Innovazione sul piano scientifico e organizzativo. La mission del prof. Serpelloni

Innovazione sul piano scientifico e organizzativo. La mission del prof. Serpelloni

Una finestra sul mondo
2014-03-08 10:17:34

Alla guida del ricostituito dipartimento della Presidenza del consiglio per le politiche antidroga c’è il prof. Giovanni Serpelloni uno scienziato per cui la scelta etica non è negata della scienza, e che ha un progetto ambizioso: quello di avviare un processo di profonda innovazione culturale e operativa delle istituzioni italiane.
Alla guida del ricostituito
dipartimento della Presidenza del consiglio per le politiche antidroga c’è il
prof. Giovanni Serpelloni uno scienziato per cui la scelta etica non è negata
della scienza, e che ha un progetto ambizioso: quello di avviare un processo di
profonda innovazione culturale e operativa delle istituzioni italiane.Il dipartimento che lei adesso
dirige ha avuto alterne fortune. Quale è la mission del ricostituito
Dipartimento per le politiche antidroga?
Innanzitutto debbo dire mi sembra
una ovvietà che uno Stato si debba dotare di un Dipartimento per le politiche
antidroga ed anche che sia necessario che questa struttura si collochi
all’interno della Presidenza del Consiglio perchè ha il naturale compito di
coordinamento interministeriale atteso che le politiche nazionali sulla droga
non possono rimanere esclusiva di questo o quel ministero.Riguardo alla peculiarità del
nostro impegno posso dire che noi punteremo da subito sull’innovazione della
lettura del fenomeno, un grave handicap all’azione di contrasto è che usiamo
delle modalità che non sono più consone con l’evolversi del fenomeno. Le faccio
un esempio. I dati necessari per redigere la Relazione annuale al Parlamento
relazione risalgono a parecchi mesi prima se non addirittura anni la sua
effettiva presentazione. Dobbiamo quindi dotarci di mezzi di più rapida lettura
perchè anche la risposta sia più tempestiva e quindi più efficace.Questo avverrà con l’introduzione
sistemica di una allerta rapida multicanale basata sulla rete telematica già
esistente e solo da attivare con specialisti che riescano a capire se le
segnalazioni che arrivano disegnano o meno un nuovo trend, come può essere un
cambio di politiche di marketing degli spacciatori nelle scuole per irretire i
minorenni.Al sistema Italia stanno scappando
una serie di fenomeni in forte evoluzione come le farmacie on line, un ampio
mercato di farmaci illegali di dubbia provenienza, droghe comprese, accessibili
ai più: dov’è stato finora l’occhio attento dello Stato? Oppure pensiamo anche
al fenomeno del micro-rave party, anche di poche decine di persone, che
indipendentemente dal fatto culturale sono condizioni oggettive che portano un
rischio, anche educativo non solo di tipo tossicologico, per la popolazione
giovanile.La lettura in tempo reale del
fenomeno è un mezzo per portare a quali obiettivi primari?
Alla diagnosi precoce. Oggi
aspettiamo ancora i tossicodipendenti sulle porte dei Sert o delle comunità e
possono arrivarci anche dieci anni dopo che hanno iniziato a utilizzare le
sostanze.
E’ giunta l’ora di capire quando
ci si avvicina alla droga e cercare, è un paradosso, di intervenire il giorno
dopo, non c’è una vera politica di anticipazione ma ci si mettein condizione di
attesa e non di individuazione precoce del problema: e qui si devono
coinvolgere la famiglia, politica intelligente del drug test ma non lo
screening di massa che non serve a niente ma sarebbe innovativo noi considerassimo
il rischio droga alla pari di ogni altro rischio sanitario, e non solo, nella
fascia di età dai 12 ai 18 anni.
La seconda causa di morte dei
giovani di quella fascia di età è un problema correlato alla droga, la prima
sono i traumi da incidenti. E non c’è solo l’esito fatale, in generale ci
