Terremoto: disastro e solidarietà

Terremoto: disastro e solidarietà

Pensaci Su…
2016-09-01 17:01:48

In questo dolore, ci si riconosce nel gesto di una solidarietà umana e materiale che trascende ogni appartenenza,
In
questo dolore, ci si riconosce nel gesto di una
solidarietà umana e materiale
che trascende ogni appartenenza, concretizzandosi in quelle mani nude, di ogni colore, che scavano
nelle macerie dell’Italia centrale.

Una mano per
alleviare il dolore e donare un po’ di consolazione a chi è stato colpito
dallo sisma. Infatti, già a poche ore dal sisma si è attivata subito una rete
capillare di aiuti per dare una mano concreta a chi è stato colpito dal
terremoto. In primo piano, la donazione del sangue. Immediati gli appelli da
parte del Centro nazionale sangue e delle diverse associazioni di donazione. Ascoltiamo
Fulvio Vicerè, presidente
dell’Avis regionale Lazio.                                                                                               
 

Fulvio ci dica come siete stati
presenti tra tanto dolore.

Come
Associazione regionale, abbiamo allertato tutti i presidenti provinciali a
effettuare una chiamata in emergenza in tutto il territorio regionale e
nazionale. In collaborazione con il Centro regionale sangue, le organizzazioni
sanitarie dei servizi trasfusionali, hanno inviato l’appello a tutti i cittadini
del Lazio secondo precise modalità. I cittadini abitanti nella città di Rieti
potevano rivolgersi all’ospedale di Rieti, al servizio trasfusionale. Gli
associati si sono messi subito in contatto con le associazioni Avis o altre per
le donazioni programmabili. Abbiamo sollecitato la gente a non fare un discorso
di un giorno e basta. La donazione del sangue, in questi tragici eventi è una
necessità che si protrae nel tempo per cui occorre una programmazione nei
giorni da oggi a venire.

Avete chiesto anche la solidarietà
dei volontari ?

La cosa
migliore era fare riferimento alle realtà che coordinano a livello locale e
nazionale la raccolta delle disponibilità. Abbiamo sollecitato la disponibilità
e la necessità di segnalare eventuali competenze specifiche: psicologi,
assistenti sociali e di attendere le istruzioni. Una cosa che abbiamo chiesto è
stata di sostenerci con l’accoglienza nelle famiglie delle persona che hanno
perso tutto. Ci fu una risposta solidale grande. L’altra cosa è stata la
cultura della sensibilizzare: spiegavamo ai bambini come si vivono queste
notizie, come vivere queste cose. Una scuola che servisse loro per la vita.
Infatti spiegavamo loro come ci si comporta, come si riducono i danni, come si
riducono i rischi dei terremoti, ma soprattutto come pensare ai più fragili.
Spiegavamo ai bambini come non avere paura.

E tutti i settori si sono mobilitati
per dare il loro contributo?

 Tra le iniziative promosse, ci sono: quella di
“Un amatriciana per Amatrice”, dove i ristoranti sono stati invitati a mettere
un amatriciana fuori menù e destinare parte dei proventi alla città devastata.  Inoltre, tante le strutture alberghiere
soprattutto in Romagna, che hanno messo a disposizione le loro camere, per
ospitare i terremotati. E a Gioiosa Ionica un gruppo di immigrati ha deciso di
devolvere il loro poket money giornaliero, ai loro fratelli colpiti dal sisma.
Abbiamo assistito a una gara di solidarietà e soprattutto a quel saper
“piangere con chi piangere” e dare speranza attraverso gesti concreti di
ospitalità e di sostegno economico.

Questa
solidarietà che cosa dimostra?

E’ utile ricordare questo gesto
che, nella marea di solidarietà della gente comune, ci parla di un senso di comune empatia che
travalica origini e luoghi fondendosi in un sentire comune: quello umano. L’incontro
poi di solidarietà che viene dai giovani che hanno abbandonato paesi e affetti lontani,
trovandosi oggi fianco a
fianco
a chi ha perso tutto nel terremoto, è motivo di fiducia
in un futuro meno individualista.

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