
può proprio cambiare niente? Mi sembra che qualcosa si possa fare. Chiederci,
al termine della giornata, se siamo stati onesti, e impegnarci ad educare la
coscienza a scegliere il bene personale e sociale.

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