La pietra preziosa

La pietra preziosa

Pensaci Su…
2017-07-12 08:53:55

La leggenda si sofferma sull’atteggiamento dell’uomo che osservò meravigliato

“Il
saggio era giunto in prossimità  del
villaggio e si stava sistemando sotto un albero per la notte, quando un
abitante del villaggio arrivò correndo da lui e disse: «La pietra! La pietra!
Dammi la pietra preziosa!». «Che pietra?», chiese il saggio. «La notte scorsa
il Signore mi è apparso in sogno – disse l’abitante del villaggio -, e mi ha
detto che se fossi venuto alla periferia del villaggio al crepuscolo avrei
trovato un saggio che mi avrebbe dato una pietra preziosa che mi avrebbe reso
ricco per sempre». Il saggio rovistò nel suo sacco e tirò fuori una pietra.
«Probabilmente intendeva questa – disse porgendo la pietra all’uomo – l’ho
trovata su un sentiero nella foresta qualche giorno fa. Puoi tenerla
senz’altro!”. (A. De Mello, Il canto degli Uccelli)

La leggenda si sofferma
sull’atteggiamento dell’uomo che osservò meravigliato la pietra. Era un
diamante, probabilmente il più grosso del mondo perché era grande quanto la
testa di un uomo. Prese il diamante e se ne andò. Tutta la notte si rigirò nel
letto, senza poter dormire. Allo spuntare dell’alba, andò dal saggio, lo
svegliò, restituì la pietra e gli chiese: “Dammi la ricchezza che ti permette
di dar via così facilmente questo diamante”. L’uomo aveva compreso che
nell’anima del saggio c’era un valore inestimabile.

Non so se durante i
miei lunghi anni ho cercato anch’io come l’abitante del villaggio la “pietra
preziosa”. Sono tanti i desideri avuti per avere qualcosa che ritenevo
importante. In questo “qualcosa” ci metto la casa, il lavoro, i soldi, la
riuscita di un progetto e anche quei tanti risultati sociali che mi
gratificavano. Le mie “pietre preziose” chieste e comperate sono tante. Alcune
le ho tenute per breve tempo, altre ci sono ancora dopo alcuni anni. Sono certo
però che ho dovuto vigilare e lottare per non assolutizzare ora l’una ora
l’atra “pietra” a scapito di me stesso, delle mie esigenze profonde. Il
racconto comunque c’insegna che il distacco dai beni materiali serve per non
trastullarci nei tanti beni materiali ritenuti importanti.

Sì, la vita propone tanti “beni” in tempi diversi e noi ci lasciamo affascinare
a tal punto che diventano priorità, senso, dipendenza irrinunciabile. Basta
pensare ai soldi come occupano il nostro tempo e sono motivo di ansie, di
tensioni, di paure. Così pure i beni importanti che acquistiamo dopo periodi di
sacrifici e rinunce. L’abitante del villaggio sogna di poter avere dal saggio
la “pietra preziosa”: “Arrivò correndo da lui e disse: la pietra! la pietra!
Dammi la pietra preziosa!”. Noi non ci serve sognare un bene importante, la
pubblicità martellante ci spinge verso l’acquisto. Non abbiamo l’opportunità di
farci delle domande, di suscitare in noi crisi morali, esistenziali, viviamo
con i nostri idoli ci identifichiamo in essi.                                            

Intuiamo,
di tanto in tanto, che la vera ricchezza umana risiede nella capacità d’intuire
le richieste profonde della mente, del cuore; nel desiderio di dare alla nostra
vita serenità, gioia attraverso il silenzio, la contemplazione di quelle verità
che rivelano il senso. Sono questi momenti che s’impongono all’improvviso
specie quando avvertiamo le nostre debolezze e la caducità dell’esistenza che
ci priva della salute o di qualche famigliare. In questi attimi fuggenti si
presenta allo specchio il nostro colosso dai piedi d’argilla.  (Dal mio libro: Almeno la Fiducia).    

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