I GRANDI MAESTRI DELL’UMANITA’ – Padre David Maria Turoldo

I GRANDI MAESTRI DELL’UMANITA’ – Padre David Maria Turoldo

L’opinione di Don Chino
2018-01-31 17:43:35

Nato a Coderno di Sedegliano- Udine, 22 novembre 1916

Nato a Coderno di Sedegliano- Udine, 22
novembre 1916 , morto a  Milano, 6 febbraio 1992, al
secolo Giuseppe, è
stato un religioso e poeta italiano dell’Ordine
dei Servi di Maria .

Nono figlio di una tra le più povere famiglie del suo
nativo paese, illustra crudamente nel film Gli ultimi la miserevole
condizione del Friuli contadino che gli ha dato i natali e ne ha forgiato
l’umanità.  In questo contesto
l’orizzonte dei valori è costruito dal prete: ci sono il bene e il male e tanta
disciplina, la vita friulana e  la fede del popolo che Padre David
descrive nelle sue poesie.

Egli entra a tredici anni presso l’Istituto Missioni
di Monte Berico, a Vicenza, studia successivamente a Venezia. Nel ’38 emette i
voti solenni, in pieno fascismo, nel momento dell’entrata in guerra e il 18
agosto 1940  nel Santuario della Madonna di Monte Berico di
Vicenza riceve gli ordini superiori.

Si trasferisce a Milano presso il Convento di Santa
Maria dei Servi in San Carlo al Corso e si iscrive all’Università Cattolica, al
Corso di filosofia, dove si laurea. Scrive: “La libertà è il bene di tutti, un
bene che deve essere conquistato. In questo periodo contribuisce alla nascita
del giornale clandestino l’Uomo, per una resistenza e assistenza ai
perseguitati e ai carcerati.

L’8 settembre 1945 riprende la pubblicazione de
“L’Uomo, pagine di vita morale”, per parlare, nell’immediato dopoguerra,
dell’uomo”, dopo le atrocità della guerra e per credere negli uomini, per una
conciliazione con il mondo e con la storia.

Fonda la Corsia dei Servi, luogo di incontro e di
dialogo che accoglie intellettuali di ogni colore e mette insieme le culture. Predica
presso il Duomo di Milano, invitato dal Cardinale Ildefonso Schuster,
conquistando la città, dal 1943 al ’53, proponendo alla grande borghesia le
necessità del momento, così da raccogliere gli aiuti per Nomadelfia, luogo di
accoglienza per gli orfani.

Tacciato di ‘comunismo’, viene quindi allontanato
dall’Italia e fatto risiedere in vari conventi d’Europa e America del Nord. Tra
il 1948 e il 1952 pubblica due raccolte di liriche “Io non
ho mani” (Premio letterario Saint Vincent) e “Gli occhi miei lo
vedranno” che gli danno visibilità.

Nel 1955 rientra in Italia, per stabilirsi nella
Firenze del sindaco Giorgio La Pira e del vescovo Elia Della Costa, dove trova
una Chiesa in pieno fermento, precorritrice del Concilio Vaticano II. Qui entra
in contatto con Gozzini, don Lorenzo Milani,

Nel 1964, ristrutturata l’ex-abbazia cluniacense di
Sant’Egidio a Fontanella di Sotto il Monte (paese d’origine di Papa
Giovanni XXIII, scomparso solo l’anno precedente), vi si ritira, divenendo
fondatore e priore della “Casa di Emmaus”, presso cui istituisce il Centro di
Studi Ecumenici ‘Giovanni XXIII’, aperto anche a persone atee e di altre fedi,
come l’islamica.

Attaccato dal cancro, produce ancora due lavori di
profonda intensità: Mie notti con Qohèlet e Canti ultimi. Tocca
infine al cardinale Carlo Maria Martini, nella consegna a padre Turoldo,
qualche mese prima della morte, del primo “Premio Giuseppe Lazzati“,
confessare che «la Chiesa riconosce la profezia troppo tardi».

“Le nostre radici, la nostra terra
fanno parte della propria carne, del proprio sangue. Qui c’è il cimitero dei
nostri vecchi, ci salveremo solo nella misura in cui difenderemo i valori del
proprio paese, le tradizioni: è come difendere il proprio volto, la propria
identità, il lavoro, silenzioso e diuturno lavoro e sempre quella nobile
povertà di tutta la nostra gente. Silenziose e maceranti fatiche del Friuli”.
(Padre David Maria Turoldo).

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