Quella coscienza che non c’è

Quella coscienza che non c’è

In punta di penna
2016-02-25 07:47:51

Non ne possiamo più di ladri arroganti che gridano ai quattro venti di essere onesti, di avere le mani pulite mentre occultano la coscienza sporca
Non ne possiamo più di ladri arroganti che
gridano ai quattro venti di essere onesti, di avere le mani pulite mentre
occultano  la coscienza sporca.  Noi che ogni giorno dobbiamo lottare per
assicurare ai più poveri un piatto, un letto e un tetto, rimaniamo amareggiati
di fronte a soldi  e beni avuti attraverso
raggiri chiamati affari, classificati favori. 
Poi con il maltolto, i novelli ricchi epuloni  (gratta e vinci) possono acquistare ville,
aprire conti bancari ovunque, coprire di diamanti le amanti, essere corteggiati
e vezzeggiati da un codazzo di baciapile 

C’è bisogno di moralità? 
Si va dicendo che c’è bisogno di moralità. Più
che di moralità, nella nostra società, c’è bisogno d’uguaglianza. L’uguaglianza
è un valore che parte dalla coscienza personale e investe quella sociale.  Certo, la coscienza va educata attraverso
alcuni valori che rendono possibile la vita e la qualità della stessa. Quando
viene meno un modo di pensare morale, il costume si corrompe e non può esserci
una convivenza che tende al bene di tutti. 
Ne consegue che la crisi morale va cercata
nella nostra formazione culturale, in quel pensiero debole e confuso che priva
la mente di un codice valoriale che orienta e qualifica le scelte, le azioni,
il bene comune da conseguire. L’uomo del nostro tempo, si chiede: “Che cos’è il
bene e che cos’è il male?”. In questa domanda è presente il desiderio diffuso:
sapere che cosa dobbiamo considerare virtù e che cosa vizio. Tutti vorremmo
trovare un punto sicuro, un ancoraggio, una guida. 
I buoni esempi contano 
E’ giunto il momento di buttare nel cuore
dell’uomo esempi, testimonianze di bontà, di altruismo, di dono, di onestà
soprattutto. Sono valori e vissuti che illuminano la mente e rendono possibile
la moralità personale e sociale, la rettitudine, la convivenza, l’uguaglianza.
La moralità di un popolo risiede nella mente dell’uomo per poi diffondersi,
spandersi. E’ dal di dentro dell’uomo che nasce il male e il bene. E’
sorprendente rilevare come il male della disonesta abbia coinvolto tante
persone insospettabili. Ciò sta a dire che il “virus” della cupidigia penetra
nella mente e mette fuori uso la coscienza, il buon senso, quella onorabilità e
dignità che l’uomo maturo deve portare appresso.

 

“I nostri giorni non sono meno immorali del
passato. Ma sono segnati da una malattia peggiore: l’indifferenza. E c’è
l’arroganza di ostentare l’assenza di valori etici” (cardinale Ravasio). In altre parole, si ruba e si è orgogliosi
della propria disonestà e ladroneria.  Mi
piace ricordare una affermazione di Enzo Biagi: “La democrazia italiana è una malata grave, è nelle mani di medici che
non hanno dato tutti gli esami. Escludo di certo quello di coscienza”.
Includete tra questi medici chi volete, c’è solo l’imbarazzo della scelta…

 

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