preoccupiamo giustamente molto dell’invalidità, della possibilità per esempio
che un ragazzo possa rimanere zoppo. Qui il problema è che nostro figlio pensi
zoppo, perchè è chiaro che le droghe creano danni permanenti a livello
cognitivo.
Ci preoccupiamo di portare i
nostri figli dal dentista, dall’ortopedico per la scogliosi, dall’oculista per
la miopia e non ci preoccupiamo di portare i nostri ragazzi a fare una diagnosi
precoce della seconda causa di morte?
Se la loro probabilità di morte è
collegata soprattutto all’uso di droghe magari è importante per un genitore
preoccuparsene.Questa rivoluzione culturale
del sistema su quali innovazioni pensa di poggiarla?
Da subito l’’innovazione sarà di
tipo organizzativo. Il dipartimento dovrà avere una apertura massima a quelle
realtà veramente operative sul territorio nazionale ed europeo.
Il dipartimento che dirigo di per
sè non può proporre la soluzione del problema droga ma può mettere in rete
delle unità operative, di organizzazioni ed enti che in qualche modo funzioni
ed andare a identificare i punti di eccellenza, San Patrignano è
indiscutibilmente uno di questi (tifo per loro da quando ero piccolo, e sono
alto due metri, si faccia i conti …).
Quello che mi piace in particolare
della loro esperienza l’ho ritrovata tutta in una delle ultime iniziative,
“Squisito!”, declinazione di una azione propositiva e positiva, non del
lamentio del perdente o dell’insistenza nel compatimento, ma il rilancio di una
sfida che è perfettamente inserita nella società e che è assolutamente
replicabile.
Ebbene questo stesso spirito io lo
voglio mettere dentro il Dipartimento. Le politiche e gli interventi
”antidroga” devono diventare stimolanti, interessare in maniera gradevole
perchè l’opinione pubblica non fugga dall’argomento “droga” ma ne sia coinvolta
attivamente.
Questo succede anche negli Stati
Uniti e posso notare numerosi effetti benefici, uno dei più banali è quello di
poter trovare con più facilità investimenti privati o istituzionali per le
politiche antidroga che abbiano questo appeal.Lei proviene dal mondo della
scienza cosa porterà dalla sua formazione ed esperienza?
L’altro pilastro dell’
innovazione, che sarà proprio sul piano scientifico. Fino ad ora ci si è
concentrati sull’aspetto farmacologico. A mio giudizio bisogna invece spostare
l’asse sulle neuroscienze. Per meglio prevenire o guarire i danni delle droghe
bisogna conoscere meglio, e ora abbiamo la possibilità di farlo, i meccanismi
esatti con cui il cervello reagisce e fissa l’uso di droga e ne crea il
desiderio, il craving. Sapere perchè alcuni riescono a uscire da questo
desiderio, i cosiddetti responder, altri invece fanno fatica, i low responder,
ed altri non ce la fanno proprio, i no responder.
Noi abbiamo fatto studi che hanno
portato a ottimi risultati preliminari e siamo riusciti a fotografare il
craving . Oggi noi possiamo “mappare” le aree del cervello responsabili del
craving a livello della corteccia celebrale, le possiamo quantificare in
volume, in intensità ed in durata. Abbiamo fotografato anche le aree della
volontà che possono essere stimolate e rinforzate, avendone un immediato
riscontro visivo, mentre quelle del craving inibite, e gli interventi
psico-educativi sono in grado di far aumentare il controllo anche sulle aree
del craving.
Grazie al neuroimaging possiamo
vedere quello che finora ci siamo solo immaginato nel campo delle neuroscienze.
Avere l’immagine di dove e come l’individuo porterà, sono sicuro, a nuove
soluzioni di approccio.
Il mondo globalizzato di oggi fa
sì che si viva tutti all’interno della società dell’informazione che non sempre
è corretta quando si parla di droghe.
Noi vogliamo creare una vera
contro-informazione sulle droghe a partire, ma non solo, da campagne di
comunicazione istituzionali. Finora c’è stata una innegabile prevalenza nel
