LA MORTE CI PARLA DI DIO

LA MORTE CI PARLA DI DIO

Pensaci Su…
2014-10-20 20:36:57

Il poeta Eugenio Montale negli ultimi giorni confidò: “ per tutta la vita ho battuto il muro, tentando di scoprire che c’è, se qualcosa c’è, dall’altra parte della parete

Il poeta Eugenio Montale negli ultimi giorni confidò: “ per tutta la vita ho battuto il muro, tentando di scoprire che c’è, se qualcosa c’è, dall’altra parte della parete, convinto che la vita deve avere un significato che ci sfugge. Ho bussato sempre più disperato, come uno che attende invano una risposta..”. Che c’è dall’altra parte della parete? Che ne è di coloro che hanno varcato la soglia della morte? Che ne sarà di noi? La domanda è fondamentale e porta con sé tratti di tristezza e sgomento e risposte abbozzate che poi l’attività frenetica  anestetizza o cancella. Qualcuno immagina di essere eterno, immortale e ricorre ai trattamenti speciali per fermare l’età: non cela fa, prima o poi deve preparare le valigie. L’unica novità che intende ingannare la morte, l’hanno escogitata  gli americani riservando al cadavere trattamenti speciali. L’ingombrante e fastidiosa salma viene rifatta, colorita  e messa seduta in posizione normale con in mano una penna, un libro, un sigaro. 

La morte fa paura, è inutile negarlo. Tutto serve per mistificarla: lasciamo che un familiare muoia all’ospedale, non parliamo di morte e defunti, siamo infastiditi se un drappo funebre è appeso all’ingresso del condominio, cambiamo strada per non imbatterci in un funerale, trasformiamo i cimiteri in giardini pubblici…Le ragioni sono diverse, vediamone alcune. Tutti siamo attaccati a questa vita terrena e la morte ci si presenta come un esproprio terribile e violento. I sepolcri e le tombe attestano la sfida alla morte. Sono lì, quasi per assicurarci, che qualcosa resta: il ricordo, la fama, il legame d’affetto. Un amico che credeva nella sola residenza sulla terra mi disse: “ Noi viviamo nei posteri, se abbiamo lasciato nella storia la nostra impronta”. Un mese dopo il suo funerale, solo la vedova e un figlio conservavano il ricordo. 
Questa nostra vita che va dalla culla alla tomba, non ci basta: vogliamo vivere, desideriamo infrangere il buio della morte tratteggiando nella nostra mente una scia di speranza. Le nostre capacità razionali non sono in grado di sfondare quel “muro” che delimita la vita terrena. Nessuno è tornato dal viaggio di solo andata per rivelarci come stanno le cose nell’aldilà. La sola Persona che è tornata o ha fatto tornare qualcuno, è ritenuta un mito, una leggenda da raccontare ai bambini. Mi convinco sempre di più che sia impossibile  nascondere, evitare la morte, se si vuole vivere ogni attimo intensamente. La morte ci fa valorizzare il tempo e mettere, in ogni attimo: affetti, desideri, gesti di bene. 
Afferma Viktor Frankl: “Non è possibile passar sopra alla morte, non prenderla in considerazione: giacché in effetti, la morte appartiene alla vita”. Questa stupenda verità l’ho trovata in una lettera che Massimo scrisse prima di morire.“ Le mie forze vengono meno: sto per morire di A.I.D.S. a  29 anni. In questi giorni di ospedale percorro le tappe importanti della mia vita: luci e ombre, desideri e delusioni, amore ed egoismo, grazia e peccato;  tutto mi si presenta davanti come se fosse scritto in un libro, quello della mia mente. Mi  chiedo: questa mia storia ha un senso? Non so rispondere, le mie idee non sono sufficienti. Eppure cerco di capire se la vita che devo lasciare ha una continuità, un dopo. Del resto a nessuno basta il presente: la mia breve vita o quella lunga degli altri apre uno squarcio dell’eternità. Giunto alla fine di questi giorni, io sento, dentro di me, la spinta verso l’eternità. Voglio continuare a vivere: la morte mi parla della vita, mi sussurra nell’anima la speranza. Io non ho mai ascoltato la morte, in questi ultimi giorni l’ascolto, non mi ribello, so che porta con sé la luce e mi parla di Dio”. Massimo, arrivato al cancello che ognuno di noi deve varcare da solo, lascia che la sua mente risponda al mistero della morte. Oltre quel cancello non c’è il “nulla eterno”, ma l’eternità. E’ difficile concepire un’altra vita,   

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