Madre suicida davanti ai quattro figli

Madre suicida davanti ai quattro figli

L’opinione di Don Chino
2014-07-04 18:31:06

L’attrice Gioia Zanotti di 47 anni, martedì 3 luglio si è tolta la vita. Era sposata e madre di quattro figli. Prima del gesto estremo ha mandato un sms premonitore ad un amico di famiglia: “Abbi cura tu dei miei figli”.
L’attrice Gioia Zanotti di 47
anni, martedì 3 luglio si è tolta la vita. Era sposata e madre di quattro
figli. Prima del gesto estremo ha mandato un sms premonitore ad un amico di
famiglia: “Abbi cura tu dei miei figli”. Quindi è salita sul terrazzo
condominiale e si è gettata nel vuoto, morendo sul colpo a causa del violentissimo
schianto sull’asfalto. Il cadavere è rimasto sull’asfalto per otto ore, sotto
il sole, coperto da un lenzuolo che malamente nascondeva una grossa pozzanghera
di sangue sotto gli occhi dei condomini e dei bambini.  

  

I suicidi, ci sono sempre stati, quelli di questi ultimi tempi, ci
fanno riflettere. Il rumore e la frenesia del fare dell’apparire sono come una
droga che appaga l’istinto, una dipendenza incontrollabile. Con facilità ci si
isola dal proprio “centro interiore” per essere attratti da mille messaggi
esterni. La mente, invece, ha bisogno di quiete di sentirsi viva, pensante e di
trovare se stessa, d’esprimere le sue potenzialità umane e spirituali. La
nostra storia è intessuta d’esperienze, di vissuti gioiosi e dolorosi che
richiedono una costante concentrazione interiore per coglierne il significato.
Tutto ciò che la mente trattiene è motivo di desideri. Alcune persone restano
lontani dal proprio “centro interiore”.

  

Mi ricordano un’affermazione dello scrittore francese Gustave Flaubert:
”Mi sento vecchio, usato, nauseato di tutto. Gli altri mi annoiano come me
stesso. Ciononostante lavoro, ma senza entusiasmo e come si fa un compito. Non
attendo altro dalla vita che una sequenza di fogli di carta da scarabocchiare
in nero. Mi sembra d’intraprendere una solitudine senza fine, per andare non so
dove. Sono io stesso a essere, di volta in volta, il deserto, il viaggiatore e
il cammello”. È una sorta di nausea, di vuoto, di scoraggiamento; una
sensazione che aleggia in molte persone adulte demotivate che vivono fuori da
se stesse, scollegate con il proprio sé. Non hanno desideri, ma solo emozioni,
istintività. La mancanza di desideri è presente nelle persone incapaci di
valorizzare sia il successo che l’insuccesso. Vivono sempre in funzione di
qualcosa…

  

La dipendenza a qualcosa determina un blocco mentale. Pietro Citati, in
un suo articolo, definisce quest’abulia come un “gas inavvertito” che avvelena
l’anima. E’ necessario quindi agire con forza quando avvertiamo i primi sintomi
di questo malore che, purtroppo, non risparmia nessuno. L’attaccamento alla
propria vita e il desiderio di abbellirla di nuove esperienze è all’origine
delle scelte importanti, della lotta condotta con tenacia soprattutto nei
momenti in cui l’angoscia e la disperazione ci raggiungono dilaniando tutti i
desideri. La passione più tenace riguarda certamente la propria vita, il
desiderio di vivere nonostante le prove, i lutti, le perdite affettive,
economiche.

 

 

Con il suicidio si uccide ogni
speranza in sé e nei propri cari. E’ la società dei consumi e dello spread che
ha accentuato la dipendenza all’apparenza, al successo, all’avere a scapito del
desiderio del vivere.  Il rischio sta in
noi, nella nostra zucca che vive per le esteriorità, vuole le cose, i soldi a
scapito del desiderio più vero, quello di esserci, di esprimere le nostre
facoltà interiori: la capacità di pensare, volere, credere, amare. “Il resto vi
sarà dato in più”, si legge nel vangelo.

 

 

Noi adulti spesso crediamo di
poter trasmettere alle nuove generazioni un copione della propria vita
dipendente dall’avere, dal fare, dal successo. Non serve travasare nella testa
dei giovani modelli di vita, buttare nelle loro teste la droga del possedere
tutto e subito. Guai se i nostri giovani ricevono da noi questi “rami secchi”
che non potranno mai rinverdirli. Finiranno per non apprezzare il dono della
vita. Questo carosello di suicidi ci lascia sgomenti, ma non basta se non
individuiamo le cause che vanno cercate in noi che ci siamo ridotti ad essere
adoratori di idoli.

  

Elegante e sorridente come sempre, nessuna sbavatura o segnale di
tensione. Gioia la ricordano così i vicini, quella “bella signora”
che amava esibirsi al teatro, dalla famiglia apparentemente perfetta e che mai
avrebbe potuto immaginare che potesse decidere di farla finita in quel modo
così orribile. E’ impensabile che una mamma di quattro figli si butti nel
vuoto. Tutti ci chiediamo se figli non contano? Quando una persona non sente
più il valore, la grandezza della sua vita, il resto non conta. Ho detto al
buon Dio: accogli questa mamma tra le tue braccia, tu sai quanto siamo fragili!

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