I GRANDI MAESTRI DELL’UMANITA’ – San Benedetto da Norcia

I GRANDI MAESTRI DELL’UMANITA’ – San Benedetto da Norcia

L’opinione di Don Chino
2016-08-24 13:28:53

Benedetto nacque verso il 480 nella provincia di Norcia in Umbria,

Benedetto
nacque verso il 480 nella provincia di Norcia in Umbria, fratello gemello di
Scolastica (che a sua volta divenne santa), e morì nel 547 a Montecassino.
Verso i quindici anni, per condurre una vita eremitica, si ritirò in un grotta
inaccessibile chiamata Sacro Speco, vicino a Subiaco

 Subiaco è una località di montagna molto
pittoresca, ricca di boschi e di acqua. Un monaco di nome Romano, che aveva
preso a ben volere Benedetto, calava ogni tanto nella grotta un cestino con il
pane, con una corda legata a una campanella

Ben presto
la fama di Benedetto si sparse per la valle; alcuni monaci lo vollero come
superiore, ma scontenti poi per la sua severità, decisero di ucciderlo.
Benedetto, però, intuiti i loro propositi, fece il segno di croce sul bicchiere
pieno di veleno che andò in briciole mentre un corvo, apparso miracolosamente,
portò via il pane, anch’esso avvelenato.

Benedetto,
senza vendicarsi, abbandonò quei monaci indegni e ritornò alla sua grotta.
Erano, però, tanti i compagni, romani ma anche goti, che volevano unirsi a lui.
Benedetto fondò allora, sempre a Subiaco, dodici monasteri, di uno dei quali
divenne egli stesso capo, o come si dice, abate. I monasteri di San Benedetto e
di Santa Scolastica, ricchi di affreschi, sono ancora oggi visitati da migliaia
di turisti.

Il santo che
unì il lavoro alla preghiera. Benedetto fu il fondatore dell’ordine
benedettino. Scrisse per i suoi monaci la Regola, che prescrive povertà,
obbedienza e un fortissimo impegno di preghiera e di lavoro, secondo il motto Ora
et labora
(“Prega e lavora”).

Nel 528,
Benedetto fondò il monastero di Montecassino (a metà strada fra Roma e Napoli),
sulla cima di un colle,  un monastero
divenuto poi celebre (oggi ricostruito dopo essere stato distrutto durante
l’ultima guerra mondiale). Per fare questo Benedetto dovette distruggere tutti
gli idoli del vecchio tempio pagano dedicato a Giove ivi presente.

Nel 546
venne a trovarlo Totila, il re dei Goti, che, volendo mettere alla prova la
santità di Benedetto, ordinò al suo scudiero di travestirsi da re. Benedetto
scoprì subito l’inganno e il re, stupefatto, decise di comportarsi con più
giustizia e di essere meno crudele.

La sorella
di Benedetto, Scolastica, che si era fatta monaca, sul punto di morire ottenne
che il fratello andasse a trovarla. Scolastica voleva che Benedetto continuasse
a parlarle, anche se stava calando la notte ma egli doveva ritornare al
monastero. Questa volta Dio esaudì Scolastica, perché cadde una pioggia
torrenziale fino al mattino impedendo a Benedetto di andarsene.

La Regola,
composta a Montecassino, è un capolavoro di chiarezza e di equilibrio: tiene
conto dei bisogni di chi è giovane o è malato, di chi è più fragile psicologicamente
e del variare del clima. Per questo ebbe uno straordinario successo e fu
adottata, si può dire, in tutta l’Europa medievale. Oltre alla povertà e
all’obbedienza,

la Regola
chiedeva ai monaci di unire il lavoro alla preghiera. Il lavoro non era in
prevalenza quello manuale dei campi, come spesso si dice, ma erano previsti
altri tipi di lavoro, tra i quali quello dello scriptorium, cioè del
laboratorio dove si copiavano e si illustravano i libri, interamente prodotti a
mano. Nella Regola non vi è infatti alcun accenno a una zappa o a un
falcetto!

I monaci si
vestivano di una tunica e di uno scapolare, una specie di grembiule che
si infila dalla testa; d’inverno si coprivano di una sopravveste con cappuccio,
detta cocolla. Il colore dell’abito benedettino oscillò a lungo fra il
bianco e il nero, a seconda del colore della lana delle pecore. Nelle immagini
possiamo vedere sia benedettini bianchi sia neri; il colore preferito fu però
quello scuro.

Prima
di tutto chiedi a Dio con costante e intensa preghiera di portare a termine
quanto di buono ti proponi di compiere, affinché, dopo averci misericordiosamente
accolto tra i suoi figli, egli non debba un giorno adirarsi per la nostra
indegna condotta”.
(San Benedetto da
Norcia)

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