Il vuoto della morte

Il vuoto della morte

Pensaci Su…
2015-10-29 16:21:18

In questi giorni in cui ci fermiamo davanti alla tomba, riflettiamo. Ci sono dolori che non si possono né evitare né cancellare. Esistono. Possiamo solo affrontarli, e cercare di fare di tutto affinché non ci devastino. Ma talvolta ci vuole tanto tempo.
 In questi giorni in cui ci fermiamo davanti
alla tomba, riflettiamo.  Ci sono dolori
che non si possono né evitare né cancellare. Esistono. Possiamo solo
affrontarli, e cercare di fare di tutto affinché non ci devastino. Ma talvolta ci
vuole tanto tempo. E non basta fare “come se” niente fosse successo perché la
vita continui come prima. Spesso, niente può più essere come prima, e si deve
pian piano riuscire ad organizzare la propria vita in modo diverso. 

Quando una persona che
amiamo se ne va via per sempre, è difficile imparare a vivere con quel vuoto
profondo che si spalanca all’improvviso. E non basta semplicemente voltare
pagina. Non basta ripetersi che la vita continua e che non serve a nulla
piangere. Non basta imporsi di non pensarci… Quel vuoto è lì. Come una ferita
profonda. Che pian piano cerchiamo di far cicatrizzare… Anche se alcune ferite
non si cicatrizzano mai completamente…  
Non si tratta di premere
sul tasto “cancella” per cancellare veramente tutti i ricordi che ci legano
alle persone care, per distaccarsi da chi non c’è più. Elaborare la perdita è
un’operazione psichica lunga e complessa. Si tratta non solo di accettare la
realtà, ma anche di riconoscere veramente ciò che si è perduto, compresa la
promessa di tutto quello che si sarebbe potuto e voluto vivere con chi non c’è
più. Fare l’inventario di tutto quello che era stato investito, progettato,
auspicato e sperato, e capire che non sarà più possibile realizzarlo. 
Occorre però tornare di nuovo alla vita,
nonostante la sofferenza che resta quando si capisce una volta per tutte che i
ricordi sono importanti.  Lo sono perché
è un modo per far vivere in noi e fuori di noi, chi ci ha lasciato. I ricordi
portano accanto a noi la persona cara: il tono della sua voce, i suoi gesti, le
sue abitudini e quelle testimonianze di vita che riempiono l’anima. 
I ricordi sono le piccole resurrezioni
dei nostri cari: tornano nei nostri pensieri, occupano i loro spazi in casa, il
loro posto di lavoro, i loro amici; piccole resurrezioni che vogliono sopprimere
una lapide marmorea che racchiude nel buio i resti. Ricordi che servono per
rompere il lutto della solitudine che sempre s’attacca all’anima come se la morte
fosse solo distacco, annientamento, fine. 
Al credente non bastano poi i ricordi,
vuole tener viva l’attesa dell’incontro dei propri cari con Dio. Le “piccole
resurrezioni” attraverso i ricordi suscitano in noi la domanda se i nostri cari
li rivedremo? La risposta positiva ci allieta.

 

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