Ragazzi, Via le maschere

Ragazzi, Via le maschere

Pensaci Su…
2018-03-07 12:08:42

(Dal libro “Tracce di moralità” di don Chino Pezzoli).

Da quando sono state abbattute le barriere architettoniche del timore
reverenziale, del rispetto, dell’autorità, del decoro, del galateo e della
paura della punizione, voi ragazzi e ragazze, vi presentate più spontanei, a briglie
sciolte. Via i tabù, via le maschere. Siamo planati in un mondo giovanile
nuovo, ma sincero? Non ne sono così sicuro. La sincerità è una virtù che trova
assenso nelle affermazioni, nei discorsi, ma poi è disattesa nei rapporti. C’è
chi dice che è difficilmente compatibile con l’amicizia, con l’affetto e chi
sostiene il contrario. La sincerità è una signorina stimata, ma poco amata. A
volte è irritabile, più spesso è irritante. Nell’immaginario sociale, la
sincerità è una virtù puerile, come lo è la bugia, il cui emblema è il naso di
Pinocchio. Se i nasi davvero si allungassero a ogni bugia, lo spettacolo
sarebbe assai gustoso, però non avviene e ciò avvantaggia i rapporti e
l’amicizia stessa. Siamo quindi tutti bugiardi? Verifichiamo, ne vale la pena.

L’insincerità
diffusa

In un mondo in cui l’apparire
conta e l’immagine prevale in ogni rapporto, non è poi così difficile stilare
una diagnosi morale: tra i limiti comportamentali, la falsità capeggia. Questo
modo di relazionarsi è detestabile: guasta le amicizie, rovina i rapporti
rendendoli impossibili, perché basati sull’ipocrisia che soppianta la lealtà la
trasparenza e fa soffrire. La falsità è un mostro con più teste. Si agisce
talvolta per compiacere gli altri per secondi fini, talaltra si dicono cose che
non si pensano per cinico opportunismo, oppure ci si finge amici salvo poi dare
libero sfogo alle critiche rivolte a chi non si lascia condizionare. Sicché si
crede di essere furbi e persino intelligenti, seguendo l’arte del “far buon
viso a cattivo gioco”. Si pensa di dar prova di maturità celando i propri
pensieri, magari si ha persino la pretesa di essere buoni predicando bene, ma
razzolando male. Quando la falsità si insinua nel modo di agire, finisce per
dominare sulle parole impregnate di menzogne. Le critiche fatte alle spalle
divengono sempre più maligne, ci si abbandona ai pettegolezzi e l’invidia fa la
sua comparsa. La cattiveria, inoltre, prende il sopravvento, nonostante si
voglia passare per persone buone e virtuose. Seneca scriveva: “Il cattivo che si finge buono dimostra di
essere pessimo”.

La spontaneità becera

Alcuni affermano di essere diretti, spontanei, quindi sinceri. La persona
spontanea spesso si relaziona con gli altri senza freni inibitori e controlli,
dice o grida tutto quel che le passa per la testa. La spontaneità è immediata,
non tollera la mediazione riflessiva, è diretta, selvatica, primitiva. Non è
una virtù, però, è solo la liberazione di un impulso, è uno sfogo, quasi
un’incontinenza. Spesso produce, in nome della sincerità, gravi danni al
prossimo e ai rapporti umani. Ferisce la sensibilità degli altri, non si cura
dei suoi effetti, danneggia i legami sociali. Chi è sincero dice ciò che pensa,
chi è spontaneo sbotta, riversa all’esterno le sue emozioni.

La sincerità
ha un filtro

Voi, ragazzi e ragazze, giustificate spesso il vostro linguaggio fatto di
battute e di parolacce con la sincerità, ma non è così: siete impulsivi,
aggressivi. Non confondiamo neppure la spontaneità con la libertà espressiva, a
tal punto che tutto ciò che era coperto in passato dall’inibizione, diventa
oggetto di esibizione, escludendo la prudenza che serve da autocontrollo. La
sincerità ha sempre il filtro della ragione che elabora sia le parole sia le
modalità dei comportamenti o dei rapporti.

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