PASQUA NELL’ANNO DELLA MISERICORDIA

PASQUA NELL’ANNO DELLA MISERICORDIA

Pensaci Su…
2016-03-23 20:26:08

Il perdono è una capacità interiore da formare, una forza dell’anima da esercitare liberamente, gratuitamente, responsabilmente, un sentimento da maturare nella discrezione e umiltà, un dono di Dio.
Il perdono è una capacità interiore da formare, una
forza dell’anima da esercitare liberamente, gratuitamente, responsabilmente, un
sentimento da maturare nella discrezione e umiltà, un dono di Dio.

 

  

Il perdono è un gesto gratuito, non dipende dalla
richiesta dell’altro e neppure dal suo pentimento. Il perdono dato perché
chiesto o in seguito al pentimento, perde il suo valore; significa mettere
l’altro in ginocchio perché riconosca i suoi errori e pesi su di lui il
giudizio, la colpa.  Il perdono, infatti, è più uno stile di vita che un atto
legato alla trasgressione; è un modo di porsi di fronte all’altro, alle sue
debolezze e incapacità, che non si manifesta solo in seguito alla caduta, ma
nella bontà e comprensione che precedono e prevengono la stessa caduta.

  


Un gesto
gratuito

  

La persona
che sa perdonare non dimentica mai il perdono ricevuto e che dovrà ricevere. Il gesto è gratuito perché parte dalla consapevolezza di essere stati
beneficiati prima ancora di beneficiare. La misura della gratuità del perdono
sta proprio nella sincerità che promuove volontà di accoglienza e di comunione,
di desiderio di non fermarci a ciò che è avvenuto per costruire qualcosa di
nuovo. In particolare, il perdono è
gratuito se nasce dalla convinzione che il rapporto con l’altro è importante e
vale la pena di andare oltre l’affronto,
oltre l’offesa per non comprometterlo.      

Il perdono è un sentimento adulto.

  
Troviamo
difficoltà a caricarci i nostri errori, figuriamoci quelli degli altri. Tentiamo, come abbiamo visto, di scaricare sugli altri i nostri pesi, le
nostre colpe. Questo atteggiamento
quasi necessario e di legittima difesa rivela tratti di infantilismo e ostacola
l’evolversi del sentimento del perdono. Il male, l’errore, fanno parte della
vita, convivono con noi come il grano e la zizzania. Solo chi è maturo
non sciupa le sue energie per tentare di allontanare inutilmente da sé qualcosa
che fa parte della sua vita e che deve semmai imparare a integrare, ad
elaborare perché tutto abbia un senso.

  

Quel male esorcizzato

 

 

Il male troppo esorcizzato compromette il
nostro equilibrio e scatena in noi difese, vendette, rivalità. Quanto
più focalizziamo il male, ne parliamo, lo personalizziamo, tanto più assume un
potere destabilizzante dell’equilibrio. 
Il male troppo enfatizzato tende a coprire la nostra mente e a toglierle
possibili forze reattive. Il sentimento del perdono non può spezzare tale
condizione, priva di apertura, di speranza. Ecco in cosa consiste la formazione in noi di uno stato adulto che
facilita il perdono: lasciare che il male cresca accanto al bene nella
consapevolezza di una saggia distinzione (cfr. la parabola evangelica del grano e la zizzania).

  

Lo stile di Dio

  

Solo così diventiamo capaci di crescere insieme nella
gara del perdono, senza fughe né rifiuti, senza alcun monopolio della verità,
né presunzione di superiorità, senza danneggiare il tempo della mietitura del
buon grano (come dice la parabola) o peggio identificarci con esso. Dio in
questo gesto di amore fa la sua parte, anzi la parte più importante. Basta
ricordare come Cristo si è comportato con l’adultera, la samaritana, con il
ladro sulla croce. Alla domanda del discepolo quante volte si deve perdonare il
fratello che sbaglia: “Sette volte basta?”.  “No, settanta volte sette”, rispose Cristo. Dalla Croce Cristo grida all’uomo del nostro tempo la
misericordia, il perdono per un mondo di pace.

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