QUEL PICCOLO MONDO DI IERI : Lo stagnino

QUEL PICCOLO MONDO DI IERI : Lo stagnino

L’opinione di Don Chino
2018-11-14 17:18:51

“I ricordi che ci riportano nel passato hanno qualcosa
da suggerirci, da insegnarci. Conservano esperienze, desideri raggiunti, ideali
che solo il futuro ha potuto accertare. Nel mio piccolo mondo di ieri, povero
di cose e ricco d’umano, ho conosciuto persone, vissuto fatti che hanno
lasciato in me il desiderio di correre verso il futuro con in mano la fiaccola
accesa.”
Don Chino
Pezzoli

Il magnano

Attualmente viviamo in una società in
cui rapidità e velocità la fanno da padrona, dove regna la filosofia dell’usa
e getta
, dove ciò che è usurato non viene riparato ma prontamente
sostituito. Un tempo non era così, si cercava di ridurre al minimo gli sprechi
e risparmiare fino all’ultimo centesimo, infatti ciò che era rotto andava
necessariamente aggiusto. Proprio per questo esistevano tante figure apposite
capaci di donar nuova vita agli oggetti deteriorati. Tra queste ricordiamo il mestiere dello stagnino o magnano, ma
chi era costui?

Probabilmente i nostri nonni
ricorderanno bene l’inconfondibile richiamo – “’O stagnino, ‘o stagnino!”-
di questo particolare artigiano
che si aggirava con il suo inseparabile carretto tra le vie e le strade dei
paesi e delle piccole città, pronto ad assolvere ai bisogni delle famiglie.

Il compito dello stagnino era quello di riparare utensili, pentole ed altri oggetti
di rame
che, con il passar del tempo, s’erano ossidati, ovvero quelli
che riportavano, in superficie, una patina colorata chiamata “verderame”.
L’abile artigiano per eliminarla utilizzava lo stagno, il quale, essendo un elemento neutro, non rilasciava
sostanze nocive ne alterava i sapori degli alimenti.

L’attrezzatura dello stagnino era sempre
la stessa: una forgia, alcune pinze di diversa dimensione per afferrare le
ciotole contenenti lo stagno fuso o per manipolare i pezzi arroventati sul
fuoco, delle cesoie, alcuni punteruoli, martello, tenaglie, forbici e incudine.

Per effettuare una corretta stagnatura,
l’artigiano doveva seguire un procedimento lungo e minuzioso che,
inevitabilmente, richiedeva molta pazienza ed attenzione. Gli oggetti
solitamente erano consegnati dalle donne in mattinata e riconsegnati alle
stesse dall’abile saldatore in serata.

Lo stagnino, nei tempi in cui l’acqua
potabile non era ancora arrivata nelle case, era impegnato nella realizzazione
delle grondaie che portavano
l’acqua piovana alle cisterne. Invece coloro i quali non erano itineranti ma
possedevano una bottega, erano soliti, oltre che riparare oggetti d’uso
domestico, creare strumenti utili in casa, come caffettiere, imbuti, secchi e
contenitori vari.

A causa del progresso tecnologico,
questo mestiere è scomparso lentamente, sostituito da macchinari sempre più
rapidi per la riparazione o addirittura da nuovi, nuovissimi oggetti pronti per
essere usati e buttati al minimo segno di cedimento.

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