LA SOBRIETA’ : La morale dei limiti

LA SOBRIETA’ : La morale dei limiti

Pensaci Su…
2018-08-15 09:07:01

Tratto dall’ultimo libro di Don Chino ” Tracce di moralita’ ”

La morale dei
limiti

La nostra
società non comprende più la morale del “limite”, ossia che non si può avere
tutto: cose, posizione sociale, potere, carriera, divertimento. Ciò dipende da
diverse ragioni. Una prima di tutte, che la vita è come una sorgente, non
sempre è ricca di acqua, conosce momenti di siccità. Purtroppo accade anche
nella vita, prodiga e avara allo stesso tempo. Occorre quindi prepararci anche
ai momenti di povertà. La formazione alla ristrettezza nei piccoli e nei grandi
è venuta meno, ci sono invece lo spreco, l’attaccamento al lusso, la dipendenza
all’avere. A voi ragazzi e ragazze, per esempio, tutto è dovuto, pretendete
sempre di più, certi che vi sarà concesso. Le affermazioni più comuni presenti
nelle nostre famiglie verso i figli sono: “Fa quello che ti senti; mangia
quello che ti piace; divertiti tanto; voglio che non ti manchi niente”.
L’etica della sobrietà, cari giovani, vi chiede di scegliere tra beni necessari
e superflui. I grandi maestri della povertà, sono i veri allenatori della
partita della vita. 

Il senso del limite 

Il valore del
limite fa parte della saggezza umana. Se non siamo capaci, ragazzi e ragazze,
di ammettere il valore del “limite” è impossibile capire e apprezzare in
particolare la sobrietà. Il limite in tutte le cose è paragonabile alla siepe
leopardiana del colle che esclude l’orizzonte, ma apre gli “interminati spazi al di là da quella”. La siepe (il limite) per il
poeta sembra che trattenga lo sguardo sulla vita, sul presente, ma invece lo
apre a spazi infiniti. Non si parla più di limiti, di siepi, di rinunce, ciò
che si ha non basta mai. Poi ci lamentiamo per le conseguenze: la distruzione
dell’ambiente, gli stili di vita dei nuovi ricchi e potenti, le tragedie
famigliari e le infinite infelicità troppo spesso causate da uomini e donne non
più educati al dominio di sé e al controllo delle proprie passioni. Il senso
del limite è stato un grande valore delle generazioni passate. Esso ha
orientato il consumo e soprattutto ha generato quel risparmio che ha consentito
lo sviluppo economico del secondo dopoguerra. Allora si educavano i figli al
buon uso dei beni e alla ricchezza interiore, che faceva dire ai genitori: i
nostri figli crescono “in età, in
sapienza e grazia presso Dio e gli uomini”.
Un bel pensiero.
 

Astinenza benefica 

Cari giovani,
forse vi sarà difficile comprendere che la virtù della sobrietà vi porta a
risparmiare una parte dei beni per elargirli ai più poveri che mancano del
necessario. È importante, inoltre, allenarvi a risparmiare oggi ciò che vi
potrà servire domani. Il futuro è sempre incerto e la prudenza suggerisce di
tutelarlo con una vita sobria. Un’astinenza benefica, dunque. La stessa teoria
economica utilizza la parola “astinenza” per giustificare il
risparmio. La parola “astinenza” va applicata anche nei campi del piacere, del
divertimento, del potere, a quel modo di vivere disordinato senza freni. Non
vive intensamente chi più ha, ma chi più è. Uno slogan da scrivere a caratteri cubitali nella nostra mente. Qui
tornano utili le parole di Gesù:
La vita vale più del cibo e il corpo più del vestito.
Guardate i corvi: non seminano e non mietono, non hanno ripostiglio né granaio
e Dio li nutre. Quanto più degli uccelli voi valete!”.
È una provocazione, necessaria
per liberare la mente e il cuore dal tarlo dell’avere.

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