Fermezza 3

Fermezza 3

Pensaci Su…
2018-07-18 00:00:00

Tratto dall’ultimo libro di don Chino ” Tracce di moralità”

Fermezza

Resilienza e coraggio

 Il coraggio e la forza
interiore sono elementi fondamentali per andare incontro alla vita, che di
certo ha in serbo difficoltà in grado di suscitare in noi non poche paure. Gli
scossoni al nostro equilibrio sono immancabili: lutti, malattie gravi,
abbandoni affettivi, delusioni lavorative. Reagiamo o soccombiamo? Cari
giovani, non ponetevi mai passivamente di fronte agli eventi della vita, come
se tutto dovesse scorrervi addosso fatalmente. La storia di ognuno di noi è
sempre in movimento, in trasformazione e sono gli eventi a rigenerarla.
Sicuramente i fatti negativi ci mettono alla prova e richiedono coraggio, forza
interiore ed equilibrio psichico. La profonda inquietudine e l’incertezza
possono prendere il sopravvento e farci sentire come un “puzzle che va in
pezzi”. La paura, il timore di non farcela, un senso di fragilità profonda
possono allentare la nostra reattività. Ciò è comprensibile e richiede, a
volte, saper attendere per riprendere coraggio, affidandoci anche alla memoria,
che conserva soluzioni già adottate in passato.

L’impatto con la sofferenza

Ragazzi e
ragazze, sappiate che sotto l’effetto della sofferenza la vita si chiude a ogni
stimolo, diventa come una stanza occupata e claustrofobica, come una palude che
ci ingloba sommergendo e rallentando tutto. L’urlo della sofferenza ha il
sapore della pietra dura e, a volte, dà l’impressione di un volo nel vuoto. Ci
si sente come braccati, prede di un destino avverso o condannati da un
torturatore che ha preso di mira proprio noi e agisce da chissà quale luogo e
chissà per quale motivo. La nostra “arma” consiste nella vigile
attenzione verso qualsiasi segno di infelicità, irritazione, impazienza e
nervosismo, tracce che annunciano l’imminente disagio. Solo se guardiamo il
cielo ci accorgiamo dell’arrivo di un temporale e lo scroscio di una pioggia
improvvisa non ci anticipa. Così la sofferenza senza essere avvistata da un’attenta
vigilanza, irrompe insieme a inattese sorprese. Spesso osservo gli alberi di
magnolia dalla finestra del mio ufficio. In aprile gettano i primi fiori. Con
il primo caldo diventano bellissimi, si esprimono vivi e puri in mezzo
all’erba. Questa fioritura è preparata in inverno, cioè è già presente. Questi
tronchi e rami hanno dentro quei fiori che, velocemente, il tempo farà
germogliare nella dolce brezza della primavera. È solo una questione di tempo.
Questa è la resilienza o resistenza, cari giovani, che mi ha insegnato la vita:
l’inverno del dolore, ci parla sempre della primavera della gioia. È soltanto
questione di tempo.

Lo scultore e lo scalpello

Immaginiamo
la nostra vita come se fosse un masso di marmo, da affidare allo scalpello
dello scultore affinché possa ricavare un capolavoro. Sappiamo che l’artista
tormenterà questo blocco, lo modellerà attraverso un susseguirsi di colpi. Sono
solito paragonare la sofferenza allo scalpello nelle mani dell’artista. Ho
chiesto a un amico scultore di descrivermi cosa prova mentre lavora il marmo.
“Ho l’impressione che la materia, pur essendo così dura e resistente, si
adatti sotto la mia azione. Riesco così a forgiarla e a dare vita alle forme
che voglio. Dalla prima forma grezza del blocco, lentamente la figura si
manifesta con più nitidezza, emerge come un’apparizione che proviene da un
mondo indefinito e sommerso. L’informe e indifferenziata massa si plasma e mi
sento come un creatore”. Lo scultore rappresenta per il masso informe la
sofferenza. Se il masso di marmo potesse dire all’artista “fermati, sto
soffrendo, il tuo scalpello mi fa male”, lo farebbe. Lo scultore gli
risponderebbe che è una sofferenza necessaria per diventare un capolavoro.  

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