L’altruismo c’è

L’altruismo c’è

Pensaci Su…
2018-09-20 09:07:16

Tratto dall’ultimo libro di Don Chino ” Tracce di moralita’ ”

L’altruismo c’è 

L’altruismo è l’opposto
dell’egoismo. L’altruista fa qualcosa per gli altri senza avere aspettative di
ricompensa. Facciamoci alcune domande su questa qualità morale. Cosa induce le
persone a impegnarsi, a volte anche economicamente e fisicamente, per aiutare
altre persone? Che cosa spinge la gente a donare il proprio tempo, le energie e
il denaro per migliorare le condizioni degli altri, anche quando sa di non
poter ricevere nulla di tangibile in cambio? Il sentimento altruistico comporta
interesse, preoccupazione e dedizione agli altri senza alcun calcolo. Si tratta
di dare tempo, ascolto, sostegno semplicemente per il desiderio di aiutare. Non
ci deve essere alcun obbligo, dovere o motivo religioso. Non aiutiamo gli altri
per sentirci buoni, credenti, filantropi, ma solo perché un mondo solidale è
vivibile. Una civiltà individualista non fa crescere nessuno. La fiammella
dell’altruismo, cari giovani, rimanga sempre accesa per dissipare le tenebre
dell’egoismo, della violenza, delle divisioni e vivere più sicuri e meglio.

Altruismo e quotidianità

La vita quotidiana è piena di
piccoli atti altruistici: il ragazzo al supermercato che tiene gentilmente la
porta aperta a qualcuno carico di borse; la ragazza che cede il posto ai più
anziani; le persone che danno attenzione e sostegno ai poveri e senzatetto. Le
notizie dei giornali o dei telegiornali spesso si concentrano sui casi
eclatanti: l’uomo che si tuffa in un fiume ghiacciato per salvare uno
sconosciuto dall’annegamento, il personaggio misterioso che dona centinaia di
migliaia di euro a un ente di beneficenza. I piccoli gesti di altruismo passano
inosservati, anche se sono molti e utili nella convivenza.
  Tutti conosciamo il significato
dell’altruismo, ma gli psicologi vogliono saperne di più e hanno cercato di
capire per che motivo esso si verifica. Cosa ispira questi atti di generosità?
Che cosa motiva le persone a rischiare la propria vita per salvare un perfetto
sconosciuto? L’altruismo è un aspetto di ciò che gli psicologi chiamano “
comportamento pro-sociale”. Questa
espressione si riferisce a qualsiasi azione che avvantaggi altre persone, senza
che l’esecutore dell’azione abbia alcun beneficio nel metterla in atto.

Perché si è altruisti?

La psicologia suggerisce
diverse spiegazioni sul perché esista l’altruismo. Prima di tutto per motivi
genetici: siamo più altruisti nei confronti dei nostri consanguinei, poiché
condividiamo gli stessi geni, i rapporti stretti e sviluppiamo verso di loro
affetto. Ne consegue che siamo più propensi all’altruismo nei confronti di
parenti piuttosto che di altre persone. Vengono poi i motivi neurologici:
l’altruismo attiva i centri della ricompensa nel cervello. I neurobiologi hanno
scoperto che quando si è impegnati in un atto altruistico, i centri del piacere
del cervello diventano attivi. Ci sono poi motivi cognitivi. L’altruismo si
aziona senza necessità che il donatore si aspetti alcuna ricompensa. Si tratta
di una spinta interiore naturale, che vuole il bene dell’altro, colto come
prolungamento del proprio sé. A volte dietro un atto di altruismo si nasconde
un insieme di incentivi cognitivi che non sono ancora del tutto evidenti. Ad
esempio, potremmo aiutare gli altri ad alleviare le loro sofferenze, perché
essere gentili con gli altri promuove la visione che abbiamo di noi stessi. Se
siamo altruisti ci sentiamo bene, siamo contenti. Siamo esseri socievoli? Pare
di sì.

Una spinta
motivazionale

C’è una parte emotiva di noi stessi che ci
coinvolge e spinge verso gli altri, specie nei momenti in cui ci troviamo in
difficoltà. C’è in noi un “sentire emotivo” che ci muove verso gli altri e che
non si avvale inizialmente di motivazioni coscienti. Sta in questa spinta
emotiva, istintiva, il nostro essere socievoli. Certamente non basta: un
atteggiamento altruistico deve nascere da una profonda motivazione interiore,
cioè anche da un “sentire intellettivo” che ci porta moralmente ad aiutare gli
altri. Si parla di coscienza, di questa “voce della ragione” che vuole il bene
dell’altro. Secondo il parere di molti psicologi, le forme di altruismo
puramente disinteressato sono poche. La persona, infatti, attraverso la sua
azione di generosità, godrebbe dei risultati che il suo gesto ottiene. In parte
è vero; del resto anche il genitore che educa il figlio gode per i risultati
conseguiti. Nessuno, cari giovani, può essere esente da una certa gioia per il
bene fatto. Possiamo forse negarci la gioia del bene?



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