Il rischio droga è ovunque

Il rischio droga è ovunque

Pensaci Su…
2015-08-13 08:37:48

Molti giovani e giovanissimi si drogano, Noi operatori della prevenzione e del recupero siamo consapevoli che la droga c’è e che non è chiudendo una discoteca o vigilando sulle altre che si elimina il rischio
Molti  giovani e giovanissimi si
drogano, Noi operatori della prevenzione e del recupero siamo consapevoli che
la droga c’è e che non è chiudendo una discoteca o vigilando sulle altre che si
elimina il rischio. Certamente un ambiente di divertimento ordinato può aiutare
i nostri ragazzi ad evitare lo spacciatore, i gruppi deviati e soprattutto impedire
quell’euforia innaffiata dall’alcol presente in certi ambienti che porta a
perdere il controllo delle proprie azioni. 

Voglio pertanto, ancora una volta, soffermarmi sulla famiglia che ritengo
la prima responsabile della maturità dei propri figli. Una
della paure che maggiormente presente nei genitori dovrebbe consistere nel
rischio che essi vengano a contatto con le droghe, e con tutte le conseguenze
devastanti. Ora non è così. La superficialità sembra ormai divenuta
comportamento diffuso. Parecchi genitori hanno un rapporto con i propri figli
tollerante e una visione positiva dei loro comportamenti: li ritengono
responsabili nelle scelte, capaci di uscire indenni da ogni provocazione
deviante, diversi dagli altri che si spinellano, ingoiano pastiglie e sniffano
qualche striscia di coca.

  

I genitori non sanno che sono molteplici purtroppo i
motivi per cui ci si avvicina all’uso di una droga e, in genere, avviene con
molta superficialità, poiché le viene attribuita la funzione di fornire delle
risposte immediate ai seguenti bisogni e desideri personali: alterare gli stati di coscienza e espandere i livelli di consapevolezza
personale; sperimentare nuove sensazioni per
ricercare una dimensione diversa da quella della quotidianità; facilitare l’integrazione col gruppo dei pari; rendere più soddisfacente l’immagine di sé favorendo sentimenti di maggior
efficacia e controllo personale; rafforzare l’autostima, riducendo autovalutazioni negative o favorendo la
definizione dell’identità; essere aiutati ad
affrontare differenti esperienze personali di disagio.

 

 

L’ecstasy, benché sempre presente,
ormai è una sostanza che ha dato il via ad altre sostanze simili o quasi. Il
mercato è saturo di novità e i tossicologi lo dicono. Per soddisfare le voglie
scatenate dei cosiddetti consumatori, cioè quelli che consumano di tutto, si fa
strada una generazione con altre sostanze, per esempio: la Ketamina, nome di
battaglia vitamina K, ex anestetico usato in veterinaria per addomesticare i
cavalli. Si trova al mercato nero, in fiale o in polvere e viene usata per
provocare stati d’allucinazione. Sul mercato sono pure presenti: lo Shaboo, una
specie di sale giunto in Italia dalle Filippine, che ha effetti simili a quelli
della cocaina; l’Ice, detto anche fiocco di neve, una sostanza che scioglie i
freni inibitori e aumenta la resistenza per ballare; il Cristal, meglio noto
come “polvere degli angeli”, che altera con effetti psichedelici lo stato di
coscienza.

 

 

L’elenco potrebbe continuare,
basterebbe consultare le tabelle delle droghe chimiche per renderci conto che
il tentativo è sempre il medesimo: inventare una sostanza eccitante,
inibitoria, psichedelica. I nostri ragazzi conoscono gli effetti di queste sostanze
e informano i compagni. Non conoscono i danni irreversibili.  La mentalità di provare si diffonde a macchia
d’olio. I rimedi preventivi sono possibili, se gli interventi sono mirati,
proponendo modelli di vita normali ed accessibili. L’adolescenza è l’età in cui
i ragazzi vanno alla ricerca di modelli da imitare. Fin quando però i media e
le famiglie ostentano i bulli, i narcisisti e i personaggi sopra le righe, c’è
poco da sperare. I ragazzi si copiano e anche si superano, negli sballi
soprattutto.

  

La cura è una sola, metterli  in
condizione di accettarsi come sono e di farsi accogliere nel gruppo dei pari
per un confronto, un dialogo, una convivenza leale e solidale. Di fronte ai
molteplici casi di giovani e giovanissimi che finiscono in coma etilico al
Pronto Soccorso, occorre riflettere seriamente e prevenire che significa
educare alla maturità i nostri figli. La famiglia, soprattutto essa, ormai
priva di potere che la tradizione le attribuiva e che i mutamenti frenetici di
questi ultimi decenni hanno spazzato via, va rinsaldata e rinforzata, così da
poter mettere in atto la sua disponibilità e impegno nel difficile lavoro
educativo.

 

 

 

 

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