Michele ha veramente ucciso Elena?

Michele ha veramente ucciso Elena?

Pensaci Su…
2015-01-31 21:42:07

“Quando sono arrivati i carabinieri, lui aveva il grembiule al collo e le mani bagnate. Michele Buoninconti stava lavando le tazze della colazione.
“Quando sono arrivati i carabinieri, lui aveva il grembiule
al collo e le mani bagnate. Michele Buoninconti stava lavando le tazze della
colazione. Ha capito subito il motivo della visita: «Posso togliere le chiavi
dall’auto?». L’hanno accompagnato in cortile. E’ rientrato per preparare una
piccola borsa. E mentre andava avanti e indietro per casa, senza commentare
l’arresto, ha offerto una caramella alla menta al colonnello Fabio Federici,
come se fosse normale essere lì. Si stava avverando la frase che ripeteva a
tutti: «Tanto un colpevole lo devono trovare a ogni costo». Alludeva a se
stesso. Si considerava la vittima predestinata. Ma gli investigatori sono
convinti di aver trovato “il colpevole”, l’unico colpevole possibile. Scrive il
gip: «La ragione dell’omicidio deve essere ricercata nell’esigenza di Michele  Buoninconti di affermare il suo dominio
”.
(Notizia Ansa) 

 

La notizia dell’arresto di Michele Boninconti,
il marito di Elena Ceste madre di quattro figli scomparsa da casa il 24 gennaio
del 2014, ci ha lasciati sconcertati, avviliti. Michele, il pompiere tutto
dedito alla famiglia avrebbe soffocato Elena e buttata poco distante in un
canale in campagna tra le sterpi, l’acqua e i topi. Il corpo fu trovato un anno
dopo. Perché tanta brutalità? Se l’accusa dei giudici trovasse riscontri reali
come loro affermano, un pensiero è inevitabile. Come poteva Michele, in questo
ultimo anno, passare ore e giorni con i suoi quattro figli? Se fosse stato lui
a uccidere Elena la loro mamma, ogni incontro, ogni espressione d’affetto verso
i figli come spiegarli? E’ un pazzo lucido? E’ una persona con due personalità
contrastanti? Aspettiamo che la giustizia metta in luce ciò che è successo in
quella casa dove Elena accudiva con tanto amore i suoi figli. 
Di
fronte a tanto orrore, mi sia permessa una riflessione. Esistono, prima di
tutto, un pensiero violento, un modo offensivo e arrogante di concepire la
vita, e una cultura intrisa di reazioni incontrollate. La violenza sembra oggi
ormai esplosa in famiglia. Uccidere un famigliare, occultare la vittima,
sostenere la propria estraneità al fatto è diventato una specie di film che si
ripete. Il mondo attorno a noi, non è solo quello fisico che ci circonda, ma è
anche tutto ciò che possiamo vivere attraverso l’occhio televisivo e
giornalistico a scompensarci. I giornalisti, i cronisti e i fotoreporter ci
fanno percorrere il pianeta da un capo all’altro. I confini tra reale e
virtuale si fanno sempre più tenui e i messaggi immaginativi violenti,
diventano spesso modi di pensare e d’atteggiarsi per i piccoli e per grandi. Si
sono indeboliti il controllo della mente, la coscienza, i sentimenti, lasciando
sfogo alla parte istintiva del nostro sé.

 

Le famiglie spesso sono il luogo di
tradimenti, d’incomprensioni, liti, offese, insulti e colluttazioni con esiti
terribili… Basta nella coppia un susseguirsi d’incomprensioni, un conflitto
suscitato dalla gelosia per scatenare reazioni incontrollate. Le reazioni
dell’uomo verso la propria donna quindi possono essere foriere di tragedie
irreversibili. Il gesto finale che li porta ad uccidere la moglie è causato da
uno stato mentale confuso che genera reazioni istintive, disperate spesso in
preda alla perdita di controllo. 
Che
fare? Ci vogliono persone credibili, pronte a portare nelle famiglie un
consiglio, una presenza di supporto, d’incoraggiamento per evitare che certi
risentimenti trovino nella violenza l’epilogo.  Non sono le reazioni violente che mettono le
persone nella condizione di cambiare, di rivedere i loro comportamenti. Un
detto popolare afferma che chi semina vento, raccoglie tempesta. E’ sempre
l’amore che vince il male, la violenza invece lascia sempre uno strascico di
dolore e morte. Anche nei momenti difficili è bene essere coscienti delle
proprie debolezze e farsi aiutare per non perdere la testa. 
Il mio
pensiero in questi giorni, dopo l’arresto di Michele, va ai quattro figli che
aggiungono al grave lutto della madre quello del padre ritenuto colpevole,
omicida. Se questo padre fosse veramente colpevole, quanta solitudine in questi
figli! Una solitudine terribile, una ferita che li accompagnerà tutta la vita.
Mentre riporteranno alla loro mente l’immagine della mamma Elena, non potranno
separarla dall’immagine del padre Michele assassino. Spero che Michele sia
innocente, soprattutto per non scolpire nei figli un doppio lutto: la mamma che
è stata uccisa, il padre che è l’assassino. Certamente che la loro condizione
di orfani li terrà uniti… Se questo padre 
fosse il boia della loro mamma, poveri figli, sarà per loro difficile
guardarlo  negli occhi e non pensare alla
loro mamma vittima di tanta brutalità…    



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