I BAMBINI? LASCIAMOLI VIVERE!

I BAMBINI? LASCIAMOLI VIVERE!

Pensaci Su…
2016-09-22 09:20:00

I nostri bambini hanno bisogno di vivere, di non avere momenti vuoti, sdraiati sul divano con il telecomando in mano.
I nostri bambini hanno bisogno di
vivere, di non avere momenti vuoti, sdraiati sul divano con il telecomando in
mano. Le azioni e i movimenti, il rumore ottenuto dagli oggetti scaraventati
sul pavimento, l’effetto prodotto dalle loro urla, dimostrano che essi ci sono
e vogliono essere considerati da noi adulti.

Questi richiami perché l’adulto
tenga conto della loro presenza sono spesso ritenuti capricci, ribellioni,
stati istintivi da reprimere. Sono invece un modo d’imporsi del bambino per
stabilire una prima distinzione tra lui e il genitore che lo limita in tutto.
Sembra che gli voglia dire: “Guarda che io sono capace di metterti sottosopra
la casa, di aprire i rubinetti del bagno, di buttarti giù dalla finestra le
scarpe… Insomma, mi vuoi considerare?”.

C’è nel bambino una finalità
spontanea nelle marachelle improvvise e incontrollabili: farsi notare,
affermare l’importanza di ciò che sta facendo suscitando reazioni, negazioni, a
suo vantaggio. D’altra parte, un bambino ripetitivo, obbediente, contenuto e
guidato meccanicamente dall’adulto, non si appartiene. Perciò il bambino che si
fa notare e costringe il genitore a vigilare sulle sue scaramucce e birichinate
improvvise è sano di mente e di corpo.

Sproniamo i bambini ad essere
pronti, dinamici, creativi

Il bambino deve affermare se
stesso, attraverso un insieme di richiami che affida alle sue azioni
imprevedibili, obbligando i genitori a entrare in sintonia con il suo mondo
infantile. Egli tenta le sue prime affermazioni, esterna dinamicità, creatività
e quella sana pazzia che lo distingue.

L’educazione infantile che non
vuol essere solo teoria basata sulle discussioni esige educatori preparati,
dotati di fantasia e d’intuizioni per non cadere in una specie di rituale monotono
che tende a confiscare le potenzialità dei piccoli. Il genitore sia come
l’arbitro che osserva le azioni in campo dei suoi piccoli atleti e si limita a
segnalare gli sbagli e a intervenire con alcune correzioni.

Lasci che la partita della vita
sia giocata con passione e interesse. Non usi mai però il cartellino rosso:
nessun bimbo va espulso dal campo. Aggressività e prepotenza vanno corrette, ma
anche valutate come un mezzo per stare con gli altri e, in questo modo,
superare complessi e paure. Ciò che conta è che l’arbitro sostenga e sproni le
azioni.

 

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