campo dei media di chi glorificava questa o quella sostanza o ne proclamava un
diritto all’uso, noi dobbiamo contrastare i tanti messaggi errati con tutte le
evidenze che ci vengono abbondanti dalle scienze.
Penso anche a chi proclama
l’efficacia delle strategie cd. della “riduzione del danno”. Ma con la R. D. si
dimostra solo l’efficacia di essere rinunciatari. Dal momento che ci sono
tossicodipendenti in cura noi abbiamo il dovere di occuparci delle loro
patologie e di tutte le condizioni devianti correlate. E’ il buon senso che ci
spinge a cercare quella che una volta si chiamava prevenzione secondaria, ma
questo non può essere l’obiettivo primario o addirittura unico.
L’unico obiettivo primario è che
ogni essere umano deve essere recuperato a se stesso e alla società e non si
deve mai mollare fino al raggiungimento dell’obiettivo, qualsiasi tempo ci
voglia.E ai “pragmatici” che
sostengono che il consumo di massa di droghe è tra noi per rimanere e che le
risorse vanno spese per gestire la situazione, dato che una società libera
dalla droga è utopia?
Noi dobbiamo chiederci, cosa
vogliamo per i nostri figli? A chi propone la “gestione” tramite ad esempio il
metadone a mantenimento, gli risponderei: se fosse tuo figlio cosa vorresti che
si facesse? Cosa penseresti nel vedere tuo figlio tornare a casa ogni giorno
incapace di parlare e relazionarsi sotto l’influsso del metadone?
Ci sono certo cronicità pesanti
che non hanno risorse, ma abbiamo il dovere di costruire realtà anche per loro,
ma la prima realtà è la solidarietà e non può esserci la solidarietà in un
ambiente di povertà morale.
Parlo a ragion veduta. Io sono
stato più volte in Svizzera e ho visto lo Platzspitz a Zurigo, ho scritto per
primo un progetto di studio sulla sperimentazione con l’eroina tanti anni fa e
mi sono convinto che la scelta umana, quella etica, di fondo è la prima che
devi fare, poi viene la scienza.
Bisogna andare avanti su evidenze
scientifiche ma domandarsi su quali basi strategiche. Perchè se si accetta che
un essere umano può essere lasciato nelle condizioni che ho visto a Platzspitz
stiamo parlando di un altro pianeta, che non è il mio. (Osservatoriodroga.it) CHI è GIOVANNI SERPELLONIGiovanni Serpelloni è nato nel
1954 è Laureato in Medicina e Chirurgia, specialista in Medicina Interna, con
master in General Management (SDA Bocconi).
Ha
diretto il Centro di Medicina Preventiva dell’Azienda ULSS 20 di Verona (che si
occupa di prevenzione e cura dell’infezione HIV/AIDS epatiti e malattie
diffusive) e il Dipartimento delle Dipendenze dell’Azienda ULSS 20 di Verona
(che si occupa di prevenzione, cura e riabilitazione delle dipendenze da
sostanze). Nele 2007 è responsabile del Programma Regionale sulle dipendenze da
sostanze d’abuso della Regione Veneto. Dal 2003 al 2007 è stato inoltre
direttore dell’Osservatorio Regionale sulle Dipendenze della Regione Veneto.
Ha realizzato numerosi progetti
regionali, nazionali ed europei in ambito AIDS, dipendenze da sostanze e sistemi
informatici avanzati per il flusso dati in ambito sanitario per conto del
Ministero della Salute, del Ministero del Welfare, del Dipartimento Nazionale
Politiche Antidroga, della Commissione Europea e della Regione Veneto.
Ha sviluppato numerose attività
innovative nel campo della web Technology tra le quali la realizzazione della
Piattaforma Multifunzionale MFP per la Regione Veneto, il coordinamento e
aggiornamento costante del portale DRONET del Ministero della Salute e
Ministero della Solidarietà Sociale, la progettazione e realizzazione del
software GEO DRUGS ALERT nell’ambito del progetto “Sistema di Allerta Precoce e
Risposta Rapida per le droghe” e la progettazione di una serie di siti per
conto del Ministero.

 

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