Dopo 20 anni le mani pulite sono rimaste sporche

Dopo 20 anni le mani pulite sono rimaste sporche

L’opinione di Don Chino
2014-05-15 16:44:39

Nei dibattiti televisivi e negli articoli di fondo dei giornali di queste ultime settimane, ci si sofferma su una virtù ormai in crisi: l’onestà
Nei
dibattiti televisivi e negli articoli di fondo dei giornali di queste ultime
settimane, ci si sofferma su una virtù ormai in crisi: l’onestà. La virtù
dell’onestà suggerisce il rispetto dei propri e altrui beni e  la suddivisione equanime degli stessi.
L’affermazione di chi è inquisito per il denaro maltolto, m’infastidisce.  “Sono sereno, afferma Caio, sono sereno
ribadisce Sempronio!”.  Non capisco se la
serenità derivi dalle sicurezze difensive messe in atto o dalla coscienza
libera da ogni addebito.  Certamente si
deve essere garantisti su tutti, ma anche realisti. La persona disonesta che ha
arraffato a destra e a manca è visibile, tangibile, basta verificare la sua
scalata verso il “monte” dell’avere.  Non
so come mai il termine disonestà per gli appartenenti alla casta dei
privilegiati, (in modi diversi) viene ritenuto improprio e si rischia persino
denunce se si sospetta che qualcuno abbia ricevuto bustarelle, pizzi, tangenti.
Ho sempre presente un principio sacrosanto: “quello che si fa, prima o poi lo
si viene a sapere”, magari non subito, dopo alcuni anni. “Il tempo è
galantuomo”, dice un proverbio popolare. Credo proprio di sì: prima o poi le
“mutande sporche vengono messe in pubblico anche se per molto tempo sono state
nascoste dai pantaloni puliti.  Forse,
vale la pena prevenire la disonestà più che curarla con accanimenti giudiziari
che come bolle di sapone si gonfiano e poi s’afflosciano. Come? Favorire una
mentalità che considera i soldi, i beni, le proprietà funzionali ai bisogni
reali della persona e non come potenziamento della propria immagine. Vale chi
avvalora il suo essere, le sue conoscenze, la sua disponibilità affettiva e non
chi ostenta il suo impero economico. I ragazzi e i giovani hanno bisogno di
modelli, di esempi, di persone normali e non di palloni gonfiati che coprono la
loro vita di banconote, assegni, residence, conti al sicuro nei paradisi fiscali.
Basta con gli scandali che infettano la mente delle nuove generazioni e
preparano la società futura del “niente”. Cristo fa una domanda: “Che giova
all’uomo guadagnare il mondo se poi perde se stesso?”. Una domanda che stona
tra i soloni che in questi giorni osannano le loro mani pulite e ignorano la coscienza
sporca. Prevenire vale di più che curare questo vizietto rappresentato nella
lupa dantesca di cui il poeta ci assicura che” dopo aver mangiato ha più fame
di pria”. La terapia dell’avarizia e della cupidigia è possibile se si                                             fa
crescere le persone in ambienti familiari e sociali in cui vale un saluto, un
sorriso, una carezza, un abbraccio, la condivisione della gioia e del dolore.
In una ambiente in cui si è convinti che il resto sarà dato in più. La casta
dei ladri eccellenti, aumenterà se non ci fermeremo per decidere che tipo di
uomo vogliamo. Ricco, potente, capace di farsi notare, con un’aureola di potere
attorno alla zucca? O un uomo normale che vive e testimonia il valore della sua
piccola vita?  Il filosofo francese Henri
Bergson sostiene che “l’umanità geme, per metà schiacciata sotto il peso dei
progressi che ha fatto”. In verità ha fatto molti “progressi” scientifici e
sociali, ma in questi s’annida una sorta di veleno che butta l’uomo in un
degrado spirituale e morale.  Qualcuno ha
definito l’uomo d’oggi il nuovo Ulisse che non ha alle spalle nessuna Itaca e,
quindi, non sa dove volgere la prua della sua nave per raggiungere la meta. E’
l’uomo smarrito d’oggi che all’esterno ostenta sicurezza e certezza, mentre
interiormente è spaesato, stranito, senza bussola morale. Ogni giorno sui
giornali e telegiornali si documentano delitti, furti, violenze, decadenza di
uno stile di vita dignitoso. E’ tutto perso? Macché!  L’uomo è un piccolo mondo di meraviglie, ha
in sé potenzialità per essere vero, umano, intelligente, affettivo. Sono
pertanto convinto che la stessa libertà che lo fa decadere, lo può far
ascendere verso l’alto: abbruttirsi nell’imbroglio, cupidigia ed egoismo non è
il suo destino. 

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