ONESTA’ – Non rubare

ONESTA’ – Non rubare

Pensaci Su…
2018-06-02 07:48:26

Tratto dall’ultimo libro di Don Chino ” Tracce di moralita’ ”

Roberto Benigni commentando il settimo
comandamento “Non rubare”, fa
sapere che è un comandamento per noi italiani. “E’ un comandamento ad personam, afferma il comico, pare che Dio
l’abbia scritto direttamente in italiano, Sembra che con questo, Dio ci ha
riservato un trattamento di favore, e a Mosè; che gli chiedeva perché l’ha
scritto in italiano ha risposto ‘so io Mosè perché, lo capirai tra tanto
tempo’”.
Benigni ha aggiunto un’altra pungente battuta: “Sembra proprio che Dio si rivolga a
noi nella nostra lingua, e così come ci ha donato le Alpi, il mare, ci ha dato
un comandamento tutto per noi”.
E qui il comico toscano ha ricordato alcune
vicende del nostro Paese.  E poi ha aggiunto: “Quando qui inItalia i ladri li prendono si vergognano perché si
sono fatti beccare e non perché hanno rubato e poi c’è sempre una
giustificazione. Ci sono grandi uomini d’affari, grandi manager che sono
lì a studiare dalla mattina alla sera come rubare”.
Un commento quello
di Benigni davvero azzeccato. I ladri eccellenti nel nostro paese si dicono
sempre “tranquilli” di fronte alla legge. Un motivo c’è, trovano quasi sempre
il modo di cavarsela…

I ladri eccellenti 

Chi sono i
ladri eccellenti? Sono tutti quelli che hanno in atto il riciclaggio e la frode
fiscale ai danni dello Stato e quindi di noi cittadini.  Sono finanzieri infedeli,  manager senza scrupoli, con conti bancari da
capogiro in Paesi off-shore,  uomini
politici sospinti dalle cosche. Dalle ipotesi accusatorie, emerge un quadro
davvero inquietante.  Sono molti i destinatari delle ordinanze di custodia
cautelare firmate dai gip, a manager, uomini politici, avvocati, imprenditori e
prestanome, con le accuse di associazione per delinquere finalizzata al
riciclaggio e al reimpiego di capitali illecitamente acquisiti attraverso un
complesso sistema di frodi. Qualcuno suggerisce d’attendere l’esito delle
indagini giudiziarie prima di “timbrare” di disonestà gli inquisiti. Sono
d’accordo. Si fa presto a linciare una persona con la lama dei pregiudizi,
dell’illazioni e di cattiverie a buon mercato. Colpevoli o innocenti i presunti
inquisiti, mi chiedo: quale è la mentalità diffusa in un certo ambito politico,
imprenditoriale o manageriale? Senz’altro disonesta!
 

Le frodi intelligenti 

Ormai credo
cari giovani, che ci sia una specie di distinguo tra un modo di rubare e un
altro. Tutti sono d’accordo che grattare il portafoglio a un passeggero,
svuotare la cassaforte di una banca, scippare la pensione a una vecchietta per
strada, insomma appropriarsi di beni e soldi altrui è rubare. Non è rubare, ad
esempio, produrre fatture fasulle, infilare nella giacca una bustarella per
vincere un appalto, riciclare denaro sporco, pompare i preventivi e assicurare
la mazzetta a chi fa da tramite nell’affare. Non è rubare non battere lo
scontrino fiscale in un esercizio commerciale, commercializzare o lavorare in
nero. Non è rubare timbrare il cartellino del lavoro e poi recarsi al
supermercato a fare la spesa o fingere una malattia per assentarsi dal lavoro
consenziente il medico di base. Non è rubare falsificare i bilanci per
avvalersi di uno sgravio fiscale.

La mancata educazione 

Il motivo di
questa mentalità disonesta, va cercato nella mancata educazione alla giustizia
sociale. Il cittadino pensa che il suo interesse stia al primo posto: ciò che
conta è fare soldi per sé e quindi il fine giustifica i mezzi. O meglio tutti i
mezzi sono leciti per raggiungere il fine. Non mi è mai capitato che un
credente confessasse a me prete il peccato di aver derubato il fisco.  E
se m’azzardai a fare qualche velata domanda, la risposta fu lapidaria: “Sa, gli
affari sono affari!” La morale sociale, soprattutto negli affari, come stanno
adesso le cose, è destinata alla ghigliottina, ne sono certo. E allora andiamo
avanti ad avvisi di garanzia, a carcerazioni preventive, a processi
interminabili? Non si può proprio cambiare niente? Mi sembra che qualcosa si
possa fare. Chiederci, al termine della giornata se siamo stati onesti. E poi
impegnarci al rifacimento morale. (Dal libro di don Chino Pezzoli  “Tracce di moralità”.

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