Genitori, quali figli desiderate?

Genitori, quali figli desiderate?

L’opinione di Don Chino
2014-11-22 21:31:38

Le riflessioni che seguono esprimono alcune domande, non sempre accompagnate da risposte, indicazioni. Qualcuno ha scritto che i genitori hanno i figli che si meritano.
Le riflessioni che seguono esprimono
alcune domande, non sempre accompagnate da risposte, indicazioni. Qualcuno ha
scritto che i genitori hanno i figli che si meritano. Non so se sia vera o
falsa quest’ affermazione. Sono certo però
che in cuor loro tutti i genitori desiderano avere figli riusciti, maturi,
felici. Come devono crescere?
 

Forti e coerenti 
Propongo ai genitori nel libro “Il Viaggio dei desideri” di non mettere i
loro figli sotto “la campana di vetro”, di non legarli a sé con un cordone
ombelicale resistente. I genitori sanno quanto sia pericoloso proteggerli
eccessivamente. Ma saperlo non basta. Per ottenere figli forti e coerenti,
occorre spronarli a reagire di fronte alle difficoltà, non sostituirli, non
coccolarli eccessivamente. Il “cantiere” in cui si
educano i figli alla fortezza e coerenza è la famiglia.
In questo spazio
di scambio di valori si assicura ai figli l’attrezzatura necessaria per la
scalata della vita. In passato, le famiglie che desideravano ottenere un figlio
forte, in grado di non lasciarsi cadere le braccia di fronte alle difficoltà,
sceglievano ambienti e educatori esigenti. Ora li piazzano davanti ai cartoni
animati per ore e ore per poi stupirsi se immaginano di essere Aladdin, Astro
Boy, Batman.  
Liberi e coscienti 
Di fronte  alla loro crescita, un po’
di distacco serve affinché urtino contro le difficoltà e reagiscano
adeguatamente.  Ogni atleta riceve dal
suo allenatore suggerimenti, stimoli, ma poi tocca a lui competere, affrontare
le difficoltà, tendere alla vittoria. Ciò vale anche per ogni educatore che
deve mettere l’educando in condizioni di autonomia, di libertà nelle scelte.
E’necessario trasmettere ai figli la capacità di scegliere, di valutare tutte
le loro azioni prima di compirle. Trovai scritto
questo motto in una casa: “Prima di parlare e agire, pensa”
.  Solo in questo modo il figlio è cosciente del
suo agito. 
Intelligenti e riflessivi

 

Il figlio che pensa manifesta le sue
potenzialità intellettive, riflessive. Riporto un’affermazione fatta in
televisione da un frequentatore di discoteca. Alla domanda: “Perché vieni
qua?”. Risponde raggiante: “Perché qui non si pensa a nulla”.
Affermazione che mi ricorda da vicino la considerazione che Lorenzo il
Magnifico riservava alla giovinezza: “Quanto è bella giovinezza che si
fugge tuttavia chi vuol esser lieto sia, del doman non c’è certezza”. Tuttora,
si propone ai ragazzi, un modo di vita passivo, senza motivazioni o interessi. Un figlio che non riflette, consuma facilmente emozioni
piacevoli. Non pensare equivale non esserci, non vivere, non calarsi nella
storia per partecipare
. E il male, il dolore, la morte? Non ci sono, si
allontanano, non devono inquinare la mente dei ragazzi! Eppure la sofferenza
che c’è rende la persona riflessiva, introspettiva, desiderosa di senso.  
Appassionati e operativi 
Diversi ragazzi non hanno il coraggio di “buttarsi” nella realtà.
Il distacco dalla realtà, deriva dal fatto che sono cresciuti in ambienti privi
di manualità, di richieste e stimoli incalzanti. Spesso la famiglia detta
“normale” si affida a un  perfezionismo
intellettivo pericoloso che rovescia sui figli. Un’educazione
troppo teorica non permette ai figli di avere in sé una struttura attiva che
“assale” la realtà.
  Il tutto
teorico nella vita dei ragazzi dà origine al tutto possibile e dovuto. I figli
cresciuti tra genitori ottimi parlatori, ha figli sognatori, lontani dalla
realtà, privi di anticorpi psichici che servono per contrastare gli imprevisti,
le prove che la vita distribuisce a tutti, senza eccezioni. 
Normali e sensibili

 

La fragilità dei figli deriva dal
fatto che sono stati cresciuti in ambienti troppo perfetti, o dal fatto che è
stato inculcato nelle loro teste il desiderio di essere “perfetti”, cioè
speciali. Se viene meno questo modello di persona perfetta, ideata in
situazioni famigliari e sociali formali, c’è da preoccuparsi. Una domanda è lecita: da dove deriva questo perfezionismo
psichico, questo modo di pensare che la vita sia una corsa senza ostacoli e che
basti esserci per vincere?
Da un’educazione che abbonda di elogi, di
riconoscimenti e che considera i propri figli migliori, diversi dagli altri. Il
figlio cresciuto e riconosciuto dai genitori come “eccezionale”, non ammette
sconfitte, limiti, attiva quindi la sua fantasia per ottenere un’immagine di sé
perfetta. Per favore, educhiamo i nostri ragazzi a stupirsi della normalità, a
essere non solo mente ma anche “cuore”. 
Reattivi e vivaci 
La reattività nei figli e la vivacità nel raggiungere obiettivi sorge da
una sana povertà o essenzialità dell’ambiente famigliare. Un figlio abulico,
privo d’ideali, ma soprattutto dipendente dai beni materiali, cresce in
contesti in cui c’è “il tutto e subito”. 
La noia di molti ragazzi dipende dall’avere
tutto, di essere esauditi in tutte le loro richieste.
Prima ancora che
esprimano i loro desideri, sono anticipati dai genitori, sempre preoccupati di
non dare abbastanza in cose, in soldi, in divertimento ai loro bambocci.
Mancano così d’iniziativa, di vivacità, ma soprattutto sono soggetti a stati
d’ansia e depressione.

 

Sobri e felici 
I figli dell’avere sono insoddisfatti. Non è una battuta, ma un rilievo
fatto dagli esperti. Abituati ad avere tutto, non sopportano  d’essere privati di qualcosa. Contestano,
sfidano, rubano persino per  soddisfare i
bisogni. Stupisce vedere con che calma i figli cresciuti in situazioni povere,
guardano soddisfatti le quattro cose che possiedono senza preoccuparsi di avere
di più. La sicurezza delle ricchezze è effimera,
genera nella persona preoccupazioni, ansietà, tristezze. La povertà invece o il
distacco dai beni materiali è motivo di tranquillità.
Chi è cresciuto
povero gli basta poco per vivere. Anzi, è generoso, solidale, caritativo.
Forse, non sarebbe meglio desiderare che i nostri figli fossero poveri di cose,
ma con risorse interiori? 
Virtuosi e maturi 
Sono certo che non ottengo consenso
se suggerisco ai genitori di desiderare figli virtuosi. I beni materiali si
danno ai figli, mentre  le qualità umane
si trasmettono con l’esempio.  I figli
stessi devono desiderare quella bellezza interiore che salverà il mondo. La
bellezza interiore come si raggiunge? Prima di tutto desiderandola con tutta la
mente, il cuore e l’anima. Consiste nella capacità
di desiderare il proprio e l’altrui bene, quindi il coraggio di portare i
nostri figli a fare il bene, anche se è difficile perché contrastato dal male.

La bellezza interiore non si vede, ma c’è in noi e illumina il viaggio dei
desideri, un viaggio senza biglietto che ha come meta la felicità prima e la
beatitudine poi

 

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