I GRANDI MAESTRI DELL’UMANITA’ – Dadoue Elane Printemps

I GRANDI MAESTRI DELL’UMANITA’ – Dadoue Elane Printemps

L’opinione di Don Chino
2017-12-27 08:18:13

Animatrice di comunità rurali

Dadoue, Elane Printemps,
è una laica consacrata al vangelo, ma soprattutto una straordinaria animatrice
di comunità rurali. è morta assassinata in un autobus mentre tornava alla casa
comunitaria di Cabaret, sabato 24 aprile 2010. 
Nata a Port de Paix, Haiti,
l’1.4.1963, inizia il suo lavoro giovanissima a Dofiné , zona di montagna con
circa 8-9000 abitanti, a 31 km da Verrettes, 
area poverissima, priva di collegamenti col resto del paese dove vivono
contadini senza terra; qui fonda una scuola primaria che, nel tempo, è
diventata un centro di sviluppo umano, culturale e sociale in una zona dove
l’abbrutimento portato dalla miseria è inevitabile, ma non si è limitata a fare
questo: ha sostenuto e animato l’organizzazione laica locale dei contadini, la
FDPPA, forza per difendere i diritti dei contadini haitiani.

Questa organizzazione
rivendica per i contadini la terra che lavorano e che appartiene, in gran
parte, a grandi proprietari terrieri; è una terra montagnosa, arida e sassosa,
tranne nella piccola valle verde di Dofiné dove l’abbondanza di acqua rende
sostenibile la situazione, una terra per cui bisogna pagare un affitto. Proprio
per queste lotte Dadoue, assieme ad altri dirigenti contadini, durante l’ultima
dittatura dopo il golpe del generale Cedras è stata minacciata di morte ed ha
dovuto fuggire: la repressione infatti era molto forte e i macoutes hanno
commesso numerose violenze nella zona, tra l’altro hanno distrutto un magazzino
che era stato costruito per la conservazione dei prodotti agricoli.

Nonostante ciò, la
scuola non ha mai cessato di funzionare. Oggi la frequentano circa 600 tra
bambini e ragazzi: oltre all’istruzione elementare viene impartita
un’istruzione professionale (sartoria, falegnameria, calzoleria…). A causa
della forte repressione, Dadoue per un lungo periodo ha dovuto abbandonare
Dofiné portando con sè quindici orfani di età compresa tra i 3 e i 15 anni: per
loro non c’era speranza di sopravvivenza nella montagna e quindi Dadoue le ha
alloggiate in una casetta a Cabaret, a circa 30 chilometri da Port-au-Prince,
dove tuttora vivono e vanno a scuola.

L’impegno di Dadoue
l’ha portata a dar vita ad altre comunità organizzate in altre parti del paese,
creando forme di scambio e solidarietà tra i contadini poveri di differenti
località. Ciò non è stato ben visto dalle autorità locali, spesso corrotte dai
latifondisti che cercavano di impedire con la violenza e l’intimidazione le
rivendicazioni della terra.

L’organizzazione
FDPPA per i contadini della zona, piccoli proprietari o fittavoli che lavorano
fazzoletti di terra spesso arida. Si forma un movimento che ha come scopo di
darsi gli strumenti per poter rivendicare e reclamare i propri diritti e
lottare per un cambiamento totale della società che abbia le sue basi nella
giustizia e dove tutte le persone non dovessero essere ridotti alla miseria.
Questo movimento, pur nell’estrema limitatezza di mezzi, è cresciuto
numericamente e basandosi quasi esclusivamente sull’autofinanziamento, era sufficiente
a coprire tutte le necessità.

La
scuola di Dofiné (Scuola dei piccoli contadini dei monti ) è sorta per la
convinzione e la caparbietà di Dadoue che dal 1985 in poi ha coinvolto bambini,
ragazzi e adulti del circondario in un lavoro non solo di alfabetizzazione (il
tasso di alfabetizzazione in Haiti è del 38%), ma anche di apprendimento
professionale, ma soprattutto ha creato un movimento sociale e culturale.

I problemi a cui cerca
di sopperire, con un intenso lavoro, possono riassumersi in:  analfabetismo di bambini e adulti; mancanza di
aggregazione e coesione sociale degli abitanti in zona montuosa, impervia e
poco collegata al capoluogo e alle vie di comunicazione principali (i bambini,
alcuni, prima dell’esistenza della scuola andavano in quella di Verrette,
percorrendo a piedi due ore di cammino all’andata e due al ritorno);-esodo
dalla “terra” locale per andare a rinfoltire le bidonville della
capitale Port-au-Prince, con la speranza illusoria di un lavoro;  progressiva perdita di identità culturale per
il depauperamento personale e sociale prodotto dal livello della loro vita,
carente di tutto, di stimoli, di evoluzioni….

Scrive. 
“Ho lasciato il convento perché mi sentivo una privilegiata, una
borghese in un Paese di poveri. Era il 1984. Al potere c’era Duvalier figlio,
prosecutore del regime violento del padre, una violenza che dura a tutt’oggi.
Avevo vent’anni e sentivo che dovevo condividere la sorte della mia gente e
così sono andata a Verrette. Ho chiesto al parroco una missione: voglio andare
a Dofinè per lavorare con i contadini delle montagne. Mi ha detto che nessuno
ha mai resistito là, non ci sono strade né acqua potabile, né luce, né medico.
La gente è inospitale. “Si troverebbe sola e senza appoggio”. Non avevo paura,
stavo facendo la cosa giusta. La mia vita è in prestito”. 

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