I figli hanno sempre ragione?

I figli hanno sempre ragione?

Caro don Chino, sono un genitore. Qualche volta, per motivi vari, caccio il naso all’oratorio
della mia parrocchia. Non sono un educatore, ma sono genitore. Mi impressiona un
comportamento che, in molti genitori come me, ritorna spesso: una difesa a oltranza dei
figli. Dal tuo punto di vista “da esterno” – non hai figli e quindi puoi giudicare con più
obiettività – non ti sembra che questo sia uno dei tanti segni di debolezza della nostra
società? Ho cercato di dire queste cose a qualche genitore. Mi hanno detto che sono di un
altro mondo”. Giacomo.

Condivido pienamente la sua posizione, caro Giacomo; la problematica da lei evidenziata
costituisce, a mio avviso, un dato di realtà del nostro tempo. Anch’io come lei spesso
rimango sconcertato! Tale situazione può essere indice di quella debolezza strutturale che
caratterizza, oggi, noi adulti, incapaci di essere e di offrirci quali punti fermi e chiari per le
nuove generazioni, affinché esse crescano in maturità, nonché cartina tornasole di una
coscienza morale confusa, distorta e, non da ultimo, segno di quella palese incapacità a
costruire relazioni distinte e chiare che possano essere a favore della crescita dei più
giovani.


Manca persino il buon senso. Segno, come tanti, di debolezza? Di confusione? Di paura?
Certamente! Basterebbe, a mio avviso, un briciolo di buon senso per comprendere “la
posta in gioco”. Perché abbiamo tanta paura a riconoscere le fragilità e gli sbagli dei nostri
figli? Perché temiamo di indicare loro, con chiarezza, ciò che è bene e ciò che è male?
Perché, sovente, ci asteniamo dall’aiutarli a prendere consapevolezza degli errori
compiuti, incoraggiandoli a riparare con senso di responsabilità? Perché siamo così abili a
nascondere ai nostri occhi e agli occhi altrui i loro “legittimi” fallimenti, nonostante la realtà
sia così palese?


Un ragazzo può sbagliare, ma ha il diritto di essere aiutato a comprendere la gravità di
quanto ha commesso, per trarne beneficio; se, al contrario, coloro che dovrebbero aiutarlo
in questa delicata fase abdicano al loro compito, il loro cammino di crescita rimane
seriamente compromesso. Rifiutando di prendere posizione davanti agli sbagli dei nostri
figli, infatti, impediamo loro di divenire uomini e donne! Comprendo quanto tutto questo
possa essere doloroso e impegnativo per un genitore e quanto la tentazione di rinunciarvi,
colpevolizzando altri, possa essere forte. Riconosco,

però, che non vi sono vie alternative.
Le loro fragilità e le nostre. Forse, alla base di questa fatica educativa vi è, da parte nostra,
la non accettazione delle nostre fragilità e dei nostri fallimenti; essi, infatti, continuano a
incuterci paura: gli errori commessi durante il cammino della nostra vita o le esperienze di
grande debolezza, ci rendono, ai nostri occhi, poco amabili e per nulla degni di stima.
L’inganno allora è in agguato! Inconsapevolmente cadiamo nell’errore di credere che il
valore della nostra persona sia nella perfezione, intesa come assenza di ogni
vulnerabilità. Gettiamo così sui nostri figli le nostre frustrazioni per non essere come
vorremmo o per non aver vissuto come avremmo voluto, orientandoli all’apparenza, al
dominio, alla falsità, alla violenza… e rendendoci disponibili a pericolosi compromessi.
Riconoscere gli sbagli. Tutto questo, però, ci distoglie dal cammino verso l’autenticità e la
libertà alla quale siamo chiamati per essere contenti e riconciliati con quella parte di noi
che ci spaventa. Ogni persona è grande e degna di stima per il semplice fatto di esistere; i

nostri figli sono degni di amore e di predilezione anche se compiono le loro “bravate”.
Imparare, perciò, a riconoscere con sincerità i nostri errori e i nostri torti e insegnare loro a
fare altrettanto, chiedendo perdono per il male compiuto, lungi dall’essere un atto che
umilia la persona, è un atteggiamento che rivela una grandezza d’animo non indifferente,
indice di vera fortezza e di profondità interiore. Sia questa la chiave di volta che non ci fa
temere l’insuccesso o le cadute inevitabili nostre e dei nostri figli! Sia questa la realtà
imprescindibile sulla quale fondare la nostra opera educativa nei confronti delle nuove
generazioni, non dimenticando che, come diceva don Bosco che di formazione se ne
intendeva: “l’educazione è cosa del cuore”.